venerdì 3 gennaio 2014

Ho sempre ritenuto che in Italia si impedisca alla magistratura di fare il proprio lavoro. Ma la giustizia arriva sempre. Ed i poliziotti democratici e civili di questo paese dovrebbero essere i primi ad esultare per questo provvedimento.

GIUSTIZIA

G8 Genova, Diaz: poliziotti arrestati dopo 13 anni

Ai domiciliari tre responsabili della «macelleria messicana» del 2001. Agnoletto: «Meglio tardi che mai».

Le parole di Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa social forum, sono state emblematiche. «Meglio tardi che mai», ha commentato riferendosi agli arresti domiciliari inflitti a tre superpoliziotti per le violenze alla scuola Diaz, durante il G8 di Genova del 2001.
A subire la decisione del tribunale di sorveglianza, negli ultimi giorni di dicembre, sono stati Spartaco Mortola, che allora dirigeva la Digos di Genova (deve scontare otto mesi), Giovanni Luperi, ex dirigente dell'Ucigos ora in pensione (deve scontare ancora un anno) e Francesco Gratteri, ex numero tre della polizia. Pure per lui un anno da scontare.
CONCESSE ORE DI LIBERTÀ. Nonostante gli arresti, potranno beneficiare di alcune ore di libertà (fino a quattro) e usare il telefono. Potranno chiedere il riconoscimento della buona condotta e avere uno sconto di pena.
Stesso provvedimento era stato emesso nelle settimane scorse per Nando Dominici, Massimo Nucera, Maurizio Panzieri, Fabio Ciccimarra, Salvatore Gava e Filippo Ferri. A uno solo, Carlo Di Sarro, è stato concesso l'affidamento in prova ai servizi sociali. Tutti sono finiti sotto accusa non per le lesioni provocate (reato ormai prescritto), ma per aver falsificato prove e verbali per giustificare l'irruzione violenta del 21 luglio del 2001.
AGNOLETTO: «NESSUNO HA PENSATO A FERMARLI». «Dopo quasi 13 anni dai fatti», ha commentato Agnoletto, «tre dei poliziotti più alti in grado presenti a Genova durante il G8 del 2001 sono stati arrestati per la macelleria messicana della notte della Diaz. Sono stati condannati agli arresti domiciliari ed è stata rifiutata la loro richiesta di essere inviati ai servizi sociali». Per poi aggiungere: «Nei lunghi anni del processo, mentre i magistrati li inquisivano, le loro carriere progredivano vertiginosamente, di promozione in promozione, con il beneplacito del governo di turno e con il silenzio del parlamento; nessuno, nella polizia come nel governo, ha mai sentito la necessità, nemmeno dopo le condanne di primo e secondo grado, di rimuoverli dai loro incarichi».
Giovedì, 02 Gennaio 2014

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