Il brutto streaming tra un comico e un politico
Pubblicato: 19/02/2014 16:33
Solo alla satira è permessa una prerogativa: quella di porsi su un piano etico superiore rispetto al potere. "Il teatro si satira è sempre morale" spiegò una volta Dario Fo.
Un comico, lanciando i suoi strali, si arroga il diritto di essere migliore degli altri, dei politici, dei religiosi, dei ricchi, dei potenti. Il suo è un atto liberatorio fondamentale per la società, fa vedere l'altra faccia della medaglia, mostra le contraddizioni e il lato grottesco di ogni istituzione.
Un comico può prendere in giro nani, grassi, gracili, stupidi, arroganti; può prenderli in giro per la loro storia, le loro gaffe, i loro difetti; non deve riconoscere la legittimità di coloro che attacca: per conto della folla si dice migliore usando l'arma delle risata e degli stereotipi.
Ma cosa succede se quel comico diventa anche potere? Scrisse Daniele Luttazzi in un famoso post ("Il cosa e il come") pubblicato a commento del primo Vday di Beppe Grillo: "La satira è contro il potere. Contro ogni potere, anche quello della satira. Grillo si guarda bene da sciogliere la sua ambiguità di fondo".
Ecco, questa contraddizione è ancora sul piatto: nello streaming con Matteo Renzi è parsa evidente. "Sono venuto qui in maniera emotiva" ha detto Beppe. Emotivo è il classico piano del comico (e del demagogo), non quello del politico.
Un comico contro il potere, contro tutti i poteri, è utile per farci ragionare. Un comico che è potere, ha 160 parlamentari e punta a conquistare la maggioranza in Parlamento, diventa inquietante.
Se Beppe Grillo si ritiene moralmente migliore degli altri, di tutti gli altri, cosa farà quando avrà il famoso 51%, quando avrà mandato "Tutti a casa"? Rispetterà gli interlocutori, chi la pensa diversamente, i giornalisti che fanno il loro lavoro? Ammetterà la legittimità di persone, di libere opinioni, che non gli riconoscono una superiorità etica e morale?
Questa è domanda. E questa è la prima cosa che avrebbe dovuto dirgli Matteo Renzi: Beppe se vuoi parlare con me del futuro di questo Paese deve riconoscermi come interlocutore: siamo in un luogo istituzionale e rappresentiamo i nostri elettori, ugualmente legittimati a farsi rappresentare. Se non mi riconosci, Beppe, grazie e arrivederci.
"A me non interessa dialogare democraticamente con un sistema che voglio eliminare" ha detto Grillo dopo l'incontro. Peccato che quel sistema, con tutti i suoi difetti, si chiami ancora democrazia.