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NEW YORK - "Chiedo al Congresso di approvare una risoluzione che autorizzi l'uso della forza contro l'Isis". Parlando martedì notte
ai parlamentari americani riuniti in seduta congiunta - oltre che a 40 milioni di americani che ascoltavano il Discorso sullo stato dell'unione
trasmesso a reti unificate -, Barack Obama ha invitato a un azione bipartisan per mostrare l'unità del paese contro il terrorismo. E ha lanciato al tempo stesso una nuova sfida ai jihadisti.

"In Iraq e in Siria - ha notato il presidente - la leadership degli Stati Uniti e l suo potere militare stanno fermando l'avanzata dell'Isis. Invece di essere trascinati in una nuova guerra sul terreno, stiamo guidando una ampia coalizione, di cui fanno parte anche nazioni arabe, con l'obiettivo di indebolire e poi distruggere il gruppo terrorista. Stiamo anche appoggiando l'opposizione moderata in Siria e aiutando chiunque nel mondo si ribelli alla fallimentare ideologia della violenza estremista. Questo sforzo richiederà tempo e concentrazione, ma avrà successo".

Al di là degli inevitabili riferimenti all'estremismo in Medio Oriente, specie nel giorno del colpo di stato nello Yemen; e al di là della richiesta di nuove difese contro il terrorismo informatico, Obama ha dedicato gran parte del suo sesto e penultimo Discorso sullo stato dell'Unione  -  particolarmente battagliero e ottimista  -  a un nuovo capitolo che si apre per l'America e ai valori che lo dovranno segnare, a cominciare da una lotta all'ineguaglianza. "Questi primi 15 anni del nuovo secolo - ha ricordato - sono cominciati con un attacco terroristico sulle nostre coste, sono proseguiti con due guerre lunghe e costose, e siamo stato colpiti da una terribile recessione. Ma stasera voltiamo pagina: grazie a
una economia in crescita siamo più liberi di qualsiasi altra nazione al mondo di scegliere il nostro futuro e stabilire che cosa vogliamo diventare nei prossimi 15 anni, e poi nei decenni futuri. "L'ombra della crisi è passata  -  ha poi detto  -  e lo stato del paese è forte": come dimostrano gli 11 milioni di posti di lavoro in più e i numeri-record di universitari o di cittadini coperti dall'assicurazione medica.

Per Obama, questo nuovo capitolo della storia americana dovrà puntare a una maggiore eguaglianza sociale, bloccando l'allargamento della forbice della ricchezza e dando soprattutto nuove opportunità ai ceti medi perché diventino il motore dello sviluppo. Nel Discorso di martedì ha posto una domanda (ovviamente retorica): "Vogliamo forse una economia che permetta soltanto a pochi di arricchirsi in modo spettacolare? O vogliamo impegnarci a realizzare un modello economico che porti ad aumenti generalizzati di reddito e dà opportunità a chiunque faccia uno sforzo?" Di qui gli sconti fiscali proposti dalla Casa Bianca per le famiglie che lavorano, a cominciare da una deduzione di 3mila dollari all'anno per ogni figlio, e altre misure per rendere gratuita l'Università pubblica per alcune categorie di studenti o per il pagamento dei giorni di assenza  per malattia.

Queste iniziative, sempre secondo il presidente, dovrebbero essere finanziate con una "stangata"  -  come l'ha subito definita la destra, promettendo di combatterla - da 320 miliardi di dollari in 10 anni sui super-ricchi. La Casa Bianca, nella prossima legge di bilancio che presenterà la settimana prossima, chiederà aumenti dal 23,8 al 28 per cento i capital gain per le famiglie che guadagnano più di mezzo milione di dollari all'anno e l'eliminazione di alcuni "trucchi" usati dai più abbienti per evitare le tasse di successione attraverso i trust fund.

Martedì sera Obama ha insistito anche sulla necessità di migliorare le difesa dal terrorismo informatico; sull'esigenza di arrivare (il riferimento era agli incidenti razziali di Ferguson e New York) a una riforma delle leggi penale per proteggere sia i poliziotti che le vittime innocenti; sulla priorità di frenare il cambiamento climatico, specie dopo il record della temperatura registrato nel 2014; sulla sua volontà di chiudere il carcere di Guantanamo; sul bisogno di alzare il salario minimo.

Il Discorso sullo stato dell'unione è l'appuntamento annuale più importante della politica washingtoniana. Serve al presidente per dare la sua valutazione sulla situazione del paese e del mondo, per illustrare il lavoro fatto, per lanciare alcune proposte programmatiche. Nell'aula del Congresso, oltre ai senatori e ai deputati, sempre pronti ad interrompere il discorso con gli applausi, c'erano martedì sera tutti i membri del governo (tranne uno, il ministro dei Trasporti Anthony Foxx, che è restato "di guardia" per far fronte a ogni emergenza), tutti i giudici della corte costituzionale, e poi i capi delle forze armate, i diplomatici e alcuni invitati speciali nella tribunale della First lady. Accanto a Michelle Obama, oltre a un prigioniero liberato dal regime castrista dopo la svolta diplomatica tra Washington e l'Avana, sedevano vari "testimonial" delle difficoltà, delle ansie e dei successi degli Stati Uniti.

Obama si è presentato al Congresso, ormai dominato numericamente dai repubblicani, più sicuro di sé e più combattivo di sempre. Ha minacciato più volte di mettere il veto sei i provvedimenti votati dalla destra dovessero bloccare le riforme della sua presidenza. Un atteggiamento, questo, quasi paradossale: a dispetto dalla sconfitta nelle elezioni di novembre di midterm, il presidente non appare disposto a cedere terreno ai suoi avversari politici. E l'attivismo delle ultime settimane sembra avergli dato ragione: secondo i sondaggi, la sua popolarità è tornata al 50 cento, cioè ai livelli del 2013. Agli americani piace la nuova strada imboccata dalla Casa Bianca su Cuba e quella sulla immigrazione, nonostante che la destra continui a minacciare una dura opposizione, specie sull'aumento delle tasse.

In questo nuovo scenario, dicono i politologi, Obama si è conquistato di nuovo uno spazio politico e soprattutto la possibilità di imporre i temi che saranno al centro delle presidenziali del 2016. E se fino a poche settimane fa sembrava che il destino dei democratici fosse segnato, e che non avessero alcuna speranza di restare alla Casa Bianca, i giochi elettorali sembrano riaprirsi, assieme a questo "nuovo capitolo", come lo chiama Obama, della storia americana.