sabato 15 agosto 2015

Pessimismo più che comprensibile. E pensare che si continua a pensare in modo vecchio. Si parla di mare, sole, pizza, bellezze naturali ecc. ecc. frutto della retorica nostalgica di chi è rimasto al 1800. Il sud ha bisogno di fare arrivare l'aliscafo in un'ora e non in quattro ore.

Perché il mio Sud non ce la può fare

Pubblicato: Aggiornato: mento
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"Passione, competenza, professionalità e qualità. Su tutto questo nasce e continua la nostra storia..." è quello che si legge aprendo il sito di Ustica Lines, e curiosi ci si chiede chi siano. È una compagnia di navigazione, genericamente parlando, che si è aggiudicata tra l'altro il servizio di collegamento da e per le isole Eolie, meta desiderata dai vacanzieri di ogni età e censo nei mesi estivi. Con i connessi contributi di una Regione, la Sicilia, in dissesto da molti anni, per non dire decenni. 
Affollatissime le Eolie, soprattutto quest'anno che la Grecia appare pericolosa e instabile. E poi funzionano pure i bancomat e non bisogna privatizzare i porti, come è costretto a fare Tsipras. Chissà se i potenti armatori greci avranno da rimetterci... Invece quelli italiani dormono tra due guanciali, danno lavoro, magari stagionale, a molti e, come nel caso del comandante Morace, patron di Ustica Lines, comprano pure squadre di calcio: il Trapani. Che dopo anni bui galleggia sicuro in serie B. Proprio come i suoi aliscafi.
E quando minaccia di interrompere i collegamenti con le isole Eolie, come nello scorso maggio, basta una telefonata del Governatore Crocetta per rassicurarlo e far riprendere il servizio. Con i soliti standard di efficienza e professionalità, del resto lo dice il sito...
Anche io quest'anno ho rinunciato a incontrare Varoufakis, per recarmi alle Eolie. E due sere fa sono andata alla biglietteria di Ustica Lines dovendo rientrare sul continente. Mi è stato proposto un biglietto per l'aliscafo dell'indomani per Reggio Calabria. Partenza alle 10.40 dal porto di Marina Lunga ai piedi del castello, arrivo, a detta del professionale impiegato della compagnia, alle 12.40 a Reggio Calabria. Che bello! Ho pensato, solo due ore per percorrere circa 50 miglia. Non proprio l'alta velocità francese e neppure i piroscafi norvegesi, ma certo meglio dei barchini che settant'anni fa conducevano sull'isola, come magistralmente raccontato da Marcello Sorgi, Edda Ciano costretta al confino.
Poco dopo, la prima sorpresa. Il modernissimo sito di Ustica Lines contraddice le informazioni del solerte impiegato. L'arrivo a Reggio è previsto alle 13.45 e non già alle 12.40. Le due ore diventano tre. Ma io il biglietto l'ho già fatto e pagato. L'aliscafo si fermerà a Vulcano e a Messina. E vabbè, ci può stare, siamo in Sicilia in un torrido mese di agosto. E io da "terrona" sono abituata a ritardi e cambi di programma.
La mattina dopo, puntuale, con il mio bagaglio, arrivo sul molo, m'intruppo in una lunga e disordinata fila, salgo sul natante, intitolato a una congiunta del comandante Morace, Mirella, che parte in perfetto orario.

Tout va bien! In un quarto d'ora eccoci a Vulcano e poi in poco più di un'ora e mezza a Messina. È lì che accade l'incredibile: ci comunicano che l'aliscafo deve fare carburante e che per ragioni di sicurezza bisogna scendere lasciando a bordo il bagaglio. Sono le 12.30. L'equipaggio ci fa sapere che "in mezz'ora, massimo 40 minuti" saremo reimbarcati. 
Ma, attoniti, su un molo incandescente dal sole agostano, ci chiediamo: "ma il carburante non si può fare a Reggio che è proprio lì di fronte dopo che i passeggeri sono scesi?". La risposta di un graduato della compagnia è inesorabile. "A Reggio Calabria non abbiamo il deposito." 
D'improvviso, mentre noi ci sciogliamo sotto la canicola, l'aliscafo molla gli ormeggi e si sposta. Ma che fa? Se ne va? Chiede qualcuno. "No, mica pretenderete che il carburante lo faccia qui?" Intanto, il mio bagaglio è a bordo e io sono prigioniera. Riuscirà l'aliscafo a fare il carburante ed io, prima o poi, ad arrivare a Reggio?
Passano i minuti, poi un'ora, e dell'aliscafo nessuna traccia. 
Alla fine, alle 14.10, dopo un'ora e quaranta di attesa (più o meno il tempo che un atleta allenato, o Beppe Grillo, impiega ad attraversare a nuoto lo stretto), il Mirella Morace si materializza. 
Arriviamo esausti a Reggio Calabria alle 14.40. Molti hanno perso la coincidenza col volo aereo, qualcuno anche la fidanzata che urla "alle Eolie mai più!"
In quale Paese del mondo per fare 50 miglia marine con un aliscafo si impiegano 4 ore?
E in quale Paese del terzo mondo un'azienda che riceve contributi pubblici per svolgere un servizio di collegamento essenziale può permettersi di dire che servono due ore, scrivere che se ne impiegano tre e mettercene quattro? Per fare carburante lungo la rotta solo perché nel porto di arrivo non ha il suo deposito?
Nel nostro Mezzogiorno d'Italia è possibile.
Altro che piagnistei e "scateniamo l'inferno".
All'inferno ci siamo già.
Così il mio Sud non ce la farà mai.

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