Descrive un mondo della politica finto come fondali di cartapesta per il cinema e lamenta quell'"ipnotico percorso quotidiano tra i Palazzi di Cartone che hanno sostituito il Palazzo di Pasolini". Beppe Grillo si dispiace perché "allora nel Palazzo c'era l'antagonista, il nemico, insomma qualcuno da combattere, oggi, dietro ai portoni, c'è il vuoto" e si interroga sulla strategia da seguire, forse eco delle polemiche, anche all'interno di M5s, sulla sua stessa linea: "Come sconfiggere il vuoto? Rischi di mulinare pugni nell'aria. Di fare - osserva - la figura del pazzo, della voce che grida nel deserto".
Una costante è l'attacco ai giornalisti, facilmente identificabili nella frase che descrive questa scena: "Di fronte ad ogni palazzo c'è immancabile una folla di comparse sottopagate che rincorrono dei presunti attori che declamano la loro recita quotidiana". "Queste facciate - scrive ancora Grillo - sono diventate familiari come l'ingresso di casa nostra, ci accompagnano da mattina a sera e ci infondono sicurezza. Dietro a edifici così austeri, ripieni di storia patria, dove si immagina l'aleggiare di un Giolitti o un De Gasperi, qualcuno opera per la Nazione, per la stabilità e la governabilità. Se qualche cittadino si azzardasse a suonare il campanello e ad entrare troverebbe solo la stabilità dei Boot Hill, delle colline degli stivali, i cimiteri del West".
E di "copione che non cambia mai, sempre le stesse parole" parla ancora quando osserva che "del resto gli attori sono quello che sono, dei poveri figuranti della Bce, del FMI e di Confindustria oltre che di qualche ras nazionale, non certo dei Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco".
"I palazzi sono i fondali della Repubblica, il poco o niente che ancora la sostiene e la rappresenta, per quanto rimarranno in piedi? Basterebbe - auspica - un soffio di democrazia per fare venire giù tutto".
Guarda anche:
Le foto del giuramento al Quirinale
1 di 43
  • Avanti