La Cassazione: il saluto romano resti vietato
La Suprema Corte conferma la condanna a due simpatizzanti di Casapound che avevano salutato a braccio teso: «C’è il rischio che ritornino movimenti ispirati al fascismo»
ANSA
Un manifesto con l’immagine del Duce che fa il saluto romano
12/09/2014
Non sono ancora maturi i tempi per lasciarsi alle spalle la legge Scelba del 1952 che punisce la ricostituzione del partito fascista e chi in pubblico replica le manifestazioni esteriori della dittatura di Mussolini, come il saluto romano e l’urlo «presente». Lo afferma la Cassazione con riferimento all’attualità del rischio di «rigurgiti» antidemocratici il cui timore, data la loro «frequenza» anche nel resto d’Europa, sottolinea la Suprema Corte, è presente nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione del 2000 scritta a tutela dei «valori fondanti» della Ue.
I supremi giudici, infatti, hanno confermato la condanna per due simpatizzanti di Casapound - che a un raduno neofascista avevano salutato a braccio teso urlando “presente” - rilevando che «nulla autorizza a ritenere che il decorso di ormai molti anni dall’entrata in vigore della Costituzione renda scarsamente attuale il rischio di ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o altre formazioni politiche analoghe». «L’esigenza di tutela delle istituzioni democratiche non risulta, infatti, erosa dal decorso del tempo e frequenti risultano gli episodi ove sono riconoscibili rigurgiti di intolleranza ai valori dialettici della democrazia e al rispetto dei diritti delle minoranze etniche o religiose», scrive la Prima sezione penale della Suprema Corte nella sentenza 37577 (presidente Arturo Cortese, relatore Raffaello Magi).
Con questa risposta, gli “ermellini” hanno respinto la tesi degli imputati - Andrea B., con precedenti, e Mirko G. - che sostenevano l’assenza di «lesività» dei comportamenti da loro tenuti e la necessità di “depenalizzare” i retaggi del reato di opinione per via del «mutato clima politico» e delle norme internazionali sulla libera manifestazione delle opinioni.
È stato così confermato il verdetto emesso il 31 maggio 2012 dalla Corte di Appello di Trento, sezione distaccata di Bolzano, che aveva a sua volta convalidato la decisione di primo grado del Tribunale di Bolzano del 26 aprile 2011 emessa con rito abbreviato. Il raduno neofascista si era svolto a Bolzano il dieci febbraio 2009 in memoria delle vittime delle foibe. Ad Andrea B. sono stati inflitti due mesi di reclusione e 300 euro di multa, a Mirko G. venti giorni di reclusione e 140 euro di multa, pena sostituita con complessivi 760 euro di multa.
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