venerdì 14 marzo 2014

Esatto, la confindustria chi rappresenta?

Carlo Renda

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Ma Confindustria chi rappresenta?

Pubblicato: 14/03/2014 16:00


Il consenso di Matteo Renzi è ai massimi fra gli industriali, ai minimi in Confindustria. Il premier incassa il "pieno sostegno" dai vertici delle (poche) grandi industrie nazionali - da Eni ad Enel, da Telecom a Fiat - ma a Viale dell'Astronomia è il gelo verso le prime misure annunciate dal Governo. Cercare la coerenza nelle posizioni di Confindustria targata Giorgio Squinzi è un esercizio complicato. Il sostegno e la sfiducia si sono alternati nel rapporto con gli ultimi governi, da quello di Mario Monti a quello di Enrico Letta. Lo schema si sta ripetendo nuovamente con l'esecutivo Renzi.
Gli industriali hanno sostenuto la nascita del Governo di Mario Monti come sforzo di responsabilità nazionale in un momento estremamente delicato per l'Italia, salvo poi esprimere posizioni durissime e denunciare un Paese "sull'orlo del baratro". Il Professore aveva commentato che "Confindustria recentemente suona la campana a morto per ogni dichiarazione che fa e mi chiedo se questo possa giovare". Aggiungeva che "il concetto di 'fate presto' caro agli industriali è sacrosanto. Ma se da quindici anni l'economia italiana cresce meno di quella europea grande responsabilità è della casa degli industriali".
Le critiche di Confindustria hanno segnato un rintocco a morte per l'esperienza di Enrico Letta a Palazzo Chigi. È stato quello uno dei segnale di un lontano allontanamento di settori di società rispetto agli sforzi del Governo di larghe intese. "Venga in Confindustria con la bisaccia piena" tuonava il presidente degli industriali, spiegando che se Enrico Letta verrà a mani vuote "non ci resterebbe altro che appellarci a Napolitano" che "nella sua grande saggezza prenderà le decisioni giuste".
Accusato di "disfattismo", Giorgio Squinzi si metteva in contatto con Matteo Renzi pochi giorni prima dell'avvicendamento a Palazzo Chigi fra i due uomini del Pd. "La politica non è compito nostro" diceva il presidente di Confindustria, tirandosi fuori dalla responsabilità dell'allora ipotetica staffetta tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Ma il giudizio sul lavoro del premier pisano era netto: "è stata fatta una buona analisi, ma non sono state date le risposte che ci aspettavamo".
Con lo stesso stato d'animo Confindustria accoglieva l'incarico a Renzi: "Ci auguriamo che sia un governo capace veramente di operare e di dare risposte al Paese, stremato dalla crisi, che ormai sta durando da 6 anni e da cui ha bisogno di uscire il più presto possibile". E le prime settimane del Governo Renzi sono state caratterizzate da una prima valutazione positiva: "Sono d'accordo" diceva Squinzi a commento degli impegni sulla riduzione del cuneo fiscale e sulla restituzione dei debiti della P.A. Ed aggiungeva: "Sono stato accusato di aver distrutto un paio di governi, ma in entrambi i casi siamo intervenuti a posteriori. Per questo oggi a chi mi chiede una valutazione sul governi Renzi rispondo di rifarmi la domanda tra sette-otto mesi". La prima impressione era positiva: "Mi sembra che Renzi potenza nel motore ce l'abbia, auguriamoci che sia capace di scaricarla per terra".
Poi la brusca retromarcia. Una battuta acida di Matteo Renzi - "Confindustria, Cgil, ma cosa avete fatto negli ultimi 20 anni?" - e la decisione di destinare ai lavoratori i 10 miliardi di riduzione del cuneo fiscale hanno però cambiato le carte in tavola. La linea attendista - osservata fino alla vigilia del Cdm sulle misure economiche - veniva rotta dalla lettera scritta da Squinzi al Corriere della Sera: "Sarebbe interessante chiedere agli italiani se vogliono un lavoro o qualche decina di euro in più in tasca". Risposta non scontata ad un lettera con ricevuta di ritorno: "Confindustria contraria? Ce ne faremo una ragione" diceva Renzi. E con controreplica di Squinzi: Confindustria ha in mente "una ragione sola, ed è il bene del nostro Paese, la capacità di ritrovare la ripresa".
La relazione del premier approvata dal Consiglio dei ministri presenta l'annuncio di benefici fiscali per 10 miliardi a favore dei lavoratori, ma anche misure per le imprese: dalla restituzione dell'intero stock dei debiti della P.A. verso le imprese al taglio dei premi Inail, dalle misure del Jobs Act per facilitare le assunzioni alla riduzione del 10% delle bollette per le pmi. E Confindustria come commenta? Squinzi non parla, ma il giudizio del vice presidente Aurelio Regina è impietoso. "Non ci sono manovre Incisive per far riprendere la crescita del paese" e in molti casi si tratta solo di "annunci".
Una posizione senza dubbio legittima, peraltro condivisa da molti osservatori. Fin qui nessun problema. Il problema sorge se si ascoltano invece i pareri dei rappresentanti più autorevoli del mondo industriale italiano (alcuni di loro, a dire il vero, in corsa per una riconferma in società controllate dal Tesoro). Non consideriamo Sergio Marchionne, "estremamente orgoglioso" per l'atteggiamento "dirompente", perché Fiat è fuori da Confindustria ormai da anni. Prendiamo altre dichiarazioni: "Renzi ha impeto, è davvero una persona che vuole riformare il Paese e riformare il Paese a volte non equivale a essere popolari, ma quando si vuole qualcosa davvero si è già a metà strada" ha affermato Paolo Scaroni (Eni). Le misure del Governo sono "importanti per rilanciare l'economia. Sono da commentare positivamente anche se aspetto di vedere i dettagli. Spero le scelte vengano confermate per recuperare la domanda interna e rilanciare la produttività del comparto industriale" ha commentato Fulvio Conti (Enel), che è anche vice presidente degli industriali. Il governo Renzi "sta andando sicuramente nella direzione giusta, perché ridare fiducia ai consumatori è uno strumento importante" ha detto Marco Patuano (Telecom Italia). Così anche nel mondo bancario, "i provvedimenti annunciati vanno nella direzione giusta, ma ora contano la rapidità e la qualità dell'implementazione. Le resistenze sono molte, direi troppe per un paese che ha bisogno di cambiare e rimettersi in moto" ha affermato Federico Ghizzoni (Unicredit). Per non parlare delle posizioni favorevoli espresse da Leonardo Del Vecchio e Andrea Guerra (Luxottica), Carlo De Benedetti (Cir), Oscar Farinetti (Eataly), Diego Della Valle (Tod's), e così via.
Qual è la vera posizione delle imprese? L'ultima delle dichiarazioni di Giorgio Squinzi è di attesa: non si può esprimere un giudizio, "per adesso abbiamo visto un'elencazione di intenzioni che sembrano andare nella direzione giusta", ma "dobbiamo vedere l'effettiva traduzione definitiva in atti". Il rapporto fra Governo e Confindustria, anche stavolta, come con Monti e Letta, sarà da seguire sulle montagne russe.

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