martedì 26 agosto 2014

Salvini è l'esempio concreto di cosa non dovrebbe essere un politico.

Lega Nord, Salvini e i limiti della politica di protesta

Ha risollevato il Carroccio dopo Bossi. E i sondaggi lo danno in ascesa. Merito delle battaglie anti-euro e anti-immigrati. Ma senza proposte il suo partito non ha futuro.

BASSA MAREA
editoriale
La Lega Nord è più che contenta di Matteo Salvini e lo ha confermato trionfalmente alla guida della segretaria federale fino al dicembre 2016.
Il voto europeo di giugno con una campagna tutta anti-euro è andato bene per i leghisti e i sondaggi li vedono in ascesa oltre il 7%: per un partito che rischiava la fine per varie colpe gravi, tra cui lo scandalo bossiano di «Gemonio ladrona», questa è musica.
La linea è quella della protesta, sempre e comunque. E a incarnarla è il «comunista padano» Salvini. Insomma, la Lega è sulla scia di Beppe Grillo.
MOVIMENTI DI PROTESTA. La storia dei movimenti politici d’Europa e d’America si è riempita, ogni tanto, anche in passato di movimenti di protesta: il parallelo al quale guardare sono gli Anni 30, un altro decennio di stagnazione economica.
Gli italiani non hanno questo nella loro memoria collettiva perché c’era allora un movimento unico e totalitario, il Partito nazionale fascista, e un solo Duce, così come in Germania c'era il nazionalsocialismo, e non si protestava tanto. Ma non era così in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
SOLUZIONE PER ESISTERE. A un leader politico interessa poter realizzare progetti e per farlo cerca di crescere, di aumentare i voti e, se non guida un grosso partito potenzialmente maggioritario, di cercare alleanze. Può anche partire dalla protesta, ma arriva presto alla proposta.
A un leader della protesta interessa, invece, essenzialmente esistere. La protesta serve a esserci, non a fare. E continuare a esistere, soprattutto quando incidenti di percorso hanno fatto intravedere la fine del movimento, è musica.

No-euro, l'eterna battaglia del Carroccio di Salvini premiata alle Europee

Si prenda la questione lira-euro, cavallo di battaglia del Carroccio.
Molti tedeschi hanno la nostalgia del marco e molti olandesi del fiorino (nei primi Anni 80 era una versione parallela del marco), ma erano monete che difendevano bene il potere d’acquisto e la ricchezza.
Perché un italiano dovrebbe avere nostalgia della lira, se non sul piano strettamente emotivo, visto che non salvaguardava affatto in misura analoga a quella del marco? Certo, a chi esporta una moneta debole fa comodo, salvo assicurare subito il fatturato con acquisti di realtà che non si svalutano, anche di valute forti.
E poi, l’euro non era un valido aggancio, una disciplina che teneva a bada il Sud, pasticcione, diceva la Lega, e sperperatore?
ATTACCHI SUI MIGRANTI. Lo stesso dicasi per l’immigrazione incontrollata, che solleva timori diffusi. Ora qui Salvini ha qualche margine in più: alla lunga, se l'emergenza non dovesse rientrare (probabilmente gli sbarchi sono destinati ad aumentare) l’attuale politica sostanzialmente di 'porta aperta' dimostrerà i suoi limiti oggettivi e, per quanto generosa, si svelerà ingenua.
Per questo il governo, al di là di tutte le professioni di generosità così giustamente approvate dal Vaticano, pur non avendo responsabilità politiche dirette, sta cercando di far dire all’Europa ciò che non riesce a dire con la propria voce, e cioè che esistono limiti all’immigrazione incontrollata.
DISPERATI SENZA CASA. Ma i disgraziati che arrivano in Sicilia con i barconi sgangherati, e spesso muoiono nel viaggio, non sono liquidabili come fa Salvini con un «stiano a casa loro». Non hanno casa.
Come per l’uscita dall’euro, però, la 'chiusura' è un concetto semplice che tutti capiscono. Se poi non è praticabile è un altro discorso, questo viene dopo e nella baruffa quotidiana il dopo non conta. 

Il leghista è anti-Renzi come Grillo, ma punta solo al voto di protesta

La differenza principale tra Grillo e Salvini, uniti nella lotta contro Renzi ma in competizione per il voto di protesta, è che l'ex comico ancora se la ride avendo fatto il pieno anche di voti ex leghisti alle politiche del 2013, mentre il segretario del Carroccio e Lega se la sono vista brutta alla stessa tornata e solo ora tirano respiri di sollievo.
LA GRANDE PADANIA. Poi si può anche sostenere che, visto come era finito il leghismo, Salvini sta creando una Lega più 'a sinistra' - per quello che vuol dire - e su scala nazionale: una «grande Padania» ideale dalle Alpi a Capo Passero.
L’Argentina, invece, è stata a lungo e dichiaratamente per Grillo, e implicitamente per Salvini tutto teso al rifiuto di 'questa' Europa, un modello di governo del debito, cioè di propensione a non pagarlo. Come mai non ne parlano più del Paese sudamericano?
SERVE UNA DIREZIONE. Il campanile, la piccola comunità, il bar Sport dove parlare in libertà, odori e suoni di casa, sono tutte grandi cose che allietano il cuore. E le radici, si sa, sono vitali. Ma servono davvero solo se è chiaro dove andare. E lira, dazi e frontiere arcigne non sono un percorso.
L’Europa? «Me ne frego», dice con italico sdegno Salvini che certamente tra Strasburgo e Bruxelles non ha i suoi giorni più gloriosi, con tutte quelle lingue e quelle cuffie per capirci qualcosa.
QUANDO LE PROPOSTE? Salvini non è fascista. È solo confuso, anzi confusamente estremista e confusamente 'contro'. E poiché la confusione, sebbene articolata con prontezza e insistenza, in certi momenti ha sempre successo, questa è la sua ora.
Bisogna vedere se a un certo punto, rinsaldata la Lega, il leader del Carroccio passerà anche alla proposta, dimostrando così che l’offuscamento della lucidità era voluto, e abbandonando idee oggi balzane come la riapertura delle case chiuse.
Sarebbe il passaggio dal fare casino al fare politica.
Martedì, 26 Agosto 2014

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