Scippo fiscale Regioni e Comuni continua. Saldo/acconto marzo: 97 di più tasse
Pubblicato il 12 marzo 2014 14.45 | Ultimo aggiornamento: 12 marzo 2014 14.46
ROMA – Lo Stato dà (probabile) e lo Stato toglie (certo). Con una tanto singolare quanto fastidiosa per i contribuenti coincidenza di tempi, nelle stesse ore in cui il governo sta, per usare le parole del premierMatteo Renzi, mettendo “qualche decina di euro in tasca agli italiani”, gli Enti Locali, leggi Regioni e Comuni, stanno quelle stesse decine di euro riprendendoseli. Se il Cdm approverà il piano disgravi sull’Irpef preannunciato nei giorni scorsi, a conti fatti, gli italiani lavoratori dipendenti con redditi medio bassi si ritroveranno in busta paga circa un centinaio di euro al mese in più. Forse già dal 27 aprile a sentir Renzi. Peccato che, nella busta paga di marzo, gli stessi italiani troveranno in media 97 euro in meno, volatilizzatisi per coprire i saldi e gli acconti delle addizionali Irpef comunali e regionali. Lo Stato darà, probabilmente, ma Regioni e Comuni ancor prima tolgono.
Nelle buste paga di marzo i contribuenti italiani troveranno quindi una spiacevole sorpresa. Anche se di sorpresa vera e propria non si può parlare visto che si sapeva che Comuni e Regioni avevano facoltà di far lievitare ancora un po’ le loro aliquote, e ancor più considerando il trend seguito dalle imposte locali negli ultimi anni. Un trend che evoca le imprese montane di Reinhold Messner. Dal 2011 al 2012 l’aumento del prelievo locale, informa l’Istat, è pesato sulle tasche degli italiani per 2,9 miliardi in più, ai quali andrebbero sommati i 5,8 del passaggio dall’Ici all’Imu. Una corsa che non si è fermata nemmeno nel 2013 e nell’anno in corso. La Uil, servizio politiche territoriali, rivela infatti che con la prossima busta paga lavoratori e pensionati dovranno pagare mediamente 97 euro tra saldo e acconto Irpef, sia comunale che regionale. Esattamente il 29,3% in più di quanto versato a marzo dello scorso anno, in base alle elaborazioni effettuate su un reddito medio 23mila euro. Un andamento, quello della pressione fiscale nel nostro Paese, che secondo i dati dell’Istituto è controcorrente con il resto d’Europa, dove tra il 2000 e il 2012 le tasse sono scese di 0,5 punti, mentre da noi aumentavano quasi di tre. E il peso maggiore lo sopportano i redditi da lavoro, dove l’aliquota media è del 42,3%, di oltre otto punti superiore alla media dell’area Euro, mentre la tassazione sui consumi è tra le più basse d’Europa.
Ma se 97 euro sono la media, c’è ovviamente a chi andrà meglio e a chi, invece, andrà peggio. I più tartassati saranno ancora una volta i romani, che pagheranno 83 euro di addizionale regionale e 56 per quella comunale, per un totale di 139 euro. Questo il caso per i redditi di 23 mila euro. Tra le grandi città i più fortunati saranno invece i cittadini di Firenze, che pagheranno “appena” 74 euro, 62 alla provincia e 12 al comune.
“Gli aumenti – scrive Paolo Russo su La Stampa – hanno seguito un andamento molto altalenante tra regione e regione o comune e comune. Quest’anno ad aver spinto forte l’acceleratore sulle aliquote sono state soprattutto Piemonte, Liguria, Umbra e Lazio, che ha toccato il tetto massimo consentito con un’aliquota del 2,33%. In Piemonte c’è un leggero ritocco verso il basso per i redditi fino a 15 mila euro, mentre poi mano a mano l’aliquota aumenta rispetto al 2013, fino a toccare il tetto di 2,33 oltre i 75 mila euro. I dati variano sensibilmente anche per le grandi città. Se a Roma saldo e acconto peseranno mediamente 139 euro tra addizionale comunale e regionale, a Torino l’esborso sarà di 126 euro, a Napoli di 123, a Genova di 115, fino a scendere ai 107 di Milano. Lo scorso anno su 6.707 comuni ben 1.443, il 21,5%, ha aumentato l’aliquota, e quest’anno su 104 municipi che hanno già deliberato, 43 hanno deciso di ritoccare ancora all’insù l’addizionale”.
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