domenica 18 gennaio 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

GUERRA CIVILE 

Le vere vittime della jihad? Sono i musulmani

La propaganda attacca l'Occidente. Ma i numeri dicono che sono gli islamici le vere vittime dei terroristi. Uccisi dagli estremisti per conquistare il Medioriente.

17 Gennaio 2015
Mentre la Francia dava l'ultimo saluto ai vignettisti di Charlie Hebdo, il 15 gennaio François Hollande si è recato in visita all'istituto del mondo arabo di Parigi, all'esterno del quale, dal giorno delle stragi, campeggia la scritta: siamo tutti Charlie.
Nel corso del suo intervento il presidente è tornato più volte su un concetto che è sembrato stargli molto a cuore: «Sono i musulmani», ha scandito di fronte alla platea di studiosi, cittadini, intellettuali giunti per ascoltarlo, «a essere le prime vittime del fanatismo, del fondamentalismo e dell'intolleranza».
LA PROPAGANDA JIHADISTA CONTRO GLI INFEDELI. Dopo il massacro alla redazione del settimanale e nel supermecato kosher di Parigi, in un video diffuso online, Nasr Ibn Ali al-Ansi, uno dei leader di Al Qaeda nella pensiola arabica, ha rivendicato la responsabilità degli attacchi.
Il motivo? Vendicare l'onore del Profeta offeso dalle vignette blasfeme di Charlie. E, soprattutto, vedicare il sangue dei musulmani morti per mano degli infedeli.
Dall'attentato alle Torri Gemelle del settembre 2001, del resto, il leit motivedella propaganda dell'estremismo islamico è sempre lo stesso: combattere l'occidente crociato e infedele che «massacra i musulmani» e vuole cancellare il loro Dio.
UNO SCONTRO PER IL CONTROLLO DEL MEDIORIENTE. I numeri della morte firmati dallo jihadismo internazionale raccontano però un'altra storia, che ha molto poco a che fare con la religione e tanto invece con un conflitto politico interno al mondo musulmano (arabo e non solo) per il controllo del Medioriente, che vede contrapposte le due grandi famiglie dell'Islam, quella sunnita e quella Sciita, e gli interessi delle due grandi potenze dell'area: Arabia Saudita e Iran.

Al Qaeda ha ucciso più musulmani che non-musulmani

Le prime vittime del terrorismo islamico non sono infatti i crociati infedeli ma gli stessi musulmani.
Secondo uno studio redatto nel 2009 dal Combating terrorism center degli Stati Uniti, Deadly Vanguards: A Study Of al-Qaida's Violence Against Muslims, dal 2004 al 2008 al Qaeda ha rivendicato la responsabilità di 313 attentati che hanno provocato la morte di 3.010 persone.
Solo il 12% di quelle vittime erano occidentali. Lo studio ha preso in esame solo gli attentati rivendicati dall'organizzazione terroristica e le vittime di cui era possibile accertare l'appartenenza religiosa. I numeri delle uccisioni di musulmani per mano di musulmani potrebbero dunque essere di molto sottostimati.
LO YEMEN MASSACRATO DAI MUSULMANI. Dal 2009 a oggi, inoltre, gli attacchi condotti dai jihadisti contro altri fedeli islamici si sono moltiplicati.
Nello Yemen, per esempio, paese dove il 96% della popolazione è musulmana e che le intelligence europee considerano uno dei principali centri di reclutameto e addestramento di terroristi, gli attacchi kamikaze, le autombombe, gli assalti armati a bus e scuole hanno decimato intere comunità negli ultimi anni.
Il 9 ottobre 2014, solo per ricordare uno dei più drammatici attentati compiuti nel Paese lo scorso anno, due kamikaze si sono fatti esplodere nel centro della capitale, Sana'a, durante una manifestazione di protesta contro il governo facendo 70 morti e decine di feriti. Attentato rivendicato da Al Qaeda nella penisola arabica come decine di altri nello Yemen.
RAPPORTO ONU: ISLAMICI STERMINATI DALL'ISIS. Lo stesso accade con la violenza streminatrice dello Stato Islamico in Iraq e Siria. La furia dei miliziani del Califfo non si è abbattuta solo sulle minoranze cristiane, curde e yazide, ma anche e in maniera diffusa sui musulmani, sciiti, perchè considerati infedeli al pari degli occidentali, e sunniti. A migliaia sono stati fucilati o sgozzati dalle brigate della morte di Al Baghdadi, come ha documentato anche un rapporto delle Nazioni unite pubblicato a settembre del 2014.
A giugno dello scorso anno, poco dopo la presa di Mosul, la seconda città dell'Iraq trasformata da Al Baghdadi nella “capitale” del Califatto , i miliziani dell'Isis hanno trucidato 16 ulema sunniti, di scuola sufi, perché semplicemente si erano rifiutati di sottostare al terrore e di contribuire alla persecuzione delle minoranze, eccidio di cui ha dato conferma anche l'Onu. Tra loro c'era anche l'imam della Grande Moschea di Mosul, Muhammad al Mansuri.
Stessa sorte è stata riservata dai jihadisti dello Stato islamico, in Iraq ma anche in Libia, a decine di giornalisti arabi e musulmani.
Lontano dal Medioriente, in Nigeria, i guerriglieri di Boko Haram che vogliono imporre la sharia non agiscono diversamente dai miliziani dell'Is o da quelli di Al Qaeda: il primo obiettivo dei loro attacchi sono altri musulmani.
A decine, centinaia, sono stati massacrati nei mercati e nelle moschee in una sequenza di orrori senza fine, in cui è persino difficile tenere la contabilità dei morti.

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