Il messaggio arriva mentre Beppe si gode lo spettacolo di Sanremo direttamente dalla Casaleggio&associati: "Il voto sul blog ha deciso che si va a parlare con Renzi". Parte una girandola di sms, alla fine la strategia è chiara: "Vado io". Così il Sanremo di Grillo, finisce anzitempo: l'ex-comico si alza e se ne va anzitempo dall'Ariston, direzione Genova. Un breve sonno, poi la Kia ibrida si rimette in moto, direzione Roma.
Il leader del Movimento 5 stelle sa di giocarsi una carta importante: sarà uno show, un momento in cui gli occhi di tutta Italia saranno puntati su lui e su Matteo Renzi. Così, in maniera studiata, sul blog si specifica che "una delegazione incontrerà Matteo Renzi". Non "andrà a parlare", non "parteciperà alle consultazioni": semplicemente lo "incontrerà". Perché prima con Casaleggio, poi con Pietro Dettori - fidatissimo collaboratore - durante il viaggio in macchina, il leader stellato elabora la strategia: "Non ascolteremo quel che ha da dire, gli faremo presente noi invece tutti i motivi per cui è inadatto a coprire quel ruolo e non godrà mai della sua fiducia". Un "noi" che si traduce in un "io".
Perché il non detto dietro la discesa di Grillo a Roma, al contrario di quanto successe con Bersani, e rivelato da un membro dello staff, è il timore che i volenterosi Maurizio Santangelo e Federico D'Incà davanti al grande comunicatore Democratico possano uscire con le ossa rotte. Il leader arriva a Montecitorio con mezz'ora d'anticipo, si chiude nello studio del vicepresidente Luigi Di Maio. Con loro i due capigruppo e qualche fedelissimo, da Manlio Di Stefano a Carlo Sibilia. Beppe spiega la strategia: "Fate parlare me, Luigi, tu vieni con noi".
A botta calda il Movimento in Parlamento si spacca. I più ortodossi sprizzano gioia da tutti i pori: "Se fosse stata una partita di calcio avremmo vinto 4-0", sorride sornione Alfonso Bonafede. "Grillo ha vinto - continua il deputato - perché Renzi non aveva nessuna credibilità. Beppe è coerente, il segretario del Pd sono mesi che parla. Ha implorato di poter parlare un minuto per riempire il tempo con un po' di spot, ma noi alla farsa non ci stiamo".
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Renzi-Grillo, i tweet di direttori e influencer
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Appena fuori dalla Camera la musica cambia. Luis Orellana, tra i più critici sulla linea della diarchia meneghino-genovese, va verso il Senato. Gli si avvicina un uomo sulla cinquantina ("cinquantadue", dirà lui stesso), faccia pulita, vestiti dignitosi. "Senatò - lo abborda - mi ascolti. Voi siete bravi, perché date del tu alla gente, parlate delle cose vere, non come lo schifo che sta dentro quer Palazzo. Io c'ho n'età, e me so' ridotto a lavora' due giorni a settimana. Piglio 380 euro al mese, m'hanno staccato la la luce, so' stato quarantacinque giorni al buio, devo rateizza' er gas. Me dia una mano senato', che nun ce la faccio ad andà avanti".
Orellana va avanti in silenzio, si ferma, mette mano al portafoglio. Poi si gira con lo sguardo triste: "Abbiamo una grandissima responsabilità addosso, per tutto quello che facciamo e per tutto quello che decidiamo di non fare". Ogni riferimento a parole, opere e omissioni del recente passato è puramente voluto. "La responsabilità anche di fare un'opposizione meno urlata e più responsabile". Il pensiero va al match Renzi-Grillo: "Agli attivisti sarà pure piaciuto - spiega Orellana - ma agli altri nostri elettori Beppe sarà sembrato presuntuoso e arrogante. Aspetta le proposte del premier incaricato prima di ritenerle non credibile".
Pochi metri più in là Lorenzo Battista è caustico: "Sarebbe stato meglio che fosse andato qualcuno che aveva veramente voglia di parlare". E Roberto Cotti - oggetto degli strali del blog per una partecipazione non concordata all'ultima puntata di Ballarò - gli fa eco: "Sicuramente non è andato lì ad ascoltare, ma per fare il suo show". La più dura di tutti è Serenella Fuksia: "Frasi trite e ritrite... a cui alla fine si fa quasi (purtroppo) l'abitudine".
Un'insofferenza che prenderà corpo in serata in un comunicato a quattro mani. Oltre a Orellana e Battista lo firmano Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino. Poche righe che si aprono con "la perplessità sul modo in cui Beppe Grillo ha inteso approcciare il colloquio", e che continuano: "Per esprimere valutazioni, il tempo e i mezzi non ci manchino. Per chiedere risposte precise, invece, bisognerà aspettare la prossima occasione. Questa l'abbiamo perduta". Giudizio condiviso da un'altra manciata di senatori.
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Grillo dopo l'incontro con Renzi
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Ansa
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Ma l'altra metà del cielo si fa sentire con altrettanta vivacità. "Che gran figlio di buona donna! - esclama un divertito Bartolomeo Pepe - Beppe è un genio mediatico, che ha messo in ombra tutti gli altri degni rappresentanti del M5s che erano nella sala. D'altronde con l'uomo di Carlo De Benedetti che accordi potevi fare".
Nessun dubbio sulla gestione dell'incontro per una larghissima fetta di deputati. "Tutti i messaggi che mi sono arrivati dicevano di andare lì per sbattergli in faccia quel che pensavamo - dice Giorgio Sorial, quello del 'boia' a Giorgio Napolitano - D'altronde queste non erano consultazioni vere, erano una farsa". Pollice verso anche per Daniele Del Grosso: "Beppe ha giocato sul suo terreno, ha massacrato Renzi e se n'è andato. Non poteva fare altrimenti, anche perché quello parla solo per slogan". Laura Castelli punta il dito contro il premier incaricato: "Ha sbagliato completamente strategia, questo streaming ci ha portato molti voti. Del resto io ero per non andarci proprio, quella di Beppe è stata la soluzione migliore".
Qualche anima critica a Montecitorio prova a far sentire la sua voce: "Mi sarei aspettata di sentire le proposte di Renzi, ma evidentemente a Grillo non interessavano", commenta Paola Pinna. "Grillo deludente, abbiamo perso un'occasione", concorda Alessio Tacconi.
In tanti rimangono in silenzio, a cominciare dai friulani Walter Rizzetto e Alessio Tacconi. Qualcuno, en passant, fa notare la faccia scura di Luigi Di Maio mentre l'ex-comico arringava a Renzi. Lui non dà adito a nessun tipo di delusione: "Chi si aspettava altro credo che non abbia capito lo spirito di questo Movimento. Noi alle loro balle non crediamo". Convince tanti, non tutti. Il deputato Pd Enzo Lattuca la mette giù in forma di battuta: "Aveva la stessa faccia di Gianfranco Fini mentre Silvio Berlusconi dava del 'kapò' a Martin Schulz al Parlamento europeo". È lo streaming, bellezza
Renzi-Berlusconi e Renzi-Grillo
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