Obama: "Distruggeremo l'Isis". Dieci paesi nella coalizione. Cameron non esclude i raid. Altolà di Mosca e Damasco
New York, 11 settembre 2014 - Non sarà come per le guerre in Iraq e in Afghanistan. "Gli Stati Uniti guideranno un'ampia coalizione internazionale per indebolire e alla fine distruggere l'Isis". Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha presentato alla nazione la strategia contro lo Stato islamico. Quattro i punti: Raid aerei "come quelli fatti per anni in Yemen e in Somalia", la formazione dei militari dei Paesi minacciati dai terroristi, il lavoro di intelligence e infine gli aiuti umanitari. "Questo vuol dire che non esiterò a ordinare azioni contro l'Isis in Siria come in Iraq. Questo è un punto centrale della mia presidenza: se minacci l'America, non troverai un paradiso sicuro", in cui nasconderti.
LA STRATEGIA - Il presidente americano dalla Casa Bianca ha ricordato che l'intervento contro lo Stato islamico "non coinvolgerà militari americani sul territorio straniero". Ma la decisione di Obama parte da un passaggio fondamentale: la formazione di un nuovo governo "inclusivo" in Iraq, definito più volte dal presidente americano come una condizione essenziale per poter cambiare la situazione e distruggere l'Isis, che controlla un'ampia area a nord del Paese.
Come lo stesso presidente ha ammesso nelle scorse settimane ci vorrà tempo, forse anni, per distruggere completamente lo Stato islamico. All'interno di questo quadro un altro punto centrale è rappresentato dall'azione condivisa con una ampia coalizione internazionale: "Prima di giungere a questa decisione ha consultato "gli alleati all'estero e il Congresso". Proprio Capitol Hill rappresenta l'altra chiave di svolta. Obama - ha detto - ha preferito agire insieme al Senato e alla Camera, pur avendo l'autorità di ordinare un attacco da solo. "Le decisioni condivise rafforzano la nazione", ha continuato.
Come lo stesso presidente ha ammesso nelle scorse settimane ci vorrà tempo, forse anni, per distruggere completamente lo Stato islamico. All'interno di questo quadro un altro punto centrale è rappresentato dall'azione condivisa con una ampia coalizione internazionale: "Prima di giungere a questa decisione ha consultato "gli alleati all'estero e il Congresso". Proprio Capitol Hill rappresenta l'altra chiave di svolta. Obama - ha detto - ha preferito agire insieme al Senato e alla Camera, pur avendo l'autorità di ordinare un attacco da solo. "Le decisioni condivise rafforzano la nazione", ha continuato.
GRAN BRETAGNA - Il premier britannico David Cameron ha affermato di ''non escludere nulla'' riguardo una azione militare contro l'Isis. La dichiarazione di fatto contrasta con quanto affermato in precedenza dal ministro degli Esteri, Philip Hammond, che escludeva la partecipazione di Londra ai raid aerei contro l'Isis in Siria dopo l'annuncio del presidente americano Barack Obama.
ALTOLA' DI DAMASCO - Se gli Usa effettueranno raid aerei in Siria senza prima il consenso del governo, il regime di Basha Assad considererà l'azione un attacco diretto Damasco. Così il ministro della riconciliazione nazionale Ali Haidar. Il collega degli Esteri, Walid Muallem, ad agosto aveva spiegato che il suo Paese avrebbe permesso agli Usa di attaccare l'Isis nel suo territorio, purché "in coordinamento preventivo" con le autorità di Damasco; al contrario, ha avvertito ancora, qualsiasi misura che ignori un accordo con le autorità siriane verrebbe considerata "un'aggressione" alla quale Damasco reagirà.
MOSCA - Per la Russia - fa sapere il ministero degli Esteri di Mosca - un eventuale attacco Usa alla Siria, senza l'ok del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, rappresenterebbe "un'aggressione" e "una flagrante violazione" del diritto internazionale.
IL VIAGGIO DI KERRY - Della "grande coalizione" contro gli jihadisti sunniti guidata dagli Usa faranno parte anche 10 Stati arabi a partire dai sauditi. Lo ha annunciato John Kerry al termine della tappa a Gedda della sua missione nella regione per raccogliere il più vasto consenso possibile alla campagna di raid aerei contro Isis in Iraq e Siria. "Gli stati partecipanti hanno accettato di fare la loro parte", si legge in una dichirazione del segretario di Stato americano specificando che oltre all'Arabia Saudita (culla del wahabismo, l'interpretazione più severa del sunnismo) ci sono Bahrein, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Nessun Paese, ha chiarito Kerry, ha parlato dei invio di truppe di terra.
IL RICORDO DI FOLEY E SOTLOFF - Ma il presidente nel discorso fatto alla vigilia del tredicesimo anniversario dall'attentato alle Torri Gemelle ha voluto anche ricordare la morte dei due giornalisti americani, James Foley e Steven Sotloff, entrambi decapitati dallo Stato islamico che per Obama non è "islamico": "Nessuna religione giustifica l'uccisione di innocenti e la maggior parte delle vittime dell'Isil erano musulmani", ha detto. "L'Isil è un organizzazione terroristica, non uno stato".
ALTRI MILITARI USA IN IRAQ - Obama ha autorizzato l'invio di altri 475 soldati americani in Iraq che "non andranno in missione di combattimento" ma saranno dispiegati con compiti di addestramento. Gli Stati Uniti hanno già dispiegato con compiti analoghi circa 300 consiglieri militari in Iraq. Il nuovo personale Usa affiancherà l'esercito iracheno e quello curdo anche per la formazione nel settore dell'intelligence. Con un ruolo analogo potrebbe arrivare in Iraq anche personale di altri paesi partner.
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