Invia per email
Stampa
ROMA - Il Senato blinda il patto del Nazareno e approva l'emendamento presentato dal senatore renziano Stefano Espositoil cosiddetto "supercanguro" che spiana la strada all'Italicum, spazzando via in un colpo solo ben 35mila proposte di modifica sulle 47mila presentate in gran parte dalla Lega. In aula il segnale della tenuta della maggioranza era arrivato già un paio d'ore prima con la bocciatura di entrambi gli emendamenti del senatore Pd dissidente Miguel Gotor contro i capilista bloccati.

Soddisfatto dell'esito del voto il premier Matteo Renzi, che dal World Economic Forum di Davos ha commentato: "L'Italia va avanti, chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa". Questa mattina già aveva chiarito che sull'Italicum non avrebbe "mollato di un centimetro" (video) per poi esultare su Twitter: "Polemiche, critiche, strumentalizzazioni. Ma anche oggi un passo in avanti decisivo verso la legge elettorale". Renzi ha ribadito inoltre che tra Italicum e Quirinale "non c'è nessun collegamento".

Come a dire che l'appoggio ormai indispensabile di Forza Italia al Pd sulla legge elettorale, sottolineato dal capogruppo di Fi al Senato Paolo Romani e poi dallo stesso Silvio Berlusconi, non avrebbe come contropartita un candidato al Colle gradito all'ex premier.

I numeri però parlano chiaro: l'emendamento Esposito che ha recepito l'accordo sul nuovo Italicum, è stato approvato con 175 sì, di cui solo 132 sono giunti da senatori che votano la fiducia al governo, un numero inferiore ai 145 necessari per far passare l'emendamento. Sono stati quindi determinanti i consensi dei senatori di Fi e di Gal, oltre a quello dell'ex M5s Lorenzo Battista, ora nel gruppo per le Autonomie. Ma a chi sostiene che ormai Forza Italia fa parte integrante della maggioranza di governo replica il vicesegretario dem Lorenzo Guerini che ribadisce: "Non c'è in vista alcun cambio della maggioranza di governo: Forza Italia è all'opposizione e ci resterà, anche dopo il voto del Quirinale".

L'ira della minoranza dem. Ma segnali di guerra arrivano dal fronte dei dissidenti Pd. L'ex segretario, Pier Luigi Bersani, ha riunito 140 deputati e senatori della minoranza. E insorge contro l'epiteto rivolto da Esposito alla fronda interna dalle colonne di Repubblica: "Dare del parassita a Corsini, Gotor, Mucchetti, è pericoloso. E' gente per bene che non chiede niente e va trattata con rispetto. Se viene meno il rispetto è finita". E paventa il rischio di una frattura insanabile: "Renzi sa benissimo che sulla legge elettorale c'era una possibile mediazione e non ha voluto mediare. Ora spetta a lui dire se si deve partire dall'unità del Pd". A stretto giro arrivano le scuse del senatore Stefano Esposito, che ha chiesto scusa per l'utilizzo del termine 'parassita': "Riconoscere di aver sbagliato è un dovere".

Anche Forza Italia si trova a fare i conti con la fronda interna capeggiata dall'eurodeputato Raffaele Fitto, per il quale l'ex Cav sta "sacrificando il partito sull'altare del Patto del Nazareno". Oggi Berlusconi ha difeso la scelta di andare avanti con l'Italicum, una legge elettorale che, con il premio di maggioranza alla lista, "aiuta l'unità dei moderati". Poi ha attaccato i frondisti nell'incontro con i deputati azzurri e gli ha posto un aut aut: "La vostra posizione ci indebolisce, vi chiedo di cambiare linea o di cercare un'altra strada".  Si dice amareggiato l'eurodeputato pugliese che però non arretra dalle sue posizioni: "Io penso che gli elettori ci abbiano chiesto di fare opposizione alla sinistra, non di agire come una stampella del Pd".

M5S: "Berlusconi al governo con Renzi". 
ll gruppo dei senatori Cinque Stelle dà alla svolta sull'Italicum una lettura simile a quella di Forza Italia : "Il Paese sappia - si legge in una nota - che oggi nasce una nuova maggioranza, con Fi che diventa indispensabile alla sopravvivenza del governo. Il Patto del Nazareno è ormai un partito politico, Silvio Berlusconi ne è il leader, di fatto riabilitato nonostante la condanna, e oggi governa nuovamente il Paese". Ancora più chiaro il deputato Riccardo Fraccaro: "Implode il Pd, nasce ufficialmente il Partito del Nazareno: Berlusconi ne diventa a tutti gli effetti il capo politico, ora Renzi non deve far altro che nominarlo vicepremier". E aggiunge: "Siamo di fronte ad un autentico voto di scambio: appoggio sulle controriforme in cambio delle garanzie su salvacondotto e Quirinale".

Concetto ribadito anche da Roberto Calderoli, senatore della Lega: "Si è certificata la nascita di una nuova maggioranza e il ritorno, a pieno titolo, al Governo del Paese di Silvio Berlusconi che - conclude il vicepresidente del Senato - usa Renzi come terminale delle volontà sue e di Verdini".

Rep tv, Tito:
 Minoranza Pd sostituita da Fi, nasce nuova maggioranza?

Il voto in aula. A Palazzo Madama la maggioranza delle riforme ha dunque retto l'urto del voto contrario della fronda di Forza Italia e della minoranza Pd, protagonista ieri di un acceso scontro nell'assemblea dei senatori convocata da Renzi. Nell'ordine, l'aula ha bocciato dapprima gli emendamenti Gotor. Le modifiche del 'ribelle' dem prevedevano tra l'altro, un 30% di candidati nominati e un 70% di eletti con le preferenze. In 26 dei 29 firmatari del documento presentato dalla minoranza del Pd a Renzi hanno votato sì. Felice Casson e Rosaria Capacchione erano assenti, mentre Josefa Idem si è astenuta. Ma si è aggiunto Roberto Ruta che non era tra i firmatari del documento, come si evince dall'elenco pubblicato su Twitter dal senatore di Fi Lucio Malan:

Sono stati invece dieci i voti azzurri favorevoli, secondo le previsioni del presidente della Commissione Giustizia, il forzista Francesco Nitto Palma. Otto i sì di Gal. Anche la Lega ha votato a favore, mentre i Popolari per l'Italia si sono allineati alle posizioni della maggioranza.

Dopo nemmeno due ore l'aula ha approvato l'emendamento Esposito con 175 sì, 110 no, 2 astenuti. 22 i no del Pd (foto), altri 6 parlamentari dem non hanno partecipato al voto. 15 i no di Forza Italia su un totale di 60 senatori. Duro il commento di Renzi rivolto ai ribelli del suo partito: "Quella di una parte della minoranza Pd sull'Italicum è una posizione non condivisa neanche dai militanti delle feste dell'Unità, anche quelli che non hanno votato per me, perchè diranno: se uno ha vinto poi deve lavorare". Tra i Dem sono stati ventidue i senatori che hanno votato contro l'emendamento Esposito, ai quali vanno aggiunti sei che non hanno partecipato alla votazione (oltre a Massimo Caleo, assente giustificato per motivi di salute). Nel gruppo di Ncd-Ucd Luigi Compagna si è astenuto (in Senato equivale a un voto contrario) e Antonio Azzollini non ha partecipato al voto.

La modifica in questione di Esposito, senatore ex-cuperliano ora renzianosintetizza tutti i punti principali dell’intesa Renzi-Berlusconi sull'Italicum (i due si sono visti ieri per un vertice a palazzo Chigi sulla legge elettorale): premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti, soglia unica di sbarramento del 3 per cento, 100 capilista bloccati, clausola di entrata in vigore della nuova legge il 1° luglio 2016. Come detto, il via libera al "super-canguro", già ribattezzato "Espositum", fa decadere il 90% dei 47mila emendamenti presentati. E' pur vero, come ha sottolineato il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda che "ne rimangono ancora 12mila". Ma, secondo Renzi, in 72 ore si potrebbe arrivare all'approvazione della legge da parte del Senato. Con voto finale sul nuovo Italicum probabile martedì prossimo, il 27 gennaio. Un timing che chiuderebbe quindi la 'pratica' prima della seduta comune del Parlamento, il 29 alle 15, per eleggere il Capo dello Stato.

SCHEDA: Come funziona l'Italicum

Camera, ritornano i senatori a vita. Intanto prosegue a Montecitorio l'esame del ddl costituzionale sul superamento del bicameralismo paritario e sul Titolo V, rallentato dall'ostruzionismo del Movimento 5 Stelle e della Lega. L'aula della Camera ha approvato l'emendanento del vicepresidente dei deputati Pd, Ettore Rosato, che ripristina i cinque senatori a vita. La figura dei senatori di nomina presidenziale era stata eliminata dal provvedimento in commissione Affari Costituzionali, dove su questo punto il governo era stato battuto lo scorso 10 dicembre. Deputati democratici, fra i quali Stefano Fassina e Rosy Bindi, sono intervenuti per annunciare il loro dissenso sull'emendamento e la loro intenzione di non partecipare al voto. Anche Gianni Cuperlo, dimessosi l'anno scorso da presidente del Pd per dissensi sulle preferenze nella legge elettorale, ha annunciato di non voler votare l'emendamento. Con l'approssimarsi del voto i banchi del governo si sono affollati.