domenica 29 dicembre 2013

E noi paghiamo per loro. Loro evadono e noi paghiamo. Poi manifestano anche con i trattori.

UE

Quote latte, il tesoretto nascosto che lo Stato non richiede

Lo Stato potrebbe recuperare due miliardi e mezzo dai produttori che hanno sforato la soglia loro assegnata. Invece nell’ultimo anno ha incassato appena 40 milioni. Intanto il debito viene occultato nel bilancio e adesso rischiamo anche una condanna dell’Unione europea

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Quote latte, il tesoretto nascosto che lo Stato non richiede
Nell’Italia delle mancate coperture finanziarie e dei conti sballati per poche centinaia di milioni, c’è una partita a nove zeri che proprio non sembra interessare a chi ci governa: il recupero delle multe pagate per l’inosservanza delle quote latte. Una vicenda che - fra minori trasferimenti dell’Unione europea e anticipi dello Stato - è già costata ai contribuenti quattro miliardi e mezzo, come denunciò esattamente un anno fa la Corte dei conti.

In quell’occasione partiti e governo si stracciarono le vesti, promettendo il loro impegno a incassare le somme. Non proprio una sciocchezza, visto che sul piatto c’è un tesoretto da due miliardi e mezzo che potrebbe essere incamerato facendo pagare le sanzioni ai produttori che dal 1995 al 2009 hanno sforato la quantità loro assegnata. Eppure nulla si è mosso: negli ultimi 12 mesi, fotografano i magistrati della Sezione centrale di controllo in una nuova relazione depositata nei giorni scorsi, sono stati riscossi appena 40 milioni. Lo 0,02 per cento.

E dire che nel corso del 2013 sono divenuti esigibili altri 100 milioni per fine contenzioso. Invece, scrive la Corte, resta il paradosso che “per somme ingenti, alcune delle quali recuperabili già dal 1996, non si è pervenuti ancora oggi all’effettivo introito”. In questo modo non solo “la perdita, che avrebbe dovuto gravare sui produttori di latte eccedentari, è stata finora finanziata in gran parte con fondi pubblici e quindi posta a carico della generalità dei contribuenti italiani”, ma il passare del tempo “comporta un rilevante incremento della probabilità che questo non sia più recuperabile”.
Giornata di tirata d'orecchie per l'Italia a Bruxelles. La Commissione europea mette chiede al governo il corrispettivo per gli sforamenti delle quantità assegnate tra il 1995 e il 2009. "L'infrazione - commenta i vertici Ue - riguarda un investimento pubblico fatto dal governo che riguarda 1980 casi illegali, quindi tocca alle autorità recuperare il denaro"video VISTA

UNA STORIA ITALIANA

Quella delle quote latte è una vicenda tutta italiana, che assomma la confusione normativa a una burocrazia letargica e l’inosservanza delle regole alla volontà politica di non farle rispettare per convenienze elettorali. Basta pensare alle proteste - con tanto di blocchi autostradali e lanci di letame - quando il primo governo Prodi cercò di far pagare le multe ai produttori, come prevedeva una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Coccolati e blanditi, soprattutto dal centrodestra e dalla Lega, poche migliaia di produttori scorretti sono riusciti (e riescono tuttora) a tenere in scacco un intero Paese, nonostante le infinite proroghe per i pagamenti e le offerte di rateizzazione che si sono succedute nel tempo.

Le cause? “Inerzia amministrativa” e “comportamenti non tempestivi che accompagnano e forniscono linfa alle aspettative dei produttori inadempienti”, scrivono i giudici contabili. Ma anche scelte apparentemente assurde, come la decisione del governo Monti di affidare l’onere della riscossione all’Agea, scalzando Equitalia. Peccato che l’agenzia ministeriale per le erogazioni in agricoltura, decimata proprio dalla spending review dell’esecutivo tecnico, abbia un organico insufficiente e sia afflitta da una pesante crisi finanziaria. Ciononostante ha dovuto spendere oltre due milioni per attrezzarsi per il nuovo compito. Mentre Equitalia, ormai tagliata fuori, non può più proseguire nessuna riscossione delle pendenze per carenza di legittimazione. Nemmeno quelle ormai giunte quasi a conclusione.


BILANCIO CON TRUCCO

In questa situazione c’è perfino l’assurdità di uno Stato che nasconde il lento dissanguamento dovuto da questa condotta sterile e dissennata. Per la Ue il fatto che lo Stato anticipi i soldi dei produttori, facendosi poi carico di farseli restituire, configura un illegittimo aiuto di Stato che viola la concorrenza. La Commissione europea ha così deciso di stornare parte del denaro erogato mensilmente all’Italia per gli aiuti all’agricoltura. Il più classico dei circoli viziosi, perché con meno fondi a disposizione l’Agea non è più stata in grado di concedere tutti i sussidi previsti. Risultato: la Tesoreria è stata costretta a mettere a disposizione le risorse mancanti. Di fatto, una sorta di espediente contabile, visto che “questo modo di procedere consente di mantenere sommerso un debito a carico del bilancio statale”, denunciano i giudici. Integrazione dopo integrazione, lo Stato ci ha rimesso finora 1 miliardo e 693 milioni.

PER COLPA DI CHI?

Se l’Italia resta ferma, chi si muove nel frattempo è proprio l’Europa. Lo scorso 20 giugno Bruxelles ha inviato una lettera di messa in mora esortando a darci una mossa nell’attività di recupero, pena il rischio di sanzioni. Noncurante di tutto ciò, il ministero delle Politiche agricole (Mipaaf) aveva già  optato per una nuova rateizzazione delle multe, “pur essendo a conoscenza che sulla vicenda era già in corso l’avvio di una procedura d’infrazione”.

Esemplare è anche la vicenda del commissario straordinario per le quote latte, istituito proprio per riuscire a ottenere le somme dovute: scaduto a fine 2012 e prorogato per un semestre, è stato sostituito ad aprile. Il nuovo, che doveva durare due mesi soltanto, è stato a sua volta prorogato dal governo Letta, sempre “con molte settimane di ritardo rispetto alla scadenza”. Risultato: “discontinuità amministrativa” e “ulteriore rallentamento delle attività” di riscossione.

Ma gravi responsabilità, in base agli atti depositati e citati nella relazione della Corte, sembrano emergere soprattutto nei confronti del comando carabinieri Politiche agricole. Nel 2010 l’allora ministro, il leghista Luca Zaia, affidò loro una ricognizione generale sullo stato dell’arte. Dalla documento finale emerse la presenza di errori di calcolo di Agea tali da vanificare molte contestazioni ai produttori. Quelle conclusioni, tuttavia, oggi il Mipaaf le respinge fermamente: in una memoria depositata il ministero fa riferimento a “errori di impostazione talmente gravi (contenuti nel dossier, ndr) da far apparire il tutto solo come un esercizio finalizzato a generare inutile confusione”. Inoltre il documento venne diffuso proprio mentre iniziavano le prime richieste di rateizzare i debiti, che il governo Berlusconi aveva concesso. In questo modo dai 1.500 produttori che avevano chiesto di poter percorrere questa strada, alla fine solo 300 alla fine hanno firmato l’accordo. E solo 127 hanno poi tenuto fede agli impegni assunti. “La conseguenza pratica della relazione dei carabinieri è stata una interruzione dei pagamenti”, la laconica conclusione dell’Agea.




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