domenica 29 dicembre 2013

Ecco perché Berlusconi vuole andare al voto. E la setta a cinque stelle lo aiuta insieme alla Lega Nord.

Napoli, compravendita deputati
Berlusconi teme un’altra inchiesta

Nel mirino i voti di Futuro e libertà. Non sarebbe a rischio prescrizione
LAPRESSE
Silvio Berlusconi

ROMA
Uno che c’era ricorda perfettamente che circolavano «offerte di ogni tipo», pur di non far votare la mozione di sfiducia. Ai pm napoletani Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, che gli avevano chiesto della compravendita del senatore Sergio De Gregorio, l’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, rispose di non saperne nulla ma alla domanda seguente Fini mette a verbale: «Con riferimento alla successiva vicenda, riferita alla mozione di sfiducia presentata nell’autunno del 2010, posso dire che è certamente vero che alcuni deputati di Futuro e libertà sottoscrittori della mozione di sfiducia non la votarono. Ma non conosco ragioni diverse da quelle pubblicamente addotte dagli interessati». 

Si annuncia una pessima befana per Silvio Berlusconi. Fu l’ex senatore Sergio De Gregorio, in uno dei suoi interrogatori, a svelare ai pm napoletani questo nuovo scenario. Lui che aveva confermato a Woodcock e a Piscitelli di essere stato comprato da Silvio Berlusconi per tre milioni di euro, ha messo a verbale una «confidenza» fattagli da Denis Verdini, uno dei tre triunviri del Pdl: «Verdini mi raccontò di aver convinto Luca Barbareschi a passare il guado in cambio di una fiction con Mediaset».  
Una dichiarazione che non è stata lasciata cadere nel vuoto. E che, evidentemente, in questi mesi è stata al centro di un’attività di verifica per trovare conferme che alcuni deputati di Futuro e libertà furono al centro di una campagna acquisti.  

Di sicuro, alcuni di loro tornati nel Pdl sono stati poi determinanti per non far dimettere il governo Berlusconi, avendo la Camera respinto la mozione di sfiducia presentata dai finiani e votata il 14 dicembre del 2010. Fa mettere a verbale Gianfranco Fini: «Il ripensamento di alcuni sottoscrittori di quella mozione fu poi determinante per il respingimento della stessa». 
Fabio Granata, oggi tra i promotori di “Green Italia”, deputato di stretta osservanza finiana, ricorda perfettamente la vigilia di quella votazione che avrebbe dovuto far cadere il governo Berlusconi. «Fino alla sera prima non ci sentivamo sicuri. Avevamo sentore che qualcuno stesse per lasciarci. In quei giorni avemmo tutti la percezione diretta di offerte di ogni tipo. Aldo di Biagio, che rimase con noi, disse pubblicamente che gli fu fatta una offerta di mezzo milione di euro per una Fondazione...». 

Consultando l’archivio storico dell’Ansa, effettivamente il non voto di Silvano Moffa e il voto contrario di Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini, tutti e tre provenienti da Futuro e libertà, furono determinanti per la tenuta della maggioranza: la mozione fu bocciata con 314 contrari e 311 a favore. 
Di certo, ricordano oggi gli ex finiani, Catia Polidori divenne sottosegretaria, Silvano Moffa, presidente della commissione Lavoro della Camera. Maria Grazia Siliquini fu nominata nel cda delle Poste italiane. «Poi ci fu un’altra tornata di passaggi da Futuro e libertà al Pdl - ricorda Fabio Granata - Luca Barbareschi, Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Pippo Scalia e Luca Bellotti». 

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