sabato 15 marzo 2014

Prendetevi 20 minuti e leggete con attenzione questo articolo.

Ma come viene ripartita la spesa pubblica in Italia?

Pubblicato il 13 marzo 2014 da Gianni Balduzzi 
Dopo avere visto i dati sull’evasione, è naturale interessarsi a quella che secondo molti apologeti dell’evasione stessa ne è tra le cause: la spesa pubblica. In realtà è indispensabile sapere distinguere tra le sue componenti anche per osservare il perchè e quanto la gestione dello Stato è, o non è, efficiente e di ausilio alla crescita economica
Come primo elemento vediamo le spese in proporzione al PIL, e come si sono evolute dal 1990 ad oggi:
Vediamo chiaramente che la spesa totale è scesa decisamente fino al 2000, ma si tratta quasi solo di una discesa dovuta al crollo della spesa per interessi, che è inclusa nella spesa corrente (da cui è invece esclusa la spesa in conto capitale), la quale rimane poi abbastanza stabile fino alla crisi economica quando il calo del denominatore provoca un aumento del rapporto sul PIL.
Invece la spesa al netto degli interessi, che sarebbe la spesa corrente primaria più la spesa in conto capitale ha un aumento, dopo il picco sotto il 40% del 2000 (anno di straordinaria congiuntura positiva del PIL) di ben 5 punti fino al 2006, a dimostrazione che gran parte del risparmio per il calo dei tassi dovuto all’entrata dell’euro è stato mangiato da spesa corrente, visto che quella in conto capitale non è variata molto tra il 4% e il 5%.
Vi è poi un calo per la congiuntura positiva del 2007 e si arriva comunque alla crisi del 2008 con il 43,2% di spesa primaria (+ spesa capitale), dato che schizzerà con la crisi economica, e poi solo dal 2010 vengono messi in campo contenimenti della spesa che lo fanno scendere, ma non ai livelli pre-crisi.
La spesa pubblica non è negativa in sè. Va osservato molto bene come viene distribuita.
Un primo indizio lo abbiamo dai dati di Confcommercio che hanno valutato gli aumenti (in cui è ovviamente inclusa l’inflazione) in vari capitoli di spesa, come illustrato di seguito:


1992
2001
2007
2012
Var % 2012-1992
AMM. CENTRALI
224.966
240.569
309.515
343.506
52,7
AMM. LOCALI
90.486
144.786
190.034
204.942
126,5
ENTI DI PREVIDENZA
139.978
205.412
270.567
317.764
127,0
INTERESSI
98.534
78.386
77.452
86.717
-12,0
TRASFERIMENTI A ENTI PUBBLICI (-)
141.313
120.773
161.725
199.674
41,3
TOTALE SPESA CORRENTE
412.651
548.380
685.843
753.255
82,5
Questo ci dice quanto il federalismo fiscale sia fallito, in quanto non ha contenuto mamoltiplicato le spese e quanto sia cresciuta la spesa previdenziale rispetto alle altre spese dello Stato nel periodo.
E’ un anticipo per altri dati, che esaminano più in dettaglio le componenti della spesa corrente, senza le spese in conto capitale quindi:
Come vediamo le prestazioni sociali, quindi pensioni e invalidità sono aumentate, almeno del 3% fino al 2009 quando hanno cominciato a fare effetto le prime riforme sule pensioni, siamo con il 19% del PIL ben al di sopra della media europea, alla Germania che è al 14% circa, laSpagna al 10%, l’Inghilterra al 12%.
Sono diminuite le spese per interessi al 5,5% rispetto al 9,7% del 1997 ma questo 5,5% è pur sempre tra le spese più alte in Europa, superato solo dalla Grecia, mentre la Germania paga solo l’1,8% di servizio del debito. Un vero e proprio spread di miliardi di euro.
Il risultato è che dobbiamo spendere meno su alte voci, ma non in modo proporzionale, per esempio la spesa primaria non pensionistica è del 29% sul PIL, solo 1% in meno di quella tedesca. Il risultato è una spesa complessivamente tra le più alte.
Qui di seguito vediamo come, facendo 100 la spesa primaria, quindi senza interessi, si divide in componenti:

Le prestazioni sociali, che in Italia consistono principalmente in pensioni, è prevalente ed è salitadal 37% al 45% del totale.
La spesa in sanità è salita del 2% dal 14% al 16%, e quella in istruzione calata dal 12% al 9%, essendo la prima vittima, assieme ad altre voci come la protezione ambientale, del calo di altre voci, pensioni e sanità che ora sono al 61% contro il 51% del 1990.
Qui vediamo un altro modo di esemplificare le componenti:
Il problema di tale distribuzione della spesa pubblica è l’inefficienza, in quanto sottrae risorseche sarebbero utili o alla produttività, in termini di diminuzione delle tasse o di spese per laricerca o alla assistenza ai veri ultimi, alle situazioni di degrado e di povertà assoluta, per versarne nelle taschi di chi percepisce non basse pensioni retributive oppure per pagare lamancanza di fiducia degli investitori stranieri nella solidità del nostro sistema Paese e quindi gli alti interessi che chiedono sui titoli. Questo anche senza pensare al markup da versare perappalti gonfiati e pilotati nelle forniiture, nelle spese intermedie, specie nella sanità.

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