“Diminuzione del cuneo fiscale, sburocratizzazione del Paese, diminuzione delle tasse… Gli imprenditori chiedono queste tre cose da troppo tempo”. Sono le richieste secche di Antonella Nonino, imprenditrice a capo della nota distilleria friulana, al neopremier Matteo Renzi.
Ma gli imprenditori, sfiniti dall’immobilismo della classe dirigente politica, cosa ne pensano dell’avvicendamento Letta/Renzi? “Letta è una bravissima persona, ma non solo per colpa sua il suo governo ha fatto troppo poco. Forse - spiega la Nonino - sapeva in che direzione doveva andare, ma è rimasto immobile, impacciato, in attesa degli eventi, prigioniero delle incertezze e dei rancori interni del partito democratico, in balia di problemi magari importanti ma non centrali come quelli del lavoro e delle riforme".

Il segretario del Pd parte, se non con piena fiducia, almeno con il beneficio del dubbio che qualcosa possa davvero cambiare: “In questi mesi Matteo Renzi ha sollecitato perfino brutalmente l’esecutivo affinché prendesse le decisioni necessarie per la ripresa del paese. Ha lanciato proposte e idee. Ora ha avuto l’incarico, dopo un passaggio di mano brusco e anche, diciamolo, brutto a vedersi. Ha avuto coraggio nel provocare la crisi - sottolinea l'imprenditrice -, ma ora deve averne altrettanto per dimostrare che i suoi proclami sulla carta sanno trasformarsi in atti concreti…Una cosa è certa, e induce a un prudente ottimismo: Renzi è giovane, ha entusiasmo, ha sempre sottolineato la necessità di un profondo rinnovamento del paese. Non potrebbe accettare l’immobilismo senza tradire se stesso e il suo paese. Pagherebbe un prezzo enorme in termini di consenso”.
Quindi la scelta di Renzi di far cadere Letta e prendere il suo posto senza passare per le elezioni era l’unica strada percorribile?
Io so soltanto che queste sono le scelte di Renzi e del suo partito, e che Renzi dovrà risponderne di persona. Ho letto un articolo di Luca Ricolfi che condivido. Il governo è stato sollecitato più volte a prendere delle decisioni, e non l’ha fatto. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, e ora staremo a vedere. La situazione è straordinaria. Tutti avremmo sperato di avere un governo frutto di elezioni democratiche, ma sappiamo anche che c’erano tanti motivi per cui non si poteva andare a votare: dalla legge elettorale, che non è ancora stata cambiata, all’arrivo del semestre europeo dell’Italia… Non dimentichiamo poi che il nostro paese ha bisogno di stabilità anche davanti agli investitori stranieri. Riforme e stabilità, sono queste le due parole chiave che servono all’Italia.
Dopo le sue apparizioni in televisione, in particolare in una puntata di Porta a porta, sono spuntati blog e commenti sul web di gente comune del tipo: “Antonella Nonino, una di noi!”…
Ah sì, mi ricordo quella puntata, sono rimasta molto delusa dal ministro Lorenzin. Come mamma e imprenditrice cerco di essere sempre informata sulla situazione del nostro paese. In quella sede non sono riuscita ad approfondire due questioni, quella della cultura e quella della povertà. Sono rimasta molto colpita dalla notizia che il rapporto “Skillsoutlook 2013” dell’Ocse colloca l’Italia al primo posto in Analfabetismo funzionale e dalla notizia che oltre un milione e mezzo di bambini e adolescenti italiani vivono sotto la soglia di povertà. Questo è un fatto terribile, strettamente correlato alla crisi economica e alla perdita dei posti di lavoro. Non possiamo dimenticare che bambini e giovani sono il nostro futuro. Avere accesso allo studio è un diritto fondamentale di tutti, ma nel nostro paese viene negato anche a chi avrebbe le capacità e la voglia di proseguire gli studi. Non per nulla siamo un paese dove la mobilità sociale è scandalosamente ferma.
In cosa l’ha delusa il ministro?
Quando ho parlato della percentuale di bambini e ragazzi che vivono sotto la soglia di povertà, il ministro mi ha risposto che il governo ha rafforzato, all’interno del patto di stabilità, “la norma del buon samaritano” in modo da snellire le pratiche burocratiche e distribuire il cibo delle mense scolastiche e/o degli ospedali alle persone che non hanno da mangiare. L’elemosina non è giustizia. Distribuire pasti ai poveri o a i nuovi poveri è compito delle moltissime e straordinarie organizzazioni di volontariato che sono presenti in tutta Italia. Da parte di chi ci governa i cittadini si aspettano provvedimenti ben diversi, politicamente più seri, che permettano alla gente di trovare lavoro per mantenere la famiglia e le garantiscano una propria dignità. L’articolo numero 4 della nostra Costituzione afferma “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Eppure l’Italia, un paese ricco di risorse e possibilità, rimane immobile, mentre continuano a chiudere aziende (in questi giorni in Friuli si parla quotidianamente dell’Elettrolux e di Safilo, solo per citare due esempi ) .
Ma la ripresa di cui ci parlano?
I dati mostrano un timido accenno di ripresa, ma le aziende continuano a chiudere, e il lavoro a mancare. Andando avanti di questo passo, anche la coesione sociale sarà a rischio. Le uniche risposte a questo terribile disagio sociale al momento sembrano essere le associazioni di volontariato e il sostegno dato alle famiglie dai loro componenti più anziani. È vero che la crisi è globale, etica e morale prima ancora che economica, ma negli altri paesi si scorge uno spiraglio, una possibilità di futuro. Noi invece siamo fermi. È da anni che si discute inutilmente degli stessi temi: taglio del cuneo fiscale, taglio alla spesa pubblica improduttiva, diminuzione delle tasse, lotta alla corruzione, sburocratizzazione… Non si è fatto niente.
Come è possibile che imprenditori e lavoratori parlino la stessa lingua, mentre i politici sembrano venire da un altro pianeta?
La classe politica continua a parlare come chi non vive i problemi quotidiani che i cittadini soffrono sulla loro pelle. Il tessuto produttivo del paese è fatto principalmente da piccole e medie imprese, e in queste aziende il rapporto tra imprenditore e dipendente è molto stretto, ci si conosce tutti e a volte ci si vede anche dopo il lavoro. È vero che l’imprenditore, se in questi anni ha saputo essere oculato negli investimenti e ha creato una certa solidità finanziaria della sua azienda, è in una situazione di maggior serenità rispetto al dipendente. Ma le aziende che operano solo o soprattutto sul mercato interno, e faticano a esportare, soffrono o addirittura chiudono. Molti imprenditori si sono diminuiti i compensi per salvare le loro aziende e non mandare la gente a casa. Noi abbiamo sempre reinvestito nella nostra azienda, che oggi è un’impresa solida, opera per oltre il 40 per cento sul mercato estero e non ha bisogno delle banche per continuare ad lavorare. Ma quanti sono in questa condizione? Ci vogliono sacrificio e determinazione, certo, ma in situazioni così difficili molti avrebbero bisogno di ben altro. Non parlo di aiuti e sussidi statali, ma di regole nuove che ci rendano più competitivi con gli altri paesi. È sconfortante vedere la politica che lancia promesse e proclami, ma non produce nessuna azione concreta e incisiva.
Gli imprenditori chiedono concretezza…
Certo, le faccio un esempio: Internet è fondamentale oggi per la vita quotidiana di un’azienda, ti permette di essere connesso con il mondo, di far viaggiare informazioni e prodotti. Eppure in molte parti del Friuli, come altrove in Italia, non abbiamo l’ADSL e dobbiamo pagarcela privatamente, con l’evidente risultato che l’azienda sana non ha particolari problemi, mentre le altre fanno fatica e sono caricate di costi aggiuntivi. Quando ci confrontiamo con l’estero su questi temi sembriamo un paese del Medioevo, e francamente non stupisce che i giovani di talento, con la voglia di intraprendere, perdano l’entusiasmo prima di cominciare e decidano di emigrare.
Uscire dai confini italiani è l’unica via di salvezza per un’impresa?
Molte aziende del Friuli Venezia Giulia hanno già spostato o stanno sposando la loro sede all’estero, in Austria o Slovenia, attratte soprattutto dal minor carico fiscale. Qualcuno non ha giustificazioni, ne sono convinta, ma tutti gli altri? Non si può chiedere a un imprenditore di fallire per amor di patria.
Un modo per aiutare le imprese sarebbe ridurre le tasse: uno studio di Confartigianato ha dichiarato che in Friuli si pagano rispettivamente il 33% e il 13% in più di tasse rispetto alla Slovenia e all’Austria…
È così, il confronto appare ormai insostenibile. Consideri che ogni giorno dalla Slovenia, ma soprattutto dall’Austria, arrivano qui addirittura delegati del governo, che vengono a parlare alle associazioni di categoria, a illustrare le loro vantaggiose proposte per attirare investimenti e imprese nei loro paesi. Ti offrono un’assistenza completa nel passaggio, ti seguono nella parte burocratica, si occupano delle traduzioni, ti garantiscono un buon trattamento fiscale, ti procurano terreni dove costruire, buona manodopera a prezzo ragionevole…E poi dovremmo stupirci se tanti imprenditori sono passati dall’altra parte del confine? In Friuli Venezia Giulia il nuovo governatore ha fatto molte promesse di rinnovamento, e siamo in attesa di vedere che cosa si farà anche a livello regionale .
Made in Italy e occupazione femminile, due risorse che non vengono sfruttate?
Il ruolo delle donne è più importante che mai, nella società di oggi. Sono le donne che in tempo di crisi si danno più da fare, e sono spesso le donne che garantiscono un’entrata alla famiglia quando il marito ha perso il lavoro. Le donne hanno un grande spirito di adattamento, e coraggio. Ma purtroppo l’occupazione femminile in Italia è una delle più basse in Europa. Il Made in Italy è una risorsa fondamentale del paese, ed è ancora molto apprezzato in tutto il mondo: moda, enogastronomia, design, e poi ci sono il turismo, il patrimonio culturale straordinario… Direi che l’Italia ha molto potenziale per ritornare a crescere. Ma la politica saprà dimostrare di crederci con i fatti e non soltanto a parole?