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L'inchiesta milanese, che sarà coordinata dallo stesso Bruti Liberati, sembra comunque avviarsi verso l'archiviazione. Sulla scia dell'errata notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati, Pisapia a caldo aveva attaccato il Viminale e commentato: ''Quello che ho fatto, e che hanno fatto anche altri sindaci, non è un problema che riguarda la politica o la valutazione sui matrimoni gay, ma era un atto dovuto''. La Procura ha comunque acquisito dall'anagrafe il materiale relativo alla trascrizione dei matrimoni gay.

"Apprendo con piacere di non essere indagato, ma la sostanza non cambia", è stato il primo commento di Pisapia. Il sindaco ha spiegato di aver "voluto chiarire che l'ignoto era noto", avendo "provveduto personalmente alla trascrizione" per evitare guai agli addetti al registro. Pisapia ha precisato che "nel
momento stesso in cui ho appreso di una denuncia contro ignoti, ed essendo del tutto consapevole che non c'era alcun presupposto fondato per ipotizzare un reato, ho voluto chiarire che l'ignoto era noto. E cioè che io stesso, per evitare che ci fosse un procedimento a carico dei funzionari addetti al registro dello stato civile, ho provveduto personalmente alla trascrizione". E poiché a distanza di qualche mese non ha avuto più alcuna notizia del procedimento, ed essendo il registro degli indagati coperto dal segreto istruttorio, il sindaco ha ritenuto di essere sotto inchiesta in quanto atto dovuto.

Pisapia ha inoltre spiegato di aver ricevuto una nuova richiesta, da parte del prefetto Francesco Paolo Tronca, di procedere alla cancellazione delle nozze tra omossessuali contratte all'estero. Con l'avvertimento

 che in caso contrario il prefetto avrebbe fatto provvedere dai suoi uffici. "Siccome ritengo non conforme alla legge che il rappresentante del governo possa intervenire - ha rimarcato Pisapia - in quanto spetterebbe solo all'autorità giudiziaria una decisione sul registro dello stato civile, ho ritenuto, al termine di un convegno, di dire di essere oggetto di un procedimento penale" e quindi di invitare l'esecutivo "a ritirare una circolare che ritengo illegittima".