mercoledì 12 agosto 2015

La trasparenza nella Cisl è nel DNA!!!!!! Ci vuole proprio un bel coraggio a fare affermazioni come questa. La Cisl non deve cambiare deve sparire perché non difende i lavoratori ma solo i privilegi della casta dei funzionari.


Bentivogli: «In Cisl la trasparenza è nel nostro dna»

Bentivogli sui maxi stipendi: «Dovevamo cambiare prima, ma basta gogne». E sulle critiche alla Cisl: «Troppe generalizzazioni, abbiamo le regole più ferree».

12 Agosto 2015

Marco Bentivogli è in ferie con la famiglia, ma da quando è scoppiato lo scandalo sui mega compensi dei dirigenti della Cisl, più che con i figli il tempo lo passa al telefono per difendere il suo sindacato.
Da quando il sindacalista Fausto Scandola ha denunciato gli esorbitanti salari di alcuni dirigenti, tutti sono finiti sotto i raggi X.
A partire proprio da Bentivogli, segretario generale dei metalmeccanici Fim della Cisl, una delle categorie di lavoratori più colpite dalla crisi e proprio per questo più irritate dalla notizia che chi dovrebbe difendere il loro lavoro pensa a gonfiarsi le buste paga.
Ma Bentivogli ci tiene subito a fare chiarezza: «Non bisogna fare di tutta un'erba un fascio, ma isolare le mele marce e continuare a lavorare», dice a Lettera43.it, «la Cisl è un’organizzazione sana ma sappiamo che basta il comportamento di un singolo per infangare tanti onesti».
«VIA I CUMULI E PIÙ TRASPARENZA». Per evitare di finire sotto il fuoco amico e nemico, Bentivogli ha subito pubblicato il suo 730, «guadagno 2.700 euro», ribadisce, ma soprattutto sottolinea: «Non ci sto che la mia credibilità e quella della mia gente che si è costruita in anni di fiducia, militanza e gratuità di decine di migliaia di operatori e delegati sia oscurata da storie che vanno immediatamente chiarite».
Per questo a Savino Pezzotta, che ha sottolineato una mala gestione del sindacato a partire dalla segreteria di Raffaele Bonanni, dice: «Pezzotta commette troppe generalizzazioni. La periodizzazioni di alcune degenerazioni vanno ricostruite con più precisione».
Ma forse, ammette lo stesso Bentivogli, si poteva fare qualcosa prima: «In Confederazione dovevamo fare prima il regolamento Cisl che elimina cumuli e assicura più trasparenza».

  • Marco Bentivogli, segretario generale dei metalmeccanici Fim della Cisl.

DOMANDA. Come ha reagito davanti alla lettera-denuncia di Scandola?
RISPOSTA. Ho chiesto chiarimenti, sono segretario generale dei metalmeccanici della Fim da metà novembre. Ho saputo che la vicenda era passata nelle mani dei probiviri del Veneto e che quindi sarebbe stata approfondita.
D. Tutto qua?
R.
 No. Nell'esecutivo Cisl abbiamo accelerato l’approvazione di un regolamento prescrittivo che prevenisse e sanzionasse le cose segnalate. In Fim abbiamo rafforzato regole interne e da quando sono stato eletto ho chiarito che non è mia intenzione avallare nessuna deroga alle regole. E soprattutto che non esistono amici e nemici nell’applicazione delle stesse.
D. Alla Cisl c'è però chi sapeva e ha chiuso un occhio. Lei?
R. No e mi fa arrabbiare chi pensa che stare al mio livello preveda la tolleranza omertosa delle irregolarità. Chiunque mi segnala le cose lo invito a rivolgersi alla magistratura interna della Fim o della Cisl a seconda delle competenze.
D. Sarebbe come fare la spia?
R.
 No, lo Statuto dice che ogni organismo superiore è tenuto a segnalare irregolarità. Non esito mai quando ne vengo a conoscenza. Nel mio curriculum ci sono le gestioni di commissariamenti di strutture non molto semplici.
D. Maxi salari: lei parla di casi isolati. Ne è convinto?
R. Certo, lo stipendio in Fim e in Cisl è di 1.600 euro al mese. Sono usciti cinque nomi su decine di migliaia di operatori e segretari che lavorano senza orario e spesso durante le ferie.
D. È d'accordo per un allontanamento dall'organizzazione di chi si è aumentato gli stipendi?
R. Senza dubbio, se l’ispezione confermerà gravi violazioni del regolamento. Non servono gogne ma l’applicazione delle regole e il richiamo che ogni dirigente deve quotidianamente fare alla propria coscienza.
D. In parole povere?
R.
 Fare un passo indietro, prima che lo si chieda. È lo “scrupolo etico” di cui ha parlato il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan.
D. Pensa che una Commissione di inchiesta possa essere utile anche per mostrare ai cittadini la volontà di trasparenza?
R. Non so, l’unica Commissione d’inchiesta seria fu quella della mitica Tina Anselmi. No, non serve. Servono regole ferree e inderogabili, che nelle organizzazioni e nei partiti devono sempre valere più del consenso. Per questo servono trasparenza e rotazione negli incarichi altrimenti anche il consenso è finto.
D. Quali sono i casi nominati da Scandola che lei condanna più di altri?
R. Sono in corso ispezioni, quelle di Scandola sono denunce che vanno verificate. Sono un garantista sempre e le condanne si esprimono dopo l’accertamento rigoroso dei fatti.
D. Lei parla tanto di regole, ma chi controlla che vengano rispettate?
R.
 Noi abbiamo le regole più ferree di tutto il sindacato, modello730 ed Ecocert di tutti i dirigenti e operatori a tempo pieno. Ispezioni amministrative e organizzative periodiche. Il mio 730 è online. La vigilanza amministrativa è affidata all’esterno a revisori contabili iscritti all’albo.
D. Non sembra abbia funzionato...
R.
 Lezioni di trasparenza non ne accettiamo da chi ha mille sponsorizzazioni e al massimo mette qualche busta paga online, faremo anche il bilancio consolidato.
D. Questo scandalo rischia comunque di gettare un'ombra sul sindacato e sui sindacalisti onesti. Lei come si difende?
R.
 Beh, io guadagno 2.700 euro e vivo in una casa di 70 metri quadrati. Ed è giusto così. Mi ritengo un privilegiato perché faccio il lavoro più bello del mondo, l’organizzatore sindacale.
D. Non sembra però un mondo così onesto e fatato...
R.
 Populisti di destra e sinistra non aspettavano altro. Io sto il giusto indispensabile nei media e preferisco fare le assemblee impegnative nelle fabbriche, quelle in cui ci sono dissensi e dove ci si misura con la dialettica autentica.
D. Ma davanti a una denuncia interna di questo tipo bisogna rendere conto anche all'opinione pubblica, o no?
R.
 Sì, ma non ci sto che la mia credibilità e quella della mia gente che si è costruita in anni di fiducia, militanza e gratuità di decine di migliaia di operatori e delegati sia oscurata da storie che vanno immediatamente chiarite.
D. Quando?
R.
 A settembre torneremo tra la gente, con la faccia e la coscienza pulita. Dobbiamo rinnovare il Contratto e partire con il percorso congressuale per la Federazione dell’Industria.
D. Come deve reagire oggi il sindacato davanti a questa situazione?
R. Accogliendo di buon grado quello che stiamo facendo noi e che l’art.39 della Costituzione prevede per le organizzazioni sindacali. Statuti democratici significa corretta e trasparente gestione delle risorse.
D. Poi però c'è chi le risorse se le spartisce in altro modo...
R.
 Ci deve essere alla base un senso etico profondo, basilare nella scelta di essere sindacalista e nella coscienza che si gestiscono soldi dei lavoratori, parte del loro salario, frutto del lavoro, compresa una forte componente di passione ideale, sociale e solidale e la fiducia che ripongono nel sindacato e nei sindacalisti.

Le colpe della Cisl e le generalizzazioni di Pezzotta

D. Ci dica una colpa della Cisl?
R. Che in Confederazione dovevamo fare prima il regolamento che elimina cumuli e assicura più trasparenza.
D. E un motivo di elogio?
R.
 Anche in queste ore difficili viene fuori da tanti un attaccamento e una fiducia che commuove e che soprattutto non va mai tradita.
D. Pezzotta ha ricordato che questo 'andazzo' è iniziato nel 2008 quando alla segreteria c'era Bonanni. Cosa pensa delle sue parole?
R. Pezzotta commette troppe generalizzazioni e ritengo che la periodizzazioni di alcune degenerazioni vadano ricostruite con più precisione. Come diceva Giovanni Falcone: «Dire che tutto è mafia equivale a dire che la mafia non esiste». La Cisl non sarà mai proprietà di nessuno. La sua identità si fonda proprio sul suo paradosso, come ci ricordavano i padri fondatori quello della laicità, che è la ricerca continua, insaziabile, quella che si nutre di valori e che si afferma sempre con la parola testimoniata dal valore dell’esempio, prima di tutti quello personale.
D. Appunto, chi rischia con il suo comportamento di portare a fondo tutta la Cisl?
R. L’ho già detto, le regole devono valere sempre più del consenso. Siamo quelli che per rendere forte la cultura delle regole, la base di ogni vera organizzazione democratica, abbiamo per primi, in tutto il Sindacato, introdotto incompatibilità e rotazioni. Anche se ci sono stati alcuni casi di deroghe funzionali al consenso.
D. Anche dentro il sindacato conta più il network, la 'celebrità' che la capacità?
R.
 Per alcuni, e vale anche per Cgil e Uil, le carriere sindacali sono state come il welfare scandinavo, dalla culla alla bara. Abbiamo quarantenni che finiscono i mandati (massimo di permanenza nell’incarico) e altri che già in pensione rivendicano incarichi o emolumenti per riconfermare la loro militanza anche superato ogni limite statutario.
D. Che cosa dice allora agli iscritti che dopo la denuncia di Scandola promettono di cancellarsi dal sindacato?
R. Che devono continuare a essere orgogliosi della loro organizzazione. Di continuare a misurarla sulla capacità di guardare loro le spalle, di portare risultati. Sono stato eletto e ho un impegno: quello di cambiare il sindacato perché sia forte e sano come un tempo, ma nuovo come servirà nell’industry 4.0.
D. Mission impossible?
R.
 Cambiare è più difficile di quello che immaginavo, ma chi mi conosce sa che non mollo mai la presa.
D. Sta girando una petizione per la revoca dell'espulsione di Scandola: la firmerà?
R. Non ne sono a conoscenza. Spero che si abbandoni presto il terreno della calunnia, che è sempre inaccettabile, e si apra il confronto. Non starei in un’organizzazione in cui si espelle chi denuncia irregolarità. Non si può neanche scrivere a un dirigente di andarsene perché è a capo di una cricca.
D. Quindi?
R.
 Se Scandola ha interesse a chiarire le questioni che ha posto, apra un confronto utile a fare chiarezza vera e non allo scandalismo giornalistico. La prima strada porta all’accertamento e alle sanzioni di chi ha commesso irregolarità, la seconda getta fango su tanti militanti e lascia immutate le cose.

Twitter @antodem

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