Renzi va avanti: “Sul Jobs Act non temo minacce”
Il Jobs Act continua ad essere al centro del dibattito politico italiano. I ministri Poletti e Madia hanno ribadito che le nuove regole sul lavoro non si applicheranno agli statali. “Secondo noi, e secondo i tecnici del governo, la norma, tutta impostata sul lavoro privato, è scritta in modo per cui è pacifico che le nuove regole non si applichino ai dipendenti pubblici” ha affermato in un’intervista alla Stampa il ministro per la pubblica amministrazione. Ma se i due ministri chiudono ad eventuali modifiche, il premier Matteo Renzi, in un colloquio con il Qn, tiene aperto uno spiraglio per possibili modifiche. “Sarà il Parlamento a pronunciarsi sulla licenziabilità o meno degli statali. Esiste giurisprudenza nell’uno e nell’altro senso. Ma non sarà il governo a decidere. A febbraio, quando il provvedimento sul pubblico impiego firmato da Marianna Madia verrà discusso in Parlamento, saranno le Camere a scegliere. Non mancherà il dibattito, certo”.
Il premier difende la portata del Jobs act e delle sue leggi in materia di lavoro, “innovative e capaci di dare più libertà agli imprenditori, ma anche assicurare più tutele a tutti i lavoratori”. Ma il Jobs Act, dice ancora Renzi, “è anche la diminuzione delle tasse partendo da Irap e 80 euro, è la soluzione alle tante crisi aziendali, è la lotta alla burocrazia e per una giustizia civile più efficiente”. La Cgil si dice “pronta a tutto” per bloccare la riforma? “Ho il massimo rispetto per il sindacato, e lo dico senza polemiche nè ipocrisie o ironie – assicura Renzi – ma non sono il tipo che si lascia impressionare dalle minacce. Meno che mai della Cgil. Che ha manifestato, scioperato, e avversato in ogni modo le nostre riforme. Se ha altri modi per dire no, lo spiegherà di fronte al Paese, ci trova al solito posto, a Palazzo Chigi a provare a cambiare l’Italia”. Il premier spiega poi che per vedere i primi risultati saranno brevi: “i primi effetti si vedranno già dal 2015, ne sono convinto, a condizione però di non mollare e continuare sulla strada delle riforme”. Le cose che “abbiamo promesso, stiamo facendo – aggiunge Renzi – Non pretendo che chi per professione si lamenta, improvvisamente cambi mestiere: mi basta che non alteri la realtà. È in atto una rivoluzione copernicana e siamo solo agli inizi. Niente sarà più come prima in Italia. Ce ne daranno atto anche i più critici, vedrà”.
Il capo del governo, nell’intervista a Qn, ha parlato anche di Italicum. “Non abbiamo problemi a scrivere nero su bianco che la data di entrata in vigore della legge elettorale non sarà immediata. Noi non torneremo a votare fino a febbraio 2018. Ma prima di parlare di quella clausola – su cui siamo disponibili – voglio vedere il testo finale della legge. Abbiamo chiuso un accordo sull’Italicum 2.0 e a me pare un’ottima legge elettorale. Si voti la legge elettorale subito e non avremo problemi a inserire la clausola sui tempi di entrata in vigore”.
QUIRINALE: SERVE NOME CHE UNISCA CON AMPIO CONSENSO - “Non mi presto al gioco dell’Indovina chi sul Quirinale. Dove c’è un uomo, Giorgio Napolitano, al quale tutti quanti gli italiani devono riconoscenza e rispetto per come ha interpretato in tutti questi anni la sua responsabilità alla guida dello Stato” afferma Renzi. “Penso solo – spiega – che per il Quirinale sia sempre importante che si arrivi a un nome in grado di unire, di trovare la più ampia condivisione possibile tra le forze politiche e nel Paese”. Quanto alla possibilità che su Prodi anche Berlusconi possa far cadere il suo veto, Renzi replica: “Non mi occupo dei veti di questo o quel partito. Se e quando sarà il momento saranno i Grandi elettori a verificare la capacità di trovare consenso di questo o quel nome. Gettare nomi importanti come quello di Romano Prodi nel tritacarne dei retroscena serve solo ad alimentare una chiacchiera che non accenna a diminuire nei mesi che ci attendono”.
UCRAINA, ISOLAMENTO RANCOROSO RUSSO DANNEGGIA TUTTI - “Ho detto in tempi non sospetti a livello internazionale che ritenevo un controsenso porre nuove sanzioni mentre si chiedeva il cessate il fuoco. Ma facciamo parte del G7, siamo un grande Paese con grandi responsabilità, non è mancato e non mancherà il nostro contributo nella comunità internazionale. Penso tuttavia che, a fianco alla doverosa uscita dall’Ucraina delle milizie filorusse e del passo indietro della Russia rispetto alla integrità territoriale ucraina, vada anche il recupero della Russia sulla scena globale, dove crisi come quella siriana, e non solo, richiedono il ritorno di quel Paese nel gruppo di testa, e non un rancoroso isolamento che danneggia tutti quanti, Russia in testa”.
SUI MARO’ EREDITATO ERRORI IMPRESSIONANTI, ORA SOLUZIONE - Sui marò “abbiamo ereditato una situazione diplomatica e giudiziaria difficilissima, frutto di una serie di errori impressionanti. Oggi lavoriamo con il governo indiano, che è il governo di un grande Paese ricco di storia, amico e alleato dell’Italia, per trovare una soluzione. Ogni parola in più sarebbe di troppo. La mia non è reticenza, Direttore, ma senso di responsabilità”.
NOMINA BOERI NON PRESUPPONE INTERVENTO SU PENSIONI - La nomina di Boeri alla presidenza Inps presuppone un nuovo intervento sulle pensioni? “No, presuppone il fatto che questo governo non chiama gli amici, ma le persone più stimate e apprezzate, anche se hanno opinioni e giudizi spesso critici nei nostri confronti. Boeri è un economista intelligente, che sono sicuro farà un grande lavoro all’Inps”.
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