giovedì 22 gennaio 2015

Via dall'Italia. Sulla vita della gente non si scherza. Certamente se qualsiasi nostro giovane che studia all'estero avesse scritto quelle cose su Facebook sarebbe stato cacciato immediatamente e per sempre senza alcun processo.

PROFILO 

Dundar, per il pm non era un terrorista

Non aveva armi né legami coi jihadisti. È stato espulso solo in via cautelativa. Eccentrico, intelligente, provocatorio:  legali e procura sullo studente turco.

di Gabriella Colarusso e Giovanna Faggionato
21 Gennaio 2015
Un ragazzo certamente «particolare», con «una personalità complessa, ma anche una grande intelligenza, forse al di sopra del normale. Non credo che avesse problemi psichici. Ma l'ho visto solo per poco tempo durante l'udienza di convalida dell'espulsione».
Serena Lauri è l'avvocato che a fine dicembre 2014 ha assistito d'ufficio Furkan Semih Dundar, 25 anni, turco, allontanato dall'Italia perché ritenuto «socialmente pericoloso», come si legge nel decreto di espulsione firmato dal prefetto di Pisa, e per aver violato «la normativa interna e internazionale relativa all'ingresso e al soggiorno degli stranieri».
IL TEST A TRIESTE. Dundar era arrivato a Pisa il 25 ottobre del 2014 per iniziare a frequentare la scuola di specializzazione in fisica per la quale aveva brillantemente superato i test di ingresso, a luglio, classificandosi terzo su sette posti disponibili.
Prima di entrare alla Normale, aveva anche sostenuto l'esame di ammissione per un dottorato in astroparticelle alla Sissa, la Scuola internazionale di studi superiori avanzati di Trieste: «Superato lo scritto, bocciato all'orale: quando i baffi possono fare la differenza», scrive a Lettera43.it ironizzando sul look sfoggiato al tempo.
«UN RAGAZZO ECCENTRICO». «Tutti lo ricordano come un eccentrico, ma non mi stupisce perché molti fisici teorici lo sono», racconta Enrico Baldi, responsabile della comunicazione dell'istituto triestino, uno dei più prestigiosi d'Italia: «Passavano in quattro e lui arrivò sesto, ha mancato l'ammissione di un soffio».
Tutto lasciava pensare all'inizio di una brillante carriera accademica, ma le cose sono andate diversamente.

Due notti in questura a Pisa e tre a Roma

A Pisa Dundar ha cominciato a sentirsi pedinato e sotto «pressione psicologica», dice.
Un'ossessione che lo accompagnava fin dai tempi in cui ancora viveva in Turchia, come ha raccontato in una lunga corrispondenza con Lettera43.it
Per sfuggire a questa 'persecuzione', lo studente ha elaborato un piano apparentemente folle: scrivere mail e messaggi provocatori - con riferimenti al terrorismo islamico - alla Cia e ad altre istituzioni, ambasciate comprese, perché, spiega, «volevo essere arrestato e mettere fine a questa situazione». Il piano è riuscito.
«ESPULSO IL 27 DICEMBRE». «Sono stato arrestato il 22 dicembre, ho passato due notti in questura a Pisa», racconta.
«Il giorno prima di Natale sono arrivato a Roma. Sono rimasto lì per tre notti e sono partito per Istanbul con un volo Alitalia, accompagnato da tre gentiluomini il 27 dicembre».
La notizia della sua espulsione, però, è stata diffusa quasi un mese dopo i fatti.
MA QUALE POSSIBILE MINACCIA... «Niente della vicenda così come è stata divulgata alla stampa è trapelato né ufficialmente né ufficiosamente da noi», tengono a puntualizzare dalla questura di Pisa che si è occupata di Dundar, segnalandolo alla prefettura.
Ma quello che è stato presentato come un caso di possibile minaccia terroristica non sembrerebbe essere tale.

Messaggi farneticanti e nient'altro

La pericolosità dello studente di fisica era «relativa», esordisce con Lettera43.it il sostituto procuratore di Pisa Antonio Giaconi, destinato a diventare dal primo febbraio 2015 procuratore reggente.
Il magistrato spiega che la segnalazione è passata dagli organi del ministero dell'Interno alla Digos e quindi alla questura e poi al prefetto.
SOLO PROCURATO ALLARME.La procura di Pisa ha aperto un'indagine per procurato allarme. Ma «al di là dei messaggi farneticanti inviati alle istituzioni non è emerso nient'altro», dice Giaconi.
Secondo il pm, il comportamento del ragazzo non era quello di un terrorista: «Non si è occultato, cosa che non esiste quando uno sta veramente preparando un attentato».
La Digos ha perquisito la sua abitazione e sequestrato telefono e tablet. Ma non ha trovato «nulla di nulla» che provasse legami con gruppi jihadisti, né armi o strumenti che potessero far pensare a una minaccia concreta.
IL PM: «SQUILIBRI PSICHICI». «L'idea che è emersa», spiega Giaconi, «è quella di una persona sicuramente intelligente con qualche squilibrio psichico».
Tuttavia il ragazzo non è stato sottoposto a esami medici o diretto a un servizio di assistenza: «Vista la situazione, e cioè una persona arrivata in Italia da due mesi dalla Turchia che si è comportata in questo modo, si è ritenuta prioritaria l'espulsione».

Rischia soltanto un illecito amministrativo

L'indagine di Pisa formalmente è ancora aperta.
Ma «l'ipotesi di reato è assolutamente minimale», commenta il pm. E anzi, spiega, questa fattispecie potrebbe essere derubricata a semplice illecito amministrativo.
DEPENALIZZATO DA RENZI. Il governo Renzi, infatti, ha inserito il reato di procurato allarme tra quelli depenalizzati dal decreto legislativo approvato dal consiglio dei ministri il primo dicembre 2014 in attuazione della legge delega 67 del 2014.
«Confermo la oggettiva non pericolosità», conclude Giaconi. La procura ha firmato il nulla osta per l'espulsione «in via cautelativa».
APPELLO ALLE UNIVERSITÀ. Ma Dundar tornerebbe in Italia? «Se l'Italia capisse la situazione e mi promettesse di non usare tecniche psicologiche come quella dell'ambulanza (io accetterei naturalmente di avere il telefono sotto serveglianza e cose simili) e mi proteggesse dal Mit, ne sarei felice», risponde.
Dal suo sito ha lanciato un appello alle «università coraggiose» affinché gli propongano «un dottorato e una borsa di studio».
PUNTA AL PERMESSO SPECIALE. «Le proposte di università occidentali», scrive, «sono naturalmente benvenute. Sebbene, allo stato attuale, io non possa entrare nell'area Schengen per cinque anni, c'è sempre una possibilità di ottenere un permesso speciale dai governi su richiesta dell'università».

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