mercoledì 10 settembre 2014

Se nella scelta dei dirigenti valesse il merito, la competenza, le capacità ed i risultati conseguiti invece che l'appartenenza a qualche sindacato probabilmente di Burosauri ce ne sarebbero davvero pochi. Via i sindacati dall'amministrazione pubblica. #Primaglistudenti #FuoriisindacatielelorotesseredallaP.A.

Il Burosauro non muore mai

Dal 2009, 389 nuove leggi complicano la vita delle imprese. E la burocrazia continua a crescere
(David McNew / Getty Images)

(David McNew / Getty Images)

  
Strano caso, quello del Burosauro. Se siete imprenditori – meglio ancora: piccoli imprenditori – l’avrete sicuramente incontrato più volte, nella vostra vita. Del tutto simile a un pachiderma, ma molto più grande (e soprattutto molto più lento), il Burosauro è un animale che ama vivere nei punti di passaggio. Guadi, valichi, sportelli: dovunque vi sia un di qua e un di là, lui e lì, nel mezzo, con la sua mole smisurata, il suo sguardo serafico e la sua fotocopiatrice rotta. Non è cattivo: tuttavia, se vi capita di incrociarlo lungo il vostro cammino è molto probabile che siate nei guai.
Il burosauro nasce e si sviluppa nella I Repubblica, un'era del Triassico Superiore. Gran parte delle specie che vivevano allora - dal Partitoraptor, all’Industrialosaurus Rex – sono ormai estinte. Anche del Burosauro, peraltro, era stata da tempo preconizzata la fine: la Grande Globalizzazione, del resto, aveva catapultato il mondo in un’era nuova, moderna, in cui pareva non esserci spazio per chi rallentava il cammino di chi doveva girare il mondo. Inoltre, si pensava, l’avvento di internet e delle tecnologie informatiche avrebbe reso obsoleti le piramidi di certificati, moduli, autorizzazioni. Qualcuno - i più ottimisti, a dire il vero – pensavano che per rispondere alle difficoltà della successiva crisi, la pressione e la complicazione fiscale avrebbero dovuto essere fisiologicamente ridotte. «Spediremo a ciascun contribuente un modello precompilato per la dichiarazione dei redditi», si è recentemente arrischiato a predire uno dei più temerari fra loro, tale Matteo Renzi, autonominatosi spietato nemico di ogni Burosauro. 

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Oggi in Italia ci sono circa 75mila leggi e 543 ancora in attesa di un decreto attuativo che le renda esecutive
Forse ci riuscirà, chissà. Nel frattempo, il Burosauro è ancora qui e non è mai stato meglio. Il suo habitat naturale, le foreste di leggi, leggine e regolamenti crescono a dismisura: qualcuno ha stimato che nel 2009 il corpus normativo - dopo un simbolico, quanto inutile rogo di 375mila norme da tempo abrogate - era arrivato a contare circa75mila unità: come ha ben raccontato Gian Antonio Stella nel suo ultimo saggio, dal titolo «Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli» si va da quella che, in Sicilia, autorizza l'allevamento di due cardellini a quella che impone che la ruota sia circolare. Il Parlamento, intanto, continua a sfornarne come se non ci fosse un domani: ci sono ancora 543 leggi, risalenti a questa e alla scorsa legislatura che aspettano un decreto attuativo che le renda esecutive. 
Ciò che rende l'Italia la patria perfetta del Burosauro, tuttavia, non è la quantità di leggi che produce, quanto piuttosto la loro capacità di complicare le cose. L’Ufficio Studi di Confartigianato, associazione nata, tra le altre cose, per trattare con i burosauri al posto degli imprenditori e, nel contempo, per provare a ridurne il potere di interdizione, ha recentemente preso in esame i 41 provvedimenti emanati nei 2.159 giorni che intercorrono tra il 29 aprile 2008 – e il 28 marzo 2014, a Governo Renzi appena insediato. Nell’elenco, tanto per capirci, ci sono 4 Leggi di Stabilità, 3 decreti “Crescita” o “Crescitalia”, 2 decreti “sviluppo”, un decreto spending review, un “Destinazione Italia” per attrarre investimenti dall’estero e - udite udite! - pure due decreti “Semplificazioni”.
elenco leggi burocrazia
Il fisco italiano si complica alla velocità di una nuova norma alla settimana
Nomi roboanti  e minacciosi, che dovrebbero far tremare le squame anche ai Burosauri che ne hanno viste tante.  Ebbene, secondo la Confartigianato, in questi 41 provvedimenti ci sono ben 629 norme fiscali, tra le quali 72 semplificano la vita delle imprese, 168 non vi impattano in alcun modo o quasi, laddove invece 389 (il 61,8%) la complicano, offrendo ai Burosauri ulteriore potere d’interdizione.  Volendo dirla in un altro modo: in questi duemila e rotti giorni, per ogni norma che semplifica la vita delle imprese, ne sono state introdotte quasi sei che la complicano. O anche, che il fisco Italiano è un ecosistema che si complica alla velocità di una nuova norma ogni 6,8 giorni. E poi dicono che la politica non combina nulla.
leggi burocrazia
Si prenda, a titolo di esempio, la normativa sugli appalti, che tra il 2008 e il 2012, come ha recentemente scritto Michele Ainis sul Corriere della Sera è stata cambiata sei volte, ovviamente col nobile obiettivo di renderla più semplice. O ancora, alla Scia – altrimenti detta Segnalazione Certificata d’Inizio Attività - inventata nel 2010 e “semplificata” tre volte nel giro di due anni. In entrambi i casi, il sotto testo – a suo modo geniale – è che la certezza del diritto sia un inutile orpello che complica le cose
Altra mirabile testimonianza di semplificazione burosaurica è il meraviglioso Decreto Legge 16/2012, intitolato «Semplificazioni tributarie». Un decreto, va detto, che insieme al Decreto Sviluppo 70/2011 è quello che ha il pregio di introdurre il maggior numero di norme che semplificano. Tuttavia, nel contempo, è anche un testo che, stando all’analisi del Ufficio Studi di Confartigianato, introduce 27 nuove norme fiscali che complicano la vita delle imprese, su 89 complessive. In percentuale, il 14,1%, record tuttora imbattuto.
Si legga, a titolo di esempio, l’articolo 3, dal titolo «Facilitazioni per imprese e contribuenti». Breve introduzione a cura di chi vi sta scrivendo: si tratta di una norma che permette agli stranieri – leggi: sceicchi, miliardari cinesi, oligarchi russi e similari – di effettuare acquisti in contanti per importi superiori a 5.000 euro, cosa che agli italiani (articolo 49 del Decreto Legge 231/2007) era preclusa. Giusto o sbagliato che sia, il tutto, ovviamente, è a condizione che:
 
a) all'atto  dell'effettuazione  dell'operazione  acquisisca fotocopia  del  passaporto  del  cessionario  e/o  del  committente apposita autocertificazione di quest'ultimo, ai  sensi  dell'articolo 47 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari  in materia di documentazione  amministrativa,  di  cui  al  decreto  del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, attestante  che non è cittadino italiano né cittadino di uno dei Paesi  dell'Unione europea ovvero dello Spazio economico europeo e che ha la residenza fuori del territorio dello Stato,    
 b) nel primo giorno feriale successivo a quello di effettuazione dell'operazione versi il denaro  contante  incassato  in  un  conto corrente intestato al cedente o al  prestatore  presso  un  operatore finanziario, consegnando a quest'ultimo fotocopia  del  documento  di cui alla lettera  a)  e  della  fattura  o  della  ricevuta  o  dello scontrino fiscale emesso.
Non paghi, si aggiunge che:
 
2. La disposizione di cui al comma 1  opera  a  condizione  che  i cedenti o i prestatori che  intendono  aderire  alla  disciplina  del presente articolo inviino apposita comunicazione preventiva, anche in via telematica, all'Agenzia delle entrate secondo le modalità ed  i termini  stabiliti  con  provvedimento  del  Direttore  dell'Agenzia stessa, da emanare entro trenta  giorni dalla  data  di  entrata  in vigore del presente decreto.
E ovviamente, anche che:
 
3. L'efficacia della disposizione  di  cui  all'articolo  2,  comma 4-ter,  lettera  c),  del  decreto-legge  13  agosto  2011,  n.  138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, come introdotta  dall'articolo  12,  comma  2,  del  decreto-legge  6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge  22 dicembre 2011, n. 214, limitatamente alla erogazione  di  stipendi  e pensioni  corrisposti  da  enti  e  amministrazioni   pubbliche,  è differita al 1° maggio 2012. Dalla data  di  entrata  in  vigore  del presente decreto presso gli sportelli aperti al pubblico di tali enti e amministrazioni pubbliche è data massima pubblicità al  contenuto e agli effetti della disposizione di cui al precedente periodo.
 
E che:
4. La disposizione di cui al primo periodo del comma 3 non trova applicazione nei riguardi di coloro i quali, anteriormente alla  data di entrata in vigore del presente decreto, si  sono  già  conformati alla disposizione di cui all'articolo 2, comma 4-ter, lettera c), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con  modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, come introdotta  dall'articolo 12, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
Non saremo noi a togliervi la gioia di interpretare questo felice esempio di letteratura postmoderna.  Ci siano tuttavia concesse tre riflessioni nel merito. La prima: per evitare al summenzionato sceicco e/o oligarca di usare la sua AmEx si introducono una serie di nuovi adempimenti che fanno venire il mal di testa solo a leggerli. La seconda: pur facendo capolino all’articolo 2, la cosiddetta «via telematica», che nella dimensione spazio temporale in cui abitiamo si chiama «posta elettronica» può tuttavia essere emendata dalla discrezionalità offerta al burosauro di turno di stabilire «modalità e termini» d’invio. La terza: la lingua in cui è scritta questa norma può ricordare a un occhio distratto l’italiano correntemente usato, ma di sicuro non lo è.
Più delle circonvoluzioni verbali del Legislatore e del bulimico ricorso a sportelli, fotocopie e «vie telematiche» in ogni singolo decreto, è nei grandi numeri che si coglie il trionfo dei burosauri. Ad esempio, nel fatto che il saldo tra norme che complicano la vita e norme che la semplificano segna una costante crescita, passando dal +33 del 2009 al +93 del 2013. O ancora, che tutto ciò ha contribuito a far crescere la pressione fiscale dal 43% del 2009 al 43,8% del 2013, alla faccia della contrazione dei redditi complessivi di imprese e famiglie.
crescita pressione fiscale
La Legge di Stabilità 2014 ha 43 norme che complicano la vita alle imprese e nessuna che la semplifica
I nostri rappresentanti a Roma, meritano infine un encomio per la loro efficienza: le Leggi di stabilità – quelle che un tempo si chiamavano «finanziarie» - riescono infatti ad assolvere in un colpo solo all'arduo e necessario compito di restituire ai Burosauri ciò che quel poco di attività legislativa ordinaria prova ogni anno a togliere loro: capolavoro indiscusso è l’ultima arrivata, la Legge di stabilità 2014, o anche 147/2013 che su un totale di 63 norme, ne ha ben 43 che complicano la vita alle imprese e nemmeno una che la semplifica. Seguita, ottima seconda, da quella del 2013 che riesce nell’impresa di complicare la vita delle imprese in 25 provvedimenti su 32.
Alberto Pizzoli/Afp/Getty Images

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Pare non essere un caso, peraltro, che l'82% delle leggi italiane pubblicate in Gazzetta Ufficiale dall'inizio di questa legislatura non siano altro che l'attuazione pedissequa di vincoli e disposizioni provenienti da quella stessa burocrazia europea cui Magnus Enzensberger che nel 2011 dedicato un rabbioso pamphlet. Racconta il filosofo austriaco, con profusione di esempi e numeri ,di un «esercito di 40mila impiegati», persone «il cui scopo nella vita è spegnere nei cittadini ogni senso civico, ogni traccia di autonomia». Il titolo del libro è, in tedesco, Sanftes monster, il mostro buono. Già, perché i Burosauri non prosperano solo in Italia. Anche a Bruxelles, ad esempio, non se la passano male.

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