Mafia Capitale, Matteo Orfini: "Chiameremo uno per uno gli 8 mila iscritti e se si va a votare Marino sarà candidato"
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Il tono pacato è quello di sempre ma le intenzioni stavolta assai bellicose. Matteo Orfini, commissario del Pd di Roma, è consapevole di dover restare a lungo sulla plancia di comando del partito capitolino, perchè l'obiettivo è assai ambizioso: “Restituire il Pd agli iscritti veri, ai militanti e agli elettori, fare piazza pulita delle correnti e dei signori delle tessere”. L'obiettivo è ambizioso anche perchè Orfini non intende solo mettere in un angolo gli indagati (e infatti oggi ha twittato l'autosospensione di Coratti, Ozzimo e Patanè), ma eradicare“un sistema correntizio che non aveva più nulla di politico, era solo una guerra per bande, e per questo più esposto alle infiltrazioni criminali”. E se si dovesse andare al voto il presidente del Pd non ha dubbi: "Sarà Marino il candidato".
Un messaggio chiaro, e infatti poche ore dopo, nel voto per il nuovo presidente del Consiglio comunale, “non è mancato neppure un voto, anche se era a scrutinio segreto”, si compiace il commissario. “Il gruppo consiliare ha mostrato capacità di superare le divisioni del passato, è bastata una riunione...”.
Intanto nelle prossime settimane (ma sarebbe meglio parlare di mesi), i telefoni dello staff che assisterà Orfini saranno bollenti. Perchè l'obiettivo è quello di chiamare uno per uno gli 8mila iscritti del 2014, “e verificare come e perchè si sono iscritti al Pd”. Non solo una telefonata di cortesia, ci saranno anche “alcune domande” per mettere a fuoco se l'iscritto è reale o inserito nel listone da qualche cacicco.
Dal 2015, poi, a sentire Orfini, le tessere false o a pacchetto “saranno impossibili”. E alla fine del periodo di commissariamento, “avremo una mappa completa dei circoli, e anche delle loro attività. Daremo degli obiettivi chiari, in primo luogo quello di aprlare con i romani dei problemi della città e verificheremo come saranno realizzati: i nostri militanti da gennaio saranno nelle periferie, nelle piazze,in tutta la città ”. “So già per certo che alcuni circoli saranno chiusi, altri invece li apriremo a partire dalle zone dove ce n'è più bisogno: chiederemo quelli che si riuniscono una volta l'anno solo per fare il congresso, e più in generale tutti quelli dove non c'è una vera comunità politica”. Scure anche sul bilancio della federazione romana, “il bilancio 2015 sarà certificato da una società esterna, chiederemo a tutti i parlamentari e consiglieri regionali eletti a Roma un contributo mensile per la rifondazione del Pd romano”.
Lo stesso toccherà a ogni circolo, “li aiuteremo a mettere i bilanci online”, e gli affitti non potranno più essere pagati da un singolo, magari un deputato o un consigliere regionale che mira a creare un suo fortino. “I parlamentari daranno i soldi a noi, e noi pagheremo gli affitti delle sedi”. Orfini è convinto che il “feudalesimo delle correnti” abbia le sue radici proprio nei circoli, e per questo la scure sarà così pesante: “Senza il supporto dei circoli certe operazioni di potere non saranno più possibili, e neppure certe distorsioni nell'uso delle preferenze e delle stesse primarie. E così verranno meno certe filiere di verticali di consenso e potere, dal deputato al consigliere di municipio passando per il consigliere regionale”. Il primo passo sarà bloccare i congressi di zona che avrebbero dovuto tenersi nelle prossime settimane in tutta Roma.
Insomma, ripete il presidente del Pd a Huffpost, “una fase si è davvero chiusa, e mi sembra che tutti lo stiano capendo”. Non ci sarà un nuovo gruppo dirigente, assemblea e direzione romana sono sciolte, spetterà al commissario affidare, a sua discrezione, qualche incarico operativo. “Il senso del commissariamento è proprio che non c'è più un gruppo dirigente, e dunque neppure caminetti e correnti”.
Certo, potrebbe essere solo una tregua passeggera quella col sindaco marziano. “Ma quale tregua, questa è una pace duratura. E se qualcuno pensava a un rimpasto nato dall'accordo tra correnti ora è chiaro che questo non accadrà”. Eppure, al di là della sua onestà non è che la giunta Marino avesse brillato in questo anno e mezzo. “Dalla conferenza programmatica del Pd della settimana scorsa sono emerse idee e suggerimenti per un salto di qualità nell'amministrazione, e questo è anche l'obiettivo del Pd: sarà Marino a decidere come”. Anche sul rimpasto di giunta? “Per me quello che decide lui va bene anche al Pd”.
Eppure fino a qualche giorno fa anche Guerini aveva dubbi sulle proposte del sindaco. “Si stava facendo un lavoro insieme, senza alcuna ostilità da parte del Pd nazionale. E anche nel Pd romano non tutti erano critici con questa giunta...”. Quanto a Micaela Campana, la deputata romana nel tritacarne per un sms a Buzzi, dal Nazareno fanno sapere che non ci sono gli estremi perchè faccia un passo indietro dalla segreteria. Anche Orfini la difende: “Ha mandato un sms a Buzzi dicendo no ad una sua richiesta, e salutandolo con una formula (“grande capo”, ndr) che utilizza più o meno con tutti. E' curioso che non sia stato pubblicato tutto quell' sms...”.
Il primo appuntamento chiave per i diarchi Orfini-Marinio è per mercoledì 10 dicembre al Laurentino 38, un incontro con iscritti e militanti aperto alla città, in una periferia difficile. “Vogliamo riportare il Pd là dove deve stare, in questi giorni avverto una grande voglia dei militanti di riappropriarsi del partito. E' chiaro che il tema del degrado delle correnti non riguarda solo Roma, anzi. Ma da caso critico Roma può diventare un modello esportabile. Eì davvero ofra di fare piazza pulita di un partito che era diventato ostaggio di gruppi che pensavano solo a farsi la guerra”. Il Pd regionale non sarà sotto la supervisione di Orfini, ma anche qui si prevede una schiarita dopo mesi di guerre intestine. “Credo che la mozione di sfiducia al segretario Fabio Melilli non avrà seguito, molti dei firmatari hanno cambiato idea. Si ritroverà una vita interna normale senza arrivare al commissariamento”.
Orfini ribadisce la sua contrarietà allo scioglimento del Comune. “Basta leggere le intercettazioni dell'inchiesta, erano gli stessi indagati a prevedere un 'disastro' nel caso in cui avesse vinto Marino. Non penso si debba rimuovere in sindaco che veniva tenuto dai criminali...”. Su questo punto ilo presidente Pd manda un messaggio chiaro a Berlusconi, che continua a invocare lo scioglimento per mafia: Con quale faccia dice certe cose, come si permette proprio lui che non voleva sciogliere il Comune di Fondi anche se glielo chiedeva il suo ministro dell'Interno? Proprio lui che stava a palazzo Chigi mentre a Roma governava Alemanno e succedeva quello che adesso stiamo scoprendo?”. “Noi abbiano deciso di mettere a posto le cose in casa nostra, perchè una permeabilità del Pd alle infiltrazioni c'è stata. Ma la destra romana, che sta nel cuore delle inchieste, cosa fa per cambiare strada?”. E a Grillo e Casaleggio che insistono nel chiedere un passo indietro del sindaco, risponde: “Le dimissioni di Marino sarebbero un favore alla mafia. Forse Grillo e Casaleggio dovrebbero leggersi quello che hanno detto proprio oggi gli esponenti romani del M5s, disponibili a collaborare con Marino su alcuni temi importanti della città. Mi pare che i due leader parlino a titolo personale...”.
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