La Cisl e il rinnovamento, l’occasione perduta dalla Furlan
Come trasformare una grande occasione di trasparenza nell’ennesima occasione perduta. La Notizia il 27 luglio scorso pubblicò in prima pagina un’inchiesta sugli stipendi d’oro di alcuni dirigenti Cisl, con buste paga da 300 mila euro l’anno o con mogli, figli e fidanzate di questi ultimi sistemate negli enti bilaterali dell’organizzazione. L’inchiesta provocò forti reazioni interne, con proteste e dossier. La segretaria del nuovo corso, Anna Maria Furlan, succeduta a Raffaele Bonanni costretto a dimettersi proprio per lo stipendio cresciuto a dismisura, avrebbe potuto avviare una discussione pubblica e far diventare il sacrosanto lavoro della stampa un tema di discussione interna, di trasparenza e di rifiuto di una lunga ipocrisia. Invece il segretario cosa fa? Appronta un piano limitato ai soli emolumenti sindacali e lo rinvia all’assemblea organizzativa di novembre. Nel frattempo il tribunale interno – manco fossimo alle purghe sovietiche – espelle un dirigente che protesta. Morale della fava: il reddito dei sindacalisti mandati in ogni genere di Cda resterà segreto. E cacciando chi pretende chiarezza, la trasparenza resterà un tabù.
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