venerdì 14 marzo 2014

Ma basta. Non fanno niente tutto il giorno e trovano il tempo di andare sempre sui giornali.

POLEMICA

Camusso: «Poletti aumenta la precarietà»

Il segretario della Cgil: «Bisogna abolire il decreto lavoro».

È ancora alta tensione tra governo e Cgil. Il 14 marzo, a finire nel mirino di Susanna Camusso, è stato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «Il provvedimento del ministro Poletti introduce ulteriore flessibilità e precarietà», ha affermato il segretario della Cgil, criticando le misure del decreto su contratti a termine e apprendistato e aprendo al dialogo ma a una condizione.
«RISCHIO TUTELE DECRESCENTI». Camusso ha aggiunto: «Si annunciano i Jobs act raccontando che per superare questo sindacato, le sue resistenze, si faceva un bel contratto unico a tutele crescenti e così si dava un risposta: ma il contratto unico a tutele crescenti non corre il rischio di avere, in realtà, tutele descrescenti?».
«IL PROBLEMA NON SONO LE REGOLE DEL LAVORO». E ancora: «Bisogna prestare attenzione a quello che si sta facendo nel mercato del lavoro l'abbiamo detto con una regolarità da orologio svizzero. Chi continua a pensare che il tema della crescita nel nostro Paese siano le regole del mercato del lavoro, insegue una politica che abbiamo già visto fare tante volte. E che non ha determinato la crescita né nel nostro Paese né in altri. Ci pare che non abbiano capito bene, bisogna fare ancora qualche ripetizione».

«Pronti a discutere di contratto unico»

Più tardi, intervistata da Matrix, Camusso ha aperto al dialogo ma a una condizione: «Siamo disposti a discutere di un contratto unico, ma prima bisogna abolire il decreto» sul lavoro, quello che prevede contratti a termine senza causale per tre anni. «Si è fatto esattamente l'opposto di quello che lo stesso premier dichiarava: si è creata un'altra forma di precarietà».
«PREOCCUPATI E CONTRARI». Questo tipo di contratto, secondo la leader Cgil, è «una forma per cui una persona può essere assunta e licenziata per tre anni senza alcuna ragione e senza alcuna causa. Siamo preoccupati e contrari. Siamo all'opposto di quell'idea di riduzione della precarietà e dell'incertezza dei lavoratori che sarebbe necessaria. Se questo contratto sostituisse tutte le forme di contratti precari, sancirebbe il fatto che non ci sarebbe nessuna regola e non mi pare una buona soluzione».
«RENZI NON ASCOLTA LE PARTI SOCIALI». A proposito della concertazione, Camusso ha aggiunto: «I rapporti con il presidente Renzi sono, dal punto di vista delle relazioni con le parti sociali, inesistenti. Mi pare che abbia affermato in varie occasioni che non intende incontrarle. Alle richieste di Confindustria ha risposto: 'Invece dei tavoli mandatemi delle mail'». Alla domanda se la Cgil possa richiedere un incontro, Camusso ha risposto ironicamente: «Non lo richiederemo via mail e nemmeno via Twitter».

Le pensioni da 2 mila euro non sono d'oro

Già in mattinata, Camusso aveva lanciato un chiaro messaggio all'esecutivo, aprendo al contributo di solidarietà dalle pensioni più alte ma ribadendo che quelle di 2 mila euro non possono rientrare tra queste.
«Noi», ha spiegato, «abbiamo sempre detto che c'è un tema di pensioni d'oro nel nostro Paese, che si può affrontare in termini di contributo di solidarietà. Diventa molto importante decidere dove mettere l'asticella: io penso che 2 mila -2.500 lordi è un po' poco per parlare di pensioni d'oro».
CAMUSSO: «RENZI? METODI INNOVATIVI». Camusso ha punzecchiato anche il capo del governo: «A giudicare dall'ultima conferenza stampa del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si direbbe che ha un bel futuro nel marketing. In qualche caso», ha proseguito, «nella comunicazione di Renzi c'è un eccesso dell'annuncio, anche di titoli che vengono dati e che sono impegni che verranno, invece che la concretezza. In altri casi invece c'è un modo di comunicare che è invece assolutamente innovativo e diretto».
«TASSARE LE RENDITE È PROGRESSISTA». Però il segretario ha ammesso: «L'operazione annunciata di aumento della tassazione sulle rendite finanziarie per finanziare il taglio dell'Irap, sono delle cose che non possiamo che giudicare quantomeno molto progressiste». La leader della Cgil ha quindi aggiunto: «Certo, poi bisogna avere coerenza: non basta un solo atto per dire che si è così determinata una politica di sinistra».
Venerdì, 14 Marzo 2014

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