Respingiamo i profughi dimenticando che anche Gesù è stato un profugo. Lo ha detto Papa Francesco questa mattina all'Angelus, nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Santa Famiglia. Guardando alla santa Famiglia di Nazareth - ha detto Francesco - "nel momento in cui è costretta a farsi profuga, pensiamo al dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, della tratta delle persone e del lavoro schiavo".
Nell'Angelus Francesco ha definito "legittime" le loro "aspettative", anche quando "si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili". "In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre - ha denunciato - i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori".
"Sulla via dolorosa dell'esilio, in cerca di rifugio in Egitto, Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi", ha riaffermato. "Purtroppo - ha detto - ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà". E "quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie".
Secondo Papa Bergoglio, "la fuga in Egitto a causa delle minacce di Erode ci mostra che Dio è là dove l'uomo è in pericolo, là dove l'uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l'abbandono; ma è anche là dove l'uomo sogna, spera di tornare in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi familiari".
Il Papa ha poi ricordato quali sono le "tre parole chiave per vivere in famiglia": "permesso, grazie e scusa". "Quando in una famiglia - ha spiegato - non si è invadenti e si chiede permesso, quando non si è egoisti e si impara a dire grazie e quando si sbaglia e si chiede scusa" allora "in quella famiglia c'è gioia".
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lapresse