I moralizzatori della domenica
25 agosto 2014
C’è da dire che alla domenica, tra gli editoriali di Eugenio Scalfari su Repubblica e i sermoni moralizzatori di Aldo Grasso sul Corriere della Sera, l’editoria italiana dá il peggio di sè. Con una differenza. Da un lato Scalfari appare sì anacronistico, pretestuoso ed unilaterale, ma scrive sul quotidiano che ha fondato e portato al successo, dunque ne ha pienamente diritto; dall’altro ad Aldo Grasso viene concessa la possibilità di una rubrica settimanale in prima pagina sul Corsera per pontificare su una materia di cui è, mediocre, portavoce: il nulla.
Straparla, anzi strascrive, su aspetti più o meno seri dell’attualità, con argomentazioni che non reggono e dalle quali traspare come minimo comun denominatore la mera distruzione (bontà sua) mediatica del personaggio preso di mira.
Insomma un Grillo ante litteram. Ce la prendiamo (giustamente) tanto con il politico genovese per i suoi post di proscrizione che beccano con cadenza periodica i giornalisti, ma ignoriamo che l’antesignano di questa prassi è proprio il professor Grasso. Non c’è vizio italico che tenga: dalle telecronache di Caressa al topless della Giannini. Tutto finisce sotto la sua censura pubblica.
Leggetelo Grasso, se vi capita. E fate questo esercizio estivo sotto l’ombrellone (nelle residue domeniche al mare che ancora potete godervi): leggete i suoi pezzi tre volte di fila. La prima, velocemente, per capire di cosa parla. La seconda, sempre velocemente, per focalizzare le incongruenze concettuali e argomentative. La terza, altrettanto velocemente, per rendervi conto senza tema di smentita che quello spazio in prima il quotidiano di via Solferino farebbe meglio a dedicarlo alla promozione di iniziati benefiche, tanto per dirne una.
Il vero paradosso non è quello che Grasso ci segnala nei suoi articoli. Il vero paradosso è che qualcuno abbia acconsentito a dargli cotanto spazio e cotanta visibilità.
Ma, d’altra parte, la crisi di vendite del Corsera è dovuta, oltre che strutturalmente all’avvento del web che ha influito su tutta la stampa cartacea, ad una serie di scelte editoriali molto discutibili che hanno finito con il minare l’autorevolezza di quello che un tempo era tra i punti di riferimento indiscussi dell’informazione nazionale.
Stiamo parlando di un quotidiano che negli ultimi tempi si è più occupato di sopravvivere ai nuovi assetti del potere che di fornire notizie ed analisi di qualità.
Lasciando sempre più spazio a rubriche prive di senso e significato.
Tutto grasso che cola, per il nostro Aldo…
Tiberio Brunetti
www.tiblog.it
Straparla, anzi strascrive, su aspetti più o meno seri dell’attualità, con argomentazioni che non reggono e dalle quali traspare come minimo comun denominatore la mera distruzione (bontà sua) mediatica del personaggio preso di mira.
Insomma un Grillo ante litteram. Ce la prendiamo (giustamente) tanto con il politico genovese per i suoi post di proscrizione che beccano con cadenza periodica i giornalisti, ma ignoriamo che l’antesignano di questa prassi è proprio il professor Grasso. Non c’è vizio italico che tenga: dalle telecronache di Caressa al topless della Giannini. Tutto finisce sotto la sua censura pubblica.
Leggetelo Grasso, se vi capita. E fate questo esercizio estivo sotto l’ombrellone (nelle residue domeniche al mare che ancora potete godervi): leggete i suoi pezzi tre volte di fila. La prima, velocemente, per capire di cosa parla. La seconda, sempre velocemente, per focalizzare le incongruenze concettuali e argomentative. La terza, altrettanto velocemente, per rendervi conto senza tema di smentita che quello spazio in prima il quotidiano di via Solferino farebbe meglio a dedicarlo alla promozione di iniziati benefiche, tanto per dirne una.
Il vero paradosso non è quello che Grasso ci segnala nei suoi articoli. Il vero paradosso è che qualcuno abbia acconsentito a dargli cotanto spazio e cotanta visibilità.
Ma, d’altra parte, la crisi di vendite del Corsera è dovuta, oltre che strutturalmente all’avvento del web che ha influito su tutta la stampa cartacea, ad una serie di scelte editoriali molto discutibili che hanno finito con il minare l’autorevolezza di quello che un tempo era tra i punti di riferimento indiscussi dell’informazione nazionale.
Stiamo parlando di un quotidiano che negli ultimi tempi si è più occupato di sopravvivere ai nuovi assetti del potere che di fornire notizie ed analisi di qualità.
Lasciando sempre più spazio a rubriche prive di senso e significato.
Tutto grasso che cola, per il nostro Aldo…
Tiberio Brunetti
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