lunedì 10 agosto 2015

Come avviene in tutti i partiti moderni di tutte le grandi democrazie.

Restiamo uniti, oltre il Pd c'è il buio

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MAURIZIO MARTINA
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Non intendo rinunciare a combattere ogni giorno per l'unità del Partito Democratico di fronte alla responsabilità enorme che ha oggi verso paese. E con me tantissimi altri: parlamentari e senatori, sindaci, presidenti di regione, amministratori locali. Iscritti e militanti Pd e di centrosinistra. Noi non ci rassegnano all'idea di un PD che si divide di fronte alle scelte cruciali da compiere nelle prossime settimane. 
Pluralismo e unità devono convivere in un grande soggetto politico come il nostro. Se siamo stati e siamo ancora una speranza per il Paese è anche per questo. Con tutti i nostri limiti, certo. Dobbiamo imparare però a praticare un nuovo modo di fare politica, ascoltandoci di più. Questo vogliono giustamente i nostri elettori e militanti. Chiedono unità. 
Questo è quello che si aspetta anche il Paese dal PD. Non la replica di vecchie divisioni che tanto male hanno sempre fatto alle ragioni della sinistra. Ma un modo di fare politica diverso: dove si unisce e non si divide, dove di costruiscono sintesi avanzate rinunciando ciascuno a parte delle proprie convinzioni nell'interesse comune. Dove ci si rispetta e ci si stima proprio perché protagonisti di un dibattito plurale nell'interesse degli stessi obiettivi. Dove prima di tutto emerge sempre la responsabilità verso il paese. Io non voglio rinunciare all'ambizione di un Partito Democratico capace di interpretare su di se questa sfida. 
Fuori dalla porta abbiamo populismi devastanti per l'Italia. Fuori dalla porta ci sono salti nel buio o passi indietro di cui non possiamo essere corresponsabili. Discutiamo quindi per unirci, non per dividerci. E uniamoci più di quanto non abbiamo saputo fare fino a qui. Da settembre avremo davanti sfide cruciali. Prepariamoci ad esserne all'altezza.

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