PRECARIETÀ
Lavoro, Camusso: «Decreto va cambiato in parlamento»
La leader Cgil: «Misure sul lavoro da modificare». Lupi: «No ai diktat». Poletti: «Le norme danno stabilità».
A tre giorni dalla sua presentazione, ilpacchetto di riforma per il lavoro spacca il mondo sindacale e la sintonia con il governo sulla riduzione dell'Irpef hai lavoratori.
La leader della Cgil Susanna Camusso sabato 15 marzo è tornata a sparare a zero contro il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, reo, secondo il sindacato, di avere presentato un provvedimento che estende la precarietà dei lavoratori.
«STIA DALLA PARTE DEI LAVORATORI». «Per una volta provi a stare dalla parte dei lavoratori», ha detto gelida la segretaria annunciando battaglia in Aula.
«Il provvedimento andrà in parlamento, proveremo a cambiarlo come si fa nella normale attività sindacale e nella dialettica tra le parti», ha dichiarato Camusso.
I primi provvedimenti del governo Renzi sulla materia «mi sembrano contraddittori rispetto agli annunci che erano stati fatti, che parlavano di tutela del lavoro e di fiducia per i giovani, invece si sta determinando un cumulo di situazioni precarie», ha aggiunto il segretario generale del principale sindacato, a margine di un convengo.
«RINNOVATI 8 VOLTE IN TRE ANNI». Insomma, è un muro contro muro. Poletti nella mattina del 15 marzo, intervistato dal Messaggero, aveva sostenuto che il provvedimento riducesse la precarietà: «Dopo che l'azienda ha investito per tempi lunghi su quel lavoratori è più facile che il rapporto si stabilizzi. Stiamo dando delle opportunità in più, sia ai lavoratori che alle aziende».
Secca la replica della leader del sindacato. «Vorrei chiedere al ministro cosa c'è di certezza nel decreto sul lavoro: provi a vederlo dalla parte del lavoratore per una volta e non da quella delle imprese». «I precari in tre anni devono attendere otto volte di essere 'rinnovati' e la risposta più chiara è stata dell'Unione industriale di Torino, che lo ha definito perfetto», ha aggiunto Camusso.
NO AI DIKTAT DI CAMUSSO. Se battaglia deve essere, l'esecutivo ha già iniziato a serrare le fila. «Non accettiamo diktat dalla Camusso: il governo ha il compito e il dovere di dare risposte a chi lavora, a chi non lavora, agli imprenditori per permettere loro di crescere e dare lavoro», ha risposto Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture. «Quindi come la Camusso ha gradito e condiviso la diminuzione delle tasse e la restituzione di 80-90 euro a chi ne ha meno di 1.500, allo stesso modo potrà gradire o non gradire, ma il governo andrà avanti nel dare flessibilità e permettere ai giovani di lavorare».
La leader della Cgil Susanna Camusso sabato 15 marzo è tornata a sparare a zero contro il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, reo, secondo il sindacato, di avere presentato un provvedimento che estende la precarietà dei lavoratori.
«STIA DALLA PARTE DEI LAVORATORI». «Per una volta provi a stare dalla parte dei lavoratori», ha detto gelida la segretaria annunciando battaglia in Aula.
«Il provvedimento andrà in parlamento, proveremo a cambiarlo come si fa nella normale attività sindacale e nella dialettica tra le parti», ha dichiarato Camusso.
I primi provvedimenti del governo Renzi sulla materia «mi sembrano contraddittori rispetto agli annunci che erano stati fatti, che parlavano di tutela del lavoro e di fiducia per i giovani, invece si sta determinando un cumulo di situazioni precarie», ha aggiunto il segretario generale del principale sindacato, a margine di un convengo.
«RINNOVATI 8 VOLTE IN TRE ANNI». Insomma, è un muro contro muro. Poletti nella mattina del 15 marzo, intervistato dal Messaggero, aveva sostenuto che il provvedimento riducesse la precarietà: «Dopo che l'azienda ha investito per tempi lunghi su quel lavoratori è più facile che il rapporto si stabilizzi. Stiamo dando delle opportunità in più, sia ai lavoratori che alle aziende».
Secca la replica della leader del sindacato. «Vorrei chiedere al ministro cosa c'è di certezza nel decreto sul lavoro: provi a vederlo dalla parte del lavoratore per una volta e non da quella delle imprese». «I precari in tre anni devono attendere otto volte di essere 'rinnovati' e la risposta più chiara è stata dell'Unione industriale di Torino, che lo ha definito perfetto», ha aggiunto Camusso.
NO AI DIKTAT DI CAMUSSO. Se battaglia deve essere, l'esecutivo ha già iniziato a serrare le fila. «Non accettiamo diktat dalla Camusso: il governo ha il compito e il dovere di dare risposte a chi lavora, a chi non lavora, agli imprenditori per permettere loro di crescere e dare lavoro», ha risposto Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture. «Quindi come la Camusso ha gradito e condiviso la diminuzione delle tasse e la restituzione di 80-90 euro a chi ne ha meno di 1.500, allo stesso modo potrà gradire o non gradire, ma il governo andrà avanti nel dare flessibilità e permettere ai giovani di lavorare».
Sabato, 15 Marzo 2014
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