Savaglio: «Io "cervello in fuga"
torno in Italia per fare mia parte»
L'INTERVISTA | Sandra Savaglio, astrofisica di professione, dopo 23 anni trascorsi all'estero, da ottobre insegnerà all’Università della Calabria.
Di Cinzia Zambrano
5 settembre 2014
Un bel cambio di rotta, se si considera che nel 2004 la sua faccia finì sulla copertina del Time con un titolo emblematico: “How Europe lost its science stars”, proponendola a simbolo della fuga dei cervelli. Il 14 settembre, per motivi opposti, riceverà invece a Montalcino il “Premio Casato Prime Donne 2014”, un riconoscimento per i suoi meriti di scienziata (160 pubblicazioni nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, come «Nature» e «Astrophysical Journal») e “come esempio delle donne che scelgono di scommettere sul futuro dell’Italia”.
Da “cervello in fuga” a “cervello di ritorno”, cos’ è che l’ha spinta a tornare?
«E’ stata un’offerta presentata su un piatto d’argento per uno posto di lavoro di primo livello in un dipartimento (quello di Fisica dell’Università della Calabria) tra i primi in Italia come produzione scientifica e impatto internazionale. Non ho avuto nessuna scelta, non ho più scuse, ho detto di sì. Poi è la mia terra di origine, per molte cose mi è mancata tanto».
Dal Max Planck Institute all’Università della Calabria, cosa si aspetta nel futuro prossimo?
«Una cosa è certa: sarà diverso. Per molti motivi, sarà un cambiamento rigenerante e per diverse cose sarà in meglio. Le note dolenti le sappiamo, non serve ripeterle. Quelle meno dolenti: avere più contatto con studenti, stare in un ambiente più rosa (la Germania ha un basso numero di scienziate donne, e molte sono straniere) e anche più umano. Questo ultimo aspetto, non è sempre positivo: l’essere umano non è per niente perfetto. Ma questo ha anche i suoi vantaggi perché non è facile vivere in un paese dove essere al di sotto della perfezione viene considerato un fallimento…».
Sui fondi da destinare alla ricerca la Germania è messa meglio di noi…
«La Germania da questo punto di vista è messa meglio di ogni altro paese al mondo. La ricerca ha una grande considerazione in questo paese. Non ho mai visto così tanti soldi per la ricerca come in Germania. Se faccio il confronto con l’Italia, molto sommariamente: la Germania spende 100 per produrre 80, l’Italia spende 20 per produrre 60. Traete voi le conclusioni…».
Cosa le mancherà e cosa non le mancherà della Germania?
«Mi mancherà l’efficienza tedesca. Non mi mancherà il clima, il cibo, questo senso di non essere mai brava abbastanza…».
Cosa direbbe ai tanti “cervelli” che come lei hanno lasciato l’Italia per un futuroall’estero?
«Per uno scienziato è fondamentale allontanarsi dal posto dove si fanno gli studi, per conoscere, prepararsi, ampliare i propri interessi. In tanti lo fanno in Italia, ma lo fanno anche in Francia, Germania, Olanda e ora anche in Usa. Per i giovani quindi non c’è niente di male andareall’estero per studiare o per lavorare, anche se restare in Italia per studiare può essere una scelta vincente. Per quelli come me che hanno raggiunto un certo livello, hanno stabilito collaborazioni solide e hanno le idee molto chiare, ha senso accettare proposte di lavoro di questo tipo, rimboccarsi le maniche e fare la propria parte. In tanti lo fanno, e da quello che ho capito non si sono pentiti, se non altro per un motivo molto semplice: l’Italia e’ un paese bellissimo».
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