Le conseguenze del referendum svizzero di domenica 9 febbraio, con cui si approvano restringimenti all’immigrazione nella Confederazione elvetica, saranno soprattutto politiche. Sono ancora vive le roventi polemiche e gli strali di Bruxelles contro la Francia - che ai tempi di Nicolas Sarkozy aveva reintrodotto controlli alla frontiera con l’Italia per arginare l’arrivo di profughi nordafricani - o la Danimarca, che aveva rintrodotto controlli doganali al confine con la Germania. Il tutto a dispetto del Trattato di Schengen in vigore. Il caso Svizzera, insomma, rischia di aprire un vespaio andando a toccare uno dei capitoli fondanti dell’Ue, quello al momento più sotto attacco della destra populista, proprio il diritto di libera circolazione dei cittadini. Un “modello svizzero” che potrebbe divenire ancora più pericoloso se davvero a maggio 2014 si vedrà una forte avanzata dei francesi del Front National, xenofobi olandesi di Geert Wilders, Lega Nord italiani, Liberalnazionali austriaci, ungheresi di Jobbik e via dicendo.
Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
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