Bufera a 5 Stelle, anche Tacconi lascia il Movimento di Beppe Grillo: “Contro di noi la macchina del fango”
Il deputato Alessio Tacconi ha annunciato che lascerà il gruppo del Movimento 5 Stelle con una lettera al capogruppo alla Camera. Tacconi lamenta l’azionamento di una “macchina del fango” e smentisce le accuse di Di Maio sulla mancata restituzione di alcune somme di denaro. Tommaso Campanella attacca: “Non faccio il portavoce di un padrone”.
Dopo la ratifica dell’espulsione dei quattro senatori dissidenti da parte della rete e le convulsioni andate in scena ieri al Senato tra i grillini, il deputato del Movimento 5 Stelle Alessio Tacconi ha annunciato che lascerà il gruppo parlamentare del suo partito in una lettera indirizzata al capogruppo alla Camera Federica D’Inca nella quale chiede anche di smentire le accuse sulle presunta irregolarità nella restituzione dello stipendio.
Accuse arrivate ieri via Facebook dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che si chiedeva se all’origine della scelta di Tacconi ci fosse il fatto che “oggi il nostro capogruppo D’Incà gli aveva chiesto contro dei 7000 euro di ‘varie’ non rendicontanti e mai restituiti al fondo per le Pmi”. Un sospetto che Tacconi smentisce con forza.
“Ti pregherei di procedere a una smentita – scrive infatti l’ormai ex grillino a D’Incà – visto che si tratta di un vergognoso insieme di inesattezze e falsità. Io e te non abbiamo mai avuto modo di parlarci né tantomeno io ho ricevuto da te una richiesta di restituzione di qualsivoglia somma di denaro indebitamente trattenuta”.
“Come sai ho sempre rendicontato e restituito quanto dovuto – continua Tacconi – tanto che mai alcuna procedura di infrazione è partita a mio carico per questa né per altre ragioni. in assenza di tale precisa presa di posizione da parte tua dovrò concludere (e questa volta con assoluta certezza) che anche il Movimento 5 Stelle fa uso della cosiddetta ‘macchina del fango’ contro chi esprime opinioni o attua scelte sgradite allo stesso Movimento”.
Durissima anche la reazione di Tommaso Campanella. “Io sono disponibilissimo a essere portavoce degli elettori – ha spiegato ieri il senatore dissidente – ma non sono disponibile a essere il portavoce di un padrone, anche se bonario e paternalistico. Io ho contestato l’atteggiamento sostanzialmente padronale da parte del duo Grillo-Casaleggio”.
Campanella fa infatti notare che “manca un rapporto tra loro e i gruppi parlamentari. Non c’è un rapporto stretto e fitto tra la massa dei parlamentari e Grillo o Casaleggio: loro due hanno rapporti con alcuni dei parlamentari, Crimi e Bottici per esempio, e poi con i gruppi di comunicazione che sostanzialmente fungono da cinghia di trasmissione tra loro e il resto del partito”.
“Sostanzialmente il motivo per cui ci hanno espulso è il fatto di aver criticato Grillo – conclude Campanella – ci stiamo ancora chiedendo perché siamo stati ufficialmente cacciati dal M5S. Ciò che con tutta evidenza li ha spinti a farci uscire è stata la sottoscrizione di quel comunicato in cui dicevamo che Grillo aveva sprecato l’occasione del colloquio con Renzi, perché non lo aveva indotto a dire che cosa voleva fare”.
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