Pd, Matteo Richetti indagato per peculato. Sono otto i consiglieri del Pd sotto inchiesta
L'ipotesi di accusa è per l'uso delle auto blu nell'ambito dell'inchiesta "spese pazze" del consiglio regionale. Poche ore fa il suo ritiro dalla corsa per il dopo-Errani. Coinvolti forse anche altri gruppi. Defranceschi: presto mio dossier sulle auto blu della giunta Errani
BOLOGNA - Matteo Richetti, il deputato che si è ritirato oggi dalla corsa alle primarie Pd per la Presidenza della Regione, risulta iscritto nel registro degli indagati per l'ipotesi di accusa di peculato nell'ambito dell'inchiesta sulle "spese pazze" del consiglio regionale, coordinata dai pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari con la supervisione del procuratore Roberto Alfonso e del procuratore aggiunto Valter Giovannini. Inchiesta che è alle battute finali e che probabilmente sarà chiusa entro il mese di ottobre.
Il deputato renziano si era candidato pochi giorni fa dopo che era fallito il tentativo Pd di convergere in modo unitario sulla candidatura del sindaco di Imola Daniele Manca. Dopo il suo passo indietro restano in gara Stefano Bonaccini e Roberto Balzani. Intanto Bonaccini ha annullato un evento a Reggio Emilia per un incontro con gli amministratori locali, e sarebbe tornato a Bologna. Mentre Balzani, l'ex sindaco di Forlì, ha presentato
oltre trenta firme di delegati dell'assemblea regionale Pd (ne bastavano 24).
Sul conto di Richetti era stato aperto un procedimento a parte su esposto del consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi (poi sospeso da Grillo e Casaleggio) sull'uso delle auto blu "da casa e per casa" nel periodo in cui Richetti fu presidente del consiglio regionale.
Nei giorni scorsi alcuni esponenti del Pd si sono recati in Procura, attraverso i propri avvocati, a fare istanza ex articolo 335 per sapere se ci fossero procedimenti a proprio carico e tra questi, appunto, Matteo Richetti, assistito dall'avvocato Gino Bottiglioni, che lo ha visionato e ha fatto richiesta di avere copia degli atti.
IL TWEET DELLA PINI
In totale risultano otto i consiglieri regionali del Pd dell'Emilia-Romagna indagati per peculato nell'inchiesta della Procura di Bologna sulle spese dell'assemblea legislativa.
E' probabile che le iscrizioni riguardino anche altri gruppi, così come è possibile che il numero aumenti. Quando la Gdf a ottobre 2013 si era recata negli uffici della Regione per un'ulteriore acquisizione documentale dopo la prima 'visita', era emerso che ad essere indagati erano i nove capigruppo del consiglio. Sono aperti fascicoli 'separati' per ciascun gruppo consiliare. L'impressione è che l'inchiesta non venga chiusa, con la notifica di avvisi di fine indagine, prima di metà ottobre e quindi dopo le primarie del centro-sinistra.
Chi è Matteo Richetti. Matteo Richetti, cattolico, ex Margherita, modenese, è dal 2013 deputato dem alla Camera. Eletto con oltre 10mila preferenze alle primarie per i parlamentari, Richetti ha lasciato il consiglio regionale, dove dal 2010 era presidente dell'assemblea legislativa. Giovane, attivo, con Renzi dalla prima Leopolda, Richetti ha contribuito in Regione Emilia Romagna alla legge sull'abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali, ed è stato tra i promotori del taglio ai rimborsi dei consiglieri regionali e di tutte le norme anti-casta. Alle primarie 2012 sostiene Renzi alle primarie contro Bersani, e dopo la sconfitta dell'allora sindaco di Firenze si candida al Parlamento, risultando il più eletto nella sua Modena. Richetti coordina i comitati per Renzi segretario, nel 2013, dell'Emilia Romagna, ma nell'ultimo anno sembra sempre più lontano dal leader Pd, che invece apre le porte della segreteria al rivale Stefano Bonaccini, modenese come Richetti ed ex bersaniano. Ultimo strappo da Renzi, quando Richetti si astiene sull'adesione al Pse. Poi la candidatura alle primarie per la presidenza della Regione, dopo le dimissioni di Vasco Errani.
Guerini: "Rispetto decisione". "Guardiamo con rispetto la decisione di
Matteo richetti di non candidarsi alle primarie in emilia romagna e apprezziamo il suo gesto di tutelare il bene del pd e dell'istituzione regionale. In attesa di notizie ufficiali, confidiamo potrà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli verrebbero contestati". E' quanto afferma in una nota Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito Democratico.
Il legale: scelta politica. Matteo Richetti "è sereno, è convinto di aver sempre agito in maniera legittima e di aver rispettato le regole, aspettiamo di leggere gli atti nel fascicolo dei Pm per cui abbiamo fatto richiesta stamattina, ma il mio assististo sente di non avere nulla di cui pentirsi", dice il legale di Richetti, Gino Bottiglioni. La scelta di rinunciare alla corsa per la successione di Vasco Errani "è stata una sua scelta politica per ragioni personali e per tenere unito il partito - prosegue l'avvocato - e non ha nulla a che vedere con questa che è una vicenda giudiziaria. Sono due cose disgiunte - rimarca - anche se mi rendo conto che la contemporaneità possa apparire singolare, tuttavia conoscevamo da tempo l'esistenza di questo procedimento e vista la posizione che Richetti ricopriva era molto probabile che le indagini, perché di questo semplicemente si tratta, fossero anche su di lui".
"Mai avuta la passione per le auto blu". Così Richetti rispose nel 2011 alle accuse sull'uso delle automobili a disposizione dei politici in viale Aldo Moro. "La macchina a noleggio con autista, a disposizione 24 ore su 24 del presidente dell'assemblea legislativa, l'ho eliminata una volta diventato presidente. Costava 80 mila euro l'anno: ora ci sono solo i costi per l'auto da noleggiare in caso di spostamento per motivi istituzionali e siamo così passati da un costo annuo di 130.000 euro a 50.000. E quest'anno la voce 'servizio automobilistico' è scesa ulteriormente a 25 mila euro. Considerati i due anni e mezzo di legislatura trascorsi, un risparmio di oltre 200 mila euro. Non permetto quindi a nessuno di associare questa mia decisione a sospetti o pratiche irregolari. Peraltro, è tutto documentato". Richetti, di seguito, spiegò con date e circostanze precise, le ragioni di quegli spostamenti. "Incontri pubblici, appuntamenti di rilievo- conclude- è l'attività istituzionale alla quale sono chiamato come presidente dell'assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna. Per me un onore; quella sì, una passione. Quella per le auto blu, invece, non l'ho mai avuta".
Taddei: "Atto di dignità". Quello di Matteo Richetti "è un atto individuale che dà dignità alla persona e al Pd: non c'è nulla da vergognarsi". E' il commento di Filippo Taddei, membro della segreteria di Matteo Renzi, alla rinuncia di Richetti a correre alle primarie del centrosinistra in Emilia-Romagna. "A Matteo va tutta la mia stima personale e il mio sostegno in una decisione che sono certo sia sofferta sotto il profilo umano e politico", ha detto Taddei. E sulle presunte pressioni a convincerlo a lasciare, ha aggiunto: "Sono certo che se esistessero, ci sono poi le scelte degli individui e la loro dignità. E Matteo ha fatto una scelta di dignità e individuale".
Defranceschi: "Presto mio dossier su auto blu della giunta". Andrea Defranceschi torna alla carica. "Quando lo denunciai io tre anni fa, nel 2011, erano demagogia e populismo. Ora, da quanto emerso da notizie di stampa, pare sia diventata un'indagine della procura". A questo punto però, scrive in una nota, "mi chiedo cosa succederà nei prossimi giorni quando pubblicherò quello a cui ho lavorato quest'estate e che sarebbe dovuto uscire, neanche a farlo apposta, proprio domani: un dossier sull'uso delle auto blu da parte della giunta e di Errani.
Il deputato renziano si era candidato pochi giorni fa dopo che era fallito il tentativo Pd di convergere in modo unitario sulla candidatura del sindaco di Imola Daniele Manca. Dopo il suo passo indietro restano in gara Stefano Bonaccini e Roberto Balzani. Intanto Bonaccini ha annullato un evento a Reggio Emilia per un incontro con gli amministratori locali, e sarebbe tornato a Bologna. Mentre Balzani, l'ex sindaco di Forlì, ha presentato
oltre trenta firme di delegati dell'assemblea regionale Pd (ne bastavano 24).
Sul conto di Richetti era stato aperto un procedimento a parte su esposto del consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi (poi sospeso da Grillo e Casaleggio) sull'uso delle auto blu "da casa e per casa" nel periodo in cui Richetti fu presidente del consiglio regionale.
Nei giorni scorsi alcuni esponenti del Pd si sono recati in Procura, attraverso i propri avvocati, a fare istanza ex articolo 335 per sapere se ci fossero procedimenti a proprio carico e tra questi, appunto, Matteo Richetti, assistito dall'avvocato Gino Bottiglioni, che lo ha visionato e ha fatto richiesta di avere copia degli atti.
IL TWEET DELLA PINI
In totale risultano otto i consiglieri regionali del Pd dell'Emilia-Romagna indagati per peculato nell'inchiesta della Procura di Bologna sulle spese dell'assemblea legislativa.
E' probabile che le iscrizioni riguardino anche altri gruppi, così come è possibile che il numero aumenti. Quando la Gdf a ottobre 2013 si era recata negli uffici della Regione per un'ulteriore acquisizione documentale dopo la prima 'visita', era emerso che ad essere indagati erano i nove capigruppo del consiglio. Sono aperti fascicoli 'separati' per ciascun gruppo consiliare. L'impressione è che l'inchiesta non venga chiusa, con la notifica di avvisi di fine indagine, prima di metà ottobre e quindi dopo le primarie del centro-sinistra.
Chi è Matteo Richetti. Matteo Richetti, cattolico, ex Margherita, modenese, è dal 2013 deputato dem alla Camera. Eletto con oltre 10mila preferenze alle primarie per i parlamentari, Richetti ha lasciato il consiglio regionale, dove dal 2010 era presidente dell'assemblea legislativa. Giovane, attivo, con Renzi dalla prima Leopolda, Richetti ha contribuito in Regione Emilia Romagna alla legge sull'abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali, ed è stato tra i promotori del taglio ai rimborsi dei consiglieri regionali e di tutte le norme anti-casta. Alle primarie 2012 sostiene Renzi alle primarie contro Bersani, e dopo la sconfitta dell'allora sindaco di Firenze si candida al Parlamento, risultando il più eletto nella sua Modena. Richetti coordina i comitati per Renzi segretario, nel 2013, dell'Emilia Romagna, ma nell'ultimo anno sembra sempre più lontano dal leader Pd, che invece apre le porte della segreteria al rivale Stefano Bonaccini, modenese come Richetti ed ex bersaniano. Ultimo strappo da Renzi, quando Richetti si astiene sull'adesione al Pse. Poi la candidatura alle primarie per la presidenza della Regione, dopo le dimissioni di Vasco Errani.
Guerini: "Rispetto decisione". "Guardiamo con rispetto la decisione di
Matteo richetti di non candidarsi alle primarie in emilia romagna e apprezziamo il suo gesto di tutelare il bene del pd e dell'istituzione regionale. In attesa di notizie ufficiali, confidiamo potrà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli verrebbero contestati". E' quanto afferma in una nota Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito Democratico.
Il legale: scelta politica. Matteo Richetti "è sereno, è convinto di aver sempre agito in maniera legittima e di aver rispettato le regole, aspettiamo di leggere gli atti nel fascicolo dei Pm per cui abbiamo fatto richiesta stamattina, ma il mio assististo sente di non avere nulla di cui pentirsi", dice il legale di Richetti, Gino Bottiglioni. La scelta di rinunciare alla corsa per la successione di Vasco Errani "è stata una sua scelta politica per ragioni personali e per tenere unito il partito - prosegue l'avvocato - e non ha nulla a che vedere con questa che è una vicenda giudiziaria. Sono due cose disgiunte - rimarca - anche se mi rendo conto che la contemporaneità possa apparire singolare, tuttavia conoscevamo da tempo l'esistenza di questo procedimento e vista la posizione che Richetti ricopriva era molto probabile che le indagini, perché di questo semplicemente si tratta, fossero anche su di lui".
"Mai avuta la passione per le auto blu". Così Richetti rispose nel 2011 alle accuse sull'uso delle automobili a disposizione dei politici in viale Aldo Moro. "La macchina a noleggio con autista, a disposizione 24 ore su 24 del presidente dell'assemblea legislativa, l'ho eliminata una volta diventato presidente. Costava 80 mila euro l'anno: ora ci sono solo i costi per l'auto da noleggiare in caso di spostamento per motivi istituzionali e siamo così passati da un costo annuo di 130.000 euro a 50.000. E quest'anno la voce 'servizio automobilistico' è scesa ulteriormente a 25 mila euro. Considerati i due anni e mezzo di legislatura trascorsi, un risparmio di oltre 200 mila euro. Non permetto quindi a nessuno di associare questa mia decisione a sospetti o pratiche irregolari. Peraltro, è tutto documentato". Richetti, di seguito, spiegò con date e circostanze precise, le ragioni di quegli spostamenti. "Incontri pubblici, appuntamenti di rilievo- conclude- è l'attività istituzionale alla quale sono chiamato come presidente dell'assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna. Per me un onore; quella sì, una passione. Quella per le auto blu, invece, non l'ho mai avuta".
Taddei: "Atto di dignità". Quello di Matteo Richetti "è un atto individuale che dà dignità alla persona e al Pd: non c'è nulla da vergognarsi". E' il commento di Filippo Taddei, membro della segreteria di Matteo Renzi, alla rinuncia di Richetti a correre alle primarie del centrosinistra in Emilia-Romagna. "A Matteo va tutta la mia stima personale e il mio sostegno in una decisione che sono certo sia sofferta sotto il profilo umano e politico", ha detto Taddei. E sulle presunte pressioni a convincerlo a lasciare, ha aggiunto: "Sono certo che se esistessero, ci sono poi le scelte degli individui e la loro dignità. E Matteo ha fatto una scelta di dignità e individuale".
Defranceschi: "Presto mio dossier su auto blu della giunta". Andrea Defranceschi torna alla carica. "Quando lo denunciai io tre anni fa, nel 2011, erano demagogia e populismo. Ora, da quanto emerso da notizie di stampa, pare sia diventata un'indagine della procura". A questo punto però, scrive in una nota, "mi chiedo cosa succederà nei prossimi giorni quando pubblicherò quello a cui ho lavorato quest'estate e che sarebbe dovuto uscire, neanche a farlo apposta, proprio domani: un dossier sull'uso delle auto blu da parte della giunta e di Errani.
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