giovedì 20 febbraio 2014

Da questo articolo si può dedurre che in galera non ci vanno mai i corrotti.

Quante persone sono in galera in Italia per corruzione? Solo 11

ROMA  - Vi siete mai chiesti quante persone in Italia sono in carcere per corruzione? La risposta, aberrante, è solo 11. E il motivo è che chiunque si sia macchiato dei reati di tangenti, appropriazione indebita, abuso d’ufficio e così via, spesso resta impunito o comunque trova la via della salvezza grazie alla prescrizione. A rivelarlo è il settimanalel’Espresso, in edicola il 21 febbraio, secondo cui “in Italia i più ricchi e potenti riescono quasi sempre a sfuggire alla condanna”.
Il settimanale cita i dati del Dap, il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria aggiornati al novembre 2013, secondo cui “sugli oltre 60 mila detenuti si contano soltanto 11 accusati per corruzione, 26 per concussione, 46 per peculato(cioè per furto di denaro pubblico), 27 per abuso d’ufficio aggravato”. Tutto ciò mentre in Germania, ad esempio, per reati economici finanziari vi sono in cella 8.600 detenuti. Inoltre, “di fronte all’enormità di un’evasione stimata nel nostro Paese di 180 miliardi di euro all’anno, in cella per frode fiscale ci sono soltanto 168 persone e appena tre arrestati per reati societari o falso in bilancio”. L’inchiesta dell’Espresso evidenzia che la causa principale di questa impunità è la prescrizione.
“Oggi in Italia prima che un procedimento penale arrivi a sentenza definitiva servono in media 1.802 giorni. Ma il reato di corruzione si prescrive 2.737 giorni dopo la data in cui è stato commesso: in pratica, tutte le tangenti pagate prima del giugno 2011, anche se venissero scoperte, resterebbero senza condanne. E lo stesso accade con migliaia di inchieste per abuso d’ufficio, appropriazione indebita, frode fiscale, peculato”.
Nel 2012 “113 mila procedimenti sono stati cancellati dalla prescrizione, mentre nei tribunali si sono accumulati poco meno di 3 milioni e mezzo di fascicoli da smaltire. È un colossale colpo di spugna”.
Il presidente del Senato Pietro Grasso, interpellato dal settimanale, ricorda che esiste già un disegno di legge per affrontare il problema e lo ha presentato proprio lui nel suo primo giorno da senatore. “L’istituto della prescrizione – afferma – andrebbe rivisto completamente, non solo per i reati legati alla corruzione. Per fare una rivoluzione basterebbe una norma a costo zero: il calcolo della prescrizione si blocchi dopo il rinvio a giudizio; tutti i processi iniziati devono essere conclusi in tempi brevi”.
L’espresso ha infine chiesto un parere anche il pm napoletano Henry Woodcock, secondo il quale “il problema prima ancora che giuridico-giudiziario, è culturale”: gli imprenditori si sono ormai rassegnati alle mazzette.

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