lunedì 10 marzo 2014

Questo é uno dei nostri più grandi problemi.

Lavoro, laureati e disoccupati:
un diplomato su quattro è a casa

Dall’inizio della crisi raddoppia il tasso di disoccupazione tra i neolaureati.
Solo il 30% dei 19enni si iscrive a un corso universitario. I dati AlmaLaurea
Da inizio crisi raddoppia il tasso di disoccupazione: l’indagine AlmaLaurea su 450mila ragazzi usciti dalle università

Lavorano e guadagnano poco i neolaureati italiani. E sono in pochi quelli finite le superiori si iscrivono alle Università. Sembra logico e invece non lo è, perché per i giovani senza un titolo di studio di terzo livello le cose, nel cercare lavoro, vanno ancora peggio e molto. Se servissero altri elementi per dimostrare come quello dell’occupazione giovanile sia il tema dei temi nel Paese, questi arrivano dal XVI rapporto di Almalaurea, consorzio interuniversitario che riunisce 64 atenei italiani, che ha raccolto i dati di 450mila studenti. 

IN CALO LE MATRICOLE  
Solo il 30% dei diciannovenni si è iscritto a un programma di studi di livello universitario. Un dato che allontana in maniera incolmabile l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea per il 2020, ovvero il raggiungimento del 40% di laureati nella popolazione tra i 30 e i 34 anni. Ad oggi, tra i 25 e i 34 anni ha infatti un titolo di istruzione di terzo livello solo il 21% degli italiani. In Giappone sono il 59%, nel Regno Unito il 47%, e in Francia e Usa il 43%. L’Italia è ben al di sotto della media Ocse (39%) e di quella dell’Ue a 21 (36%). 

DOTTORI MA DISOCCUPATI O MAL PAGATI  
Eppure, anche se meno che all’estero, la laurea garantisce vantaggi nel trovare lavoro: perché tra i giovani laureati il tasso di disoccupazione cresce sì (dal 2007 è passato dal 10 al 16%), ma meno rispetto a diplomati (dal 13% al 28%) e a chi si ferma alla licenza media (dal 22% al 45%). 
E le cose, per i laureati, potrebbero migliorare, se crescerà la quota di manager con titolo di studio di terzo livello, ferma in Italia a meno della metà della media europea: il 24% contro il 53%. Un manager laureato, infatti, tende ad assumere più laureati e questo potrebbe innescare un circolo virtuoso. Intanto, però, i dati sono impietosi: il tasso di disoccupazione ad un anno dalla laurea è infatti cresciuto di dodici punti in quattro anni per le magistrali e di quindici punti per lauree di primo livello e magistrali a ciclo unico. I neo laureati disoccupati sono il 26,5% di chi ha terminato la triennale, il 22,9% di quelli con laurea specialistica e il 24,4% di chi ha una laurea magistrale a ciclo unico. 

POCA STABILITA’ LAVORATIVA  
Nel 2007, primo dato disponibile, i livelli erano profondamente diversi con tassi di disoccupazione della metà e oltre. Ma anche nel 2008, primo anno di crescita costante di questo dato, i senza lavoro si fermavano al 15,1% per i laureati di primo livello e al 16,2% del secondo. Si lavora in meno e si guadagna anche meno: rispetto al 2008, le retribuzioni reali sono infatti calate del 20% circa, passando da oltre 1200 euro a circa 1000. 
Le cose tendono a migliorare con il passare degli anni - segno di un mercato del lavoro con tempi lunghi di inserimento e valorizzazione del capitale umano. A cinque anni, il tasso di disoccupazione è infatti inferiore al 10% (8% per i laureati di primo livello, 8,5% per i magistrali e 5% per quelli a ciclo unico) nonostante un aumento di due punti per le triennali e di 3 per le magistrali. E anche sul fronte del guadagno mensile - nonostante una costante diminuzione - i livelli sono più alti, intorno ai 1300 euro. 

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