L’M5S chiude sulla legge elettorale e tiene aperte entrambe le camere
Paola Taverna: «Io, più sto dentro, più il bicameralismo non lo vedo così negativo». «In effetti da quando sono qua ho capito che il bicameralismo garantisce parecchio» le ha fatto eco il senatore torinese Alberto Airola
Matteo Renzi ha lanciato la palla nella metà campo avversaria, probabilmente più per rendersi conto del posizionamento della difesa Cinquestelle che per reale volontà di aprire una trattativa. Fatto sta che sia la trattativa intavolata sulla legge elettorale sia la proposta di collaborare per un “cambio di destinazione d’uso” di palazzo Madama, avanzata ieri dalle colonne del Fatto Quotidiano, hanno obbligato i parlamentari dell’M5S a fornire qualche illuminante risposta a caldo a confrontarsi con l’operazione “macropolitica” del nuovo leader Pd.
Sulla legge elettorale la reazione immunitaria è stata immediata. L’ascoltatissimo (dai suoi e dal vertice) vicepresidente Cinquestelle della camera, Luigi Di Maio, ha risposto: «Il Movimento 5 Stelle voterà per il ritorno alla legge elettorale Mattarellum, quella del 1993, l’ultima costituzionalmente valida e senza “mutazioni genetiche” su misura per i partiti. Se Renzi ha paura di perdere le prossime elezioni con il Mattarellum, lo ammetta. Perché a quanto vedo sta facendo di tutto per cucirsi il vestito su misura» mentre Paolo Becchi replicava in un tweet alla proposta di superare insieme il bicameralismo perfetto: «Renzi si metta il cuore in pace, non ci sarà alcuna riforma del bicameralismo perfetto con l’aiuto del M5S».
Certo, ora ci saranno le assemblee, le votazioni congiunte, interverranno i post di Grillo a raddrizzare la linea, ma l’arco riflesso, la prima risposta di nervi, ha tradito un che di conservatore nelle intenzioni degli onorevoli cittadini che si sono presentati 10 mesi fa alle porte dei palazzi romani muniti di apriscatole. «Io, più sto dentro, più il bicameralismo non lo vedo così negativo», ha detto a Europa la capogruppo Paola Taverna. «In effetti da quando sono qua ho capito che il bicameralismo garantisce parecchio» le ha fatto eco il senatore torinese Alberto Airola. Stesse posizioni espresse anche dall’ala critica del Movimento che, in questa occasione, ha reagito compatta, esprimendo diffidenza nei confronti del leader Pd.
A metà pomeriggio di ieri il neo-capogruppo alla camera, Federico D’Incà, ha spedito un messaggio sugli smartphone dei suoi: «Non cedere alle provocazioni di Renzi su media, le risposte verranno date dai capogruppo M5S nelle sedi opportune». Troppo tardi. Il professor Becchi si era già accapigliato su twitter con il deputato Aris Prodani, che si chiedeva con quale mandato avesse risposto a Renzi, mentre dal senato arrivavano segnali discordanti. Oggi a palazzo Madama i senatori si incontreranno per decidere se e quando vedere Renzi nei prossimi giorni. Una riunione che, spiegano dal senato, non dovrebbe essere trasmessa in streaming.
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