sabato 22 novembre 2014

Tutti quelli che pensano si possa superare la crisi dell'Italia con uno sciopero o la patrimoniale o una unica tassazione al 15% non sanno di che cosa parlano. E l'Italia è bella proprio perché più fesso sei e più fai carriera.

Giappone in recessione: 4 effetti globali

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Consumi, crescita, valute. Cosa c'è da aspettarsi dopo la frenata del Sol Levante.
Shinzo Abe
Shinzo Abe, primo ministro giapponese.
Il 17 novembre la terza maggiore economia mondiale, il Giappone, è entrata in recessione, lasciando di stucco mercati ed economisti. Il primo ministro Shinzo Abe, il padre della cosiddetta Abenomics, è subito corso ai ripari, rimandando ad aprile 2017 un ulteriore rialzo dell’Iva al 10%, aprendo a un altro round di stimoli economici e convocando elezioni anticipate per il 14 dicembre, che suonano come un referendum sulla sua strategia economica.
«La seconda contrazione trimestrale di fila “rende assolutamente necessarie delle contromisure», ha detto Etsuro Honda, uno degli architetti dell’Abenomics, facendo riferimento per esempio a tagli fiscali. Quello che bisogna capire è l’effetto che la recessione giapponese potrà avere su una già fragile congiuntura mondiale: lunedì i mercati hanno dato segni di apprensione, salvo poi optare per la cautela, e Wall Street ha tenuto solo perché l’attenzione si è spostata sul fronte industriale e sulla Federal Reserve. Ecco le 4 ripercussioni globali.
1. CONTRAZIONE A SORPRESA, PESANO I CONSUMI
Innanzi tutto vediamo cosa è successo in Giappone. Nel terzo trimestre il Pil reale si è contratto dello 0,4% dopo il -1,8% dei tre mesi precedenti. Su base annuale il calo è stato dell’1,6%, dopo il crollo del 7,3% del secondo trimestre, provocato dal rialzo dell’Iva dal 5 all’8% introdotto il primo aprile scorso. L’aumento dell’Iva probabilmente non è la via migliore per fare entrare più denaro nelle casse dello stato: già nel 1997 un aumento dell’imposta aveva fatto finire il Paese in recessione, costringendo il Governo a spendere ancora di più. Il dato del terzo trimestre è stata una doccia fredda per gli analisti, che attendevano in media una ripresa del 2% su base annuale. I consumi privati sono cresciuti di un modesto 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti, la metà rispetto alle stime, e segno delle difficoltà delle famiglie, più restie a mettere mano al portafoglio.Fatto del resto inevitabile, visto che i salari non crescono di pari passo con l’inflazione, che viaggia intorno al 3% considerando l’effetto-Iva.
2. DA LATO POSITIVO A PESO SULLA CRESCITA GLOBALE
Se da un lato la recessione porta alla luce con maggiore evidenza le difficoltà di Tokyo nel portare il Paese fuori da una lunga crisi, allo stesso tempo tenendo sotto controllo la crescita del debito pubblico, ora più di due volte superiore al Pil, dall’altro la contrazione giapponese fa addensare nuove nubi sull’orizzonte economico globale. Poco più di un anno fa, il Fondo monetario internazionale aveva stimato per il Giappone una crescita dell’1,2% nel 2014, parlando del piano di stimoli varato dal Governo come del lato positivo in una ripresa globale altrimenti anemica. Ora invece il Fmi non è più altrettanto ottimista e vede il Giappone come un ulteriore peso sulla crescita mondiale. Più ottimista invece la Banca del Giappone, che ha confermato una politica monetaria espansiva, e ha parlato di “moderato recupero” dell’economia nonostante i due trimestri di contrazione.
3. EUROPA ZOPPICA, USA TEMONO IMPATTO NEGATIVO
I dubbi sull’impatto della recesssione giapponese sono forti, tanto più che altrove la situazione non è incoraggiante. L’Europa flirta con la terza recessione in tre anni, la crescita della Cina, seconda economia mondiale e motore della congiuntura globale dopo la crisi finanziaria del 2008, sta rallentando, e Paesi esportatori di materie prime come Australia e Brasile sono in affanno. Negli Stati Uniti, dove la crescita viaggia a passo più sostenuto rispetto al resto del mondo, cresce la preoccupazione che la debolezza oltreoceano possa mettere il freno a una ripresa che faticosamente sta trovando slancio. Qualora questo si verificasse la Federal Reserve potrebbe dovere rimandare il primo aumento del costo del denaro, fermo ai minimi storici vicino allo zero dal 2008, a dopo la metà del 2015, soglia attualmente data come papabile per un rialzo dei tassi di interesse.
4. ECONOMISTI SCETTICI SULL’ABENOMICS
Abe, che due anni fa ha vinto a man bassa alle elezioni sull’impegno di mettere fine alla deflazione e al rallentamento del Paese, tenta di proseguire sulla propria strada: “Abbiamo colto l’occasione di liberarci dalla deflazione, non dobbiamo mollare”, ha detto. Ma gli economisti sono scettici e tagliano le previsioni di crescita per l’intero anno, mostrandosi perplessi proprio sull’obiettivo principale dell’Abenomics, ovvero portare l’inflazione al 2%. “Non abbiamo altra scelta se non cambiare l’outlook sui prezzi e renderlo più cauto”, ha detto Junko Nishioka, capo economista di Rbs Securities. Alcuni puntano l’indice contro la Banca del Giappone, che solo a fine ottobre ha introdotto ulteriore allentamento monetario, accusandola di avere aspettato troppo prima di agire. È possibile che la Banca centrale giapponese abbia ancora qualche margine di manovra: “È probabile che la Bank of Japan allenti le maglie una volta di più, ma è chiaro che gli interventi quantitativi e qualitativi per sostenere l’economia sono pochi”, ha detto Yuichi Kodama, capo economista di Meiji Yasuda Life Insurance.

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