domenica 7 settembre 2014

Che si aggrediscano dei poliziotti in un corteo non trova alcuna giustificazione. La magistratura, se ci sono responsabilità saprà accertarle. A nessuno è concesso di aggredire le forze dell'ordine.

Agenti aggrediti al corteo «funebre». È giallo sul latitante scappato (FOTO)

La manifestazione di amici e parenti di Davide Bifolco, il 16enne ucciso da un carabiniere LEGGI ANCHE Sale la tensione: «Poliziotti assassini, vendetta»

Napoli, al via il corteo per il 17enne ucciso
«Assassini con la divisa», «lo Stato non ci tutela», «carabiniere in carcere». Erano migliaio a urlare contro le forze dell’ordine, a chiudere «giustizia» per la morte di Davide Bifolco, il sedicenne morto due notti fa nel rione Traiano a Napoli raggiunto da un colpo di pistola partito dalla pistola di un carabiniere. Slogan e striscioni sono stati esposti dai manifestanti durante il corteo che è stato organizzato ieri pomeriggio nel luogo dove è morto il minorenne, che è poi andato avanti fino a piazza Giovanni XXIII, davanti alla caserma dei carabinieri, protetta con i blindati della polizia con lampeggianti accesi, colpiti da oggetti lanciati dai manifestanti. Un corteo che ha paralizzato il traffico di quella zona della città e che ha riunito amici e parenti del ragazzo che era in sella a un motorino insieme con altre due persone che non si sono fermati all’alt dei carabinieri. Proprio sull’identità di uno dei due giovani che erano con la vittima ci sono versioni discordanti e indagini da parte dell’Arma. Il motivo? I militari fin dal primo momento hanno sostenuto che sul motorino c’era anche un latitante, Arturo Equabile, evaso dai domiciliari lo scorso febbraio e ancora non rintracciato. Dall’altra parte, invece, c’è la testimonianza di un ragazzo, Vincenzo Ambrosio, amico di Davide, che ha affermato di essere lui il terzo in sella allo scooter insieme anche a Salvatore Triunfo, fermato subito dopo il colpo mortale e che «adesso dovrà difendersi dall’accusa di favoreggiamento personale e resistenza a pubblico ufficiale.
Chi era dunque il ragazzo sul motorino al momento dell’inseguimento da parte dei carabinieri insieme a Davide e a Salvatore? L’Arma, per dare conferma alla sua versione e portare ulteriori prove al pm Manuela Persico hanno chiesto alle emittenti private e al servizio pubblico di fargli acquisire i video e gli audio raccolti sul luogo del ferimento mortale dai testimoni. Non solo. Agli atti dell’inchiesta che vede indagato per omicidio colposo l’appuntato dei carabiniere di 32 anni finiranno anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza che si trovano intorno al posto dove è caduto in terra senza vita Davide Bifolco.
«Non c’è nessun latitante, ero io il terzo sul motorino», ha dichiarato ieri Vincenzo Ambrosio. E ancora: «Stavamo sul motorino e all’improvviso una volante ci ha rincorso, siamo scappati e alla fine ci hanno buttato a terra. Io sono scappato, il mio amico voleva scappare con me ma non glielo hanno fatto fare». A chi gli chiedeva perché non si fossero fermati all’alt dei militari ha dichiarato che «non avevamo nè l’assicurazione nè la patente». E ora sarà sentito dai pm.
«Deve marcire in carcere, non deve avere un’ombra di pace per tutta la vita - ha urlato con la voce spezzata dal pianto, Flora, la mamma di Davide - nostro figlio deve essere ancora seppellito, nessuno, e dico nessuno, deve sentirsi autorizzato a compiere atti di violenza anche verbale in suo nome. Chi vuole bene a Davide deve rispettarlo». La donna era in corteo insieme con l’altro figlio, Tommaso. «I delinquenti sono loro, dovrebbero tutelarci. Quel carabiniere deve pagare». Ci sono stati dunque alcuni momenti di tensione tra i manifestanti che hanno partecipato al corteo e le forze dell’ordine: lanciati dalla polzia alcuni lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno lanciato oggetti contro i blindati.
«La morte, soprattutto se di un giovane, è sempre una tragedia. Ma fermarsi all’alt dei carabinieri è un obbligo», ha scritto il segretario della Lega Matteo Salvini su Twitter.
Anche il mondo politico, quindi, è sceso in campo sulla morte del minorenne. Tra questi, pure il presidente del Senatro, Pietro Grasso. «Se ci sono delle responsabilità, chi le ha paghi. Ho sempre fiducia nella capacità da parte della magistratura di accertate le responsabilità». Sulla vicenda, è intervenuto anche il sindaco di Napoli, Luigi De MAgistris. «Sono profondamente scosso, come tutti i napoletani, da questa tragedia. È inaccettabile che un ragazzo possa morire in questo modo, a 17 anni. Siamo vicini alla sua famiglia. Devo dire che la mancanza di chiarezza contribuisce a non affievolire l’inquietudine. Mi auguro quindi, anche avendo fatto il magistrato, che già nelle prossime ore, la magistratura possa fare chiarezza su quanto accaduto».
Augusto Parboni

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