Beppe Grillo sconfessato dalla Rete
Incontro con Renzi. Ma non solo. Dal reato di clandestinità al reddito minimo: se il web boccia il capo.
Quando la Rete diventa un boomerang. La decisione con la quale la Base del Movimento 5 stelle ha deciso a favore delle consultazioni con il premier incaricato Matteo Renzi ha nuovamente sconfessato il diktat del capo.
Beppe Grillo aveva definito «una farsa» l'eventuale incontro con il segretario Pd, poco prima di rimettere la scelta nelle mani dell'ennesimo referendum popolar-digitale. Senza parlare delle fratture emerse tra i parlamentari pentastellati divisi tra 'consultazionisti' e non. Per di più il leader M5s ha lanciato sul blog le consultazioni a loro insaputa. Il che ha provocato qualche mal di pancia.
Alla fine, per un pugno di voti, 20.843 favorevoli, 20.397 contrari, gli attivisti si sono pronunciati a favore dell'incontro, sconfesssando, di fatto, la linea dettata dal capo. Che non ha potuto far altro che agire di conseguenza, mettendosi in marcia per la Capitale, con tanto di annuncio sulla propria pagina Facebook.
«Me lo avete chiesto voi», ha scritto il comico reduce dall'incursione sanremese del 18 febbraio, «sto andando a Roma a incontrare Renzie. Vinciamo noi».
Beppe Grillo aveva definito «una farsa» l'eventuale incontro con il segretario Pd, poco prima di rimettere la scelta nelle mani dell'ennesimo referendum popolar-digitale. Senza parlare delle fratture emerse tra i parlamentari pentastellati divisi tra 'consultazionisti' e non. Per di più il leader M5s ha lanciato sul blog le consultazioni a loro insaputa. Il che ha provocato qualche mal di pancia.
Alla fine, per un pugno di voti, 20.843 favorevoli, 20.397 contrari, gli attivisti si sono pronunciati a favore dell'incontro, sconfesssando, di fatto, la linea dettata dal capo. Che non ha potuto far altro che agire di conseguenza, mettendosi in marcia per la Capitale, con tanto di annuncio sulla propria pagina Facebook.
«Me lo avete chiesto voi», ha scritto il comico reduce dall'incursione sanremese del 18 febbraio, «sto andando a Roma a incontrare Renzie. Vinciamo noi».
- Il post di Beppe Grillo che annuncia l'incontro con Matteo Renzi (Facebook).
Ma non è la prima volta che la Rete sconfessa Grillo.
SBUGIARDATO SULLA CLANDESTINITÀ. Poco più di un mese è trascorso da quando, era il 13 gennaio, i militanti del Movimento 5 stelle hanno dato il loro personale via libera all'abolizione del reato di clandestinità.
Sin dai giorni successivi alla tragedia di Lampeusa, Grillo e Casaleggio erano tornati a dettare il loro no allo stop. «Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità», avevano detto, «il M5s avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». Un'affermazione categoricamente smentita dal sondaggio promosso al termine di una violenta polemica tra attivisti, seguita all'emendamento-blitz dei senatori pentastellati in commissione Giustizia che poneva le basi per la cancellazione del crimine. In quel caso, su 24.932 votanti, oltre il 63% (15.839) si espresse per lo stop. Solo 9.093 votarono in maniera contraria.
REDDITO MINIMO BOCCIATO DA ECONOMISTI M5S. Pure sul reddito minimo di cittadinanza, ancor prima della bocciatura da parte del Senato, per Grillo arrivò quella indiretta degli economisti pentastellati. Nessuna consultazione online in quel caso, dove la stroncatura arrivò attraverso un report di 71 pagine dal titolo Documento di supporto per il laboratorio di economia del Movimento 5 stelle. Una sorta di vademecum frutto dell’attività del sito Economia 5 stelle, che coinvolge attivisti e parlamentari del movimento.
«NESSUN SERVIGIO PER I DISOCCUPATI». Stroncando la linea degli economisti Warren Mosler e Marshall Auerback, gli attivisti si dissero apertamente contrari a proposte quali il reddito di cittadinanza tanto caro a Grillo. La spiegazione? «Non si rende un buon servigio né ai disoccupati né alla società mantenendoli in una condizione di estraneità al mondo del lavoro e di effettiva subalternità rispetto a chi ha un impiego».
LO SCONTRO ROMANO SULL'OFFERTA DI MARINO. Un altro gran rifiuto del M5s alle volontà del proprio leader risale all'elezione del sindaco di Roma, Ignazio Marino. Quando quest'ultimo propose agli esponenti del Movimento d'indicare un nome per l'assessorato a Legalità e sicurezza, la Base romana non esitò a mostrare segnali di apertura al primo cittadino capitolino. Anche in quel caso una consultazione online, seppur a livello locale, certificò la volontà della maggioranza di prendere in considerazione la proposta di Marino. Un voto, tuttavia, immediatamente messo a tacere dai duri e puri del M5s. Rassicurati dalle parole del loro capo: «Nessuna alleanza», tuonò Grillo, «il voto di De Vito online non ha alcun valore».
SBUGIARDATO SULLA CLANDESTINITÀ. Poco più di un mese è trascorso da quando, era il 13 gennaio, i militanti del Movimento 5 stelle hanno dato il loro personale via libera all'abolizione del reato di clandestinità.
Sin dai giorni successivi alla tragedia di Lampeusa, Grillo e Casaleggio erano tornati a dettare il loro no allo stop. «Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità», avevano detto, «il M5s avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». Un'affermazione categoricamente smentita dal sondaggio promosso al termine di una violenta polemica tra attivisti, seguita all'emendamento-blitz dei senatori pentastellati in commissione Giustizia che poneva le basi per la cancellazione del crimine. In quel caso, su 24.932 votanti, oltre il 63% (15.839) si espresse per lo stop. Solo 9.093 votarono in maniera contraria.
REDDITO MINIMO BOCCIATO DA ECONOMISTI M5S. Pure sul reddito minimo di cittadinanza, ancor prima della bocciatura da parte del Senato, per Grillo arrivò quella indiretta degli economisti pentastellati. Nessuna consultazione online in quel caso, dove la stroncatura arrivò attraverso un report di 71 pagine dal titolo Documento di supporto per il laboratorio di economia del Movimento 5 stelle. Una sorta di vademecum frutto dell’attività del sito Economia 5 stelle, che coinvolge attivisti e parlamentari del movimento.
«NESSUN SERVIGIO PER I DISOCCUPATI». Stroncando la linea degli economisti Warren Mosler e Marshall Auerback, gli attivisti si dissero apertamente contrari a proposte quali il reddito di cittadinanza tanto caro a Grillo. La spiegazione? «Non si rende un buon servigio né ai disoccupati né alla società mantenendoli in una condizione di estraneità al mondo del lavoro e di effettiva subalternità rispetto a chi ha un impiego».
LO SCONTRO ROMANO SULL'OFFERTA DI MARINO. Un altro gran rifiuto del M5s alle volontà del proprio leader risale all'elezione del sindaco di Roma, Ignazio Marino. Quando quest'ultimo propose agli esponenti del Movimento d'indicare un nome per l'assessorato a Legalità e sicurezza, la Base romana non esitò a mostrare segnali di apertura al primo cittadino capitolino. Anche in quel caso una consultazione online, seppur a livello locale, certificò la volontà della maggioranza di prendere in considerazione la proposta di Marino. Un voto, tuttavia, immediatamente messo a tacere dai duri e puri del M5s. Rassicurati dalle parole del loro capo: «Nessuna alleanza», tuonò Grillo, «il voto di De Vito online non ha alcun valore».
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