Matteo Renzi: “Sciopero se taglio le tasse? Prima volta nella storia”
Pubblicato il 11 marzo 2014 11.24 | Ultimo aggiornamento: 11 marzo 2014 11.29
di redazione Blitz
ROMA – “Non si è mai sentito uno sciopero contro un governo che vuole tagliare le tasse“. CosìMatteo Renzi si dice stupito dopo gli ultimi attacchi da parte della leader Cgil, Susanna Camusso.“Credo sia la prima volta nella storia”, osserva il premier che resta determinato e non vuole ostacoli davanti a sé: “Il taglio delle tasse per 10 miliardi ci sarà e andrà tutto alle famiglie”. Né si lascia frenare sui tempi: “Sarà mercoledì, mi ci gioco la faccia”.
Nonostante le opinioni in senso contrario anche dal Tesoro, Renzi partirà dai tagli Irpef e non Irap:
“So che le imprese ci rimarranno male, ma ho detto al capo degli industriali Squinzi che il modo migliore per aiutare le imprese in questo momento è snellire la burocrazia e cambiare il rapporto con il Fisco”.
E ha deciso di concentrare il bonus sui lavoratori dipendenti. Per questo non comprende gli ostacoli posti dai sindacati che premono appunto per interventi in favore dei lavoratori. Camusso, chiede risorse per il mondo del lavoro, anche sul capitolo degliammortizzatori sociali, minacciando proteste. Ma Renzi liquida la presa di posizione come mero attacco politico.
Se le scelte saranno concentrate sui redditi fino a 15.000 euro il bonus mensile potrebbe arrivare anche a 200 euro, se si sale anche di poco (a 20.000 euro) l’importo si dimezzerebbe. In ogni caso scelte non sono ancora state fatte e sul tavolo ci sarebbero ancora anche la possibile riduzione dei contributi sociali, che impattano sulle buste paga ma anche sui costi dei datori di lavoro.
Alessandro Barbera sul quotidiano la Stampa, annota:
A Berlusconi non è mai riuscito, l’unico che ci si avvicinò, in condizioni diverse, fu Prodi nel 2007. Allora il taglio del costo del lavoro – circa sette miliardi – andò quasi tutto alle imprese, ma non c’erano né il pareggio di bilancio né il Fiscal compact. Il problema che fra oggi e domani Renzi deve risolvere è sempre lo stesso: come garantire che un taglio così impegnativo delle tasse non stravolga gli obiettivi di deficit che il governo italiano ha preso con l’Europa.
Certo è che mercoledì sarà il giorno delle scelte politiche. Il primo nodo da sciogliere è quello delle coperture.”Non utilizzeremo i fondi Ue per il cuneo fiscale”, ha detto il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio in una nota ufficiale. Per questo capitolo nel 2014 basterebbero 7-8 miliardi, cinque dei quali dalla spending review. Nel paniere delle risorse rimangono anche l’intervento sulle rendite finanziarie, i minori esborsi per gli interessi dovuto al calo dei rendimenti sui titoli di Stato e il rimpatrio dei capitali, per il quale è previsto il varo di un ddl da approvare velocemente con le modifiche che spianerebbero alcuni nodi tecnici emersi nel confronto con la Svizzera.
Ma c’è pure la sorpresa di un possibile taglio alle spese militari. Nel mirino della contraerea del governo sono finiti anche gli aerei da guerra F-35, costosissimi e contestatissimi. Lo Stato italiano prevede ora di spendere 14,3 miliardi in 15 anni ed ha già ridotto il proprio programma da 131 a 90 aerei. Un ulteriore sforbiciata, oltre ad avere un impatto economico, avrebbe un valore politico, dando visibilità ad un tema caro al Pd ma che è diventato un vessillo del M5s.
Certi invece gli altri provvedimenti annunciati da Renzi. Per il Jobs Act arrivano le prime norme. Si tratta di disegni di legge che introducono semplificazioni nel mercato del lavoro e anche la riforma degli ammortizzatori sociali, con l’obiettivo di estendere una copertura anti crisi anche a chi oggi non può usufruire della cassa in deroga. Per ora si tratta di interventi che non richiedono risorse: per gli ammortizzatori sociali però ci sarà una rimodulazione dei fondi ora previsti per la Cig in deroga. L’ipotesi di interventi onerosi, invece, passa attraverso l’uso dei fondi Ue, che sono vincolati a progetti di sviluppo e che arriverebbero in seguito.
Varo sicuro anche per le norme che sbloccano i fondi – circa 2 miliardi – già in possesso dei comuni per ristrutturare le scuole. E per il piano casa. Prevista un’aliquota ridotta per la cedolare in caso di contratti a canone ridotto, un fondo per la morosità incolpevole, un aiuto per le giovani coppie.
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