Male la manifattura Ue, i mercati in ribasso
A novembre l'indice Pmi Markit composito per l'Eurozona cala a 51,4, sotto le attese, la Germania ai minimi da 16 mesi. Scende anche la fiducia dei consumatori. I verbali della Fed hanno mostrato il timore per la possibile deflazione, ma Wall Street non si ferma dopo i record. Spread a 150 punti base. Materie prime: il petrolio Wti resta sotto quota 75 dollari, per l'oro si allontana la soglia di 1.200 dollari
MILANO - I mercati europei prendono la via dei ribassi con i dati dell'istitituto Markit che mettono a nudo ancora una volta la debolezza della ripresa economia europea. Solo la tenuta di Wall Street, in scia a dati macroecononomici positivi, lima il saldo per Piazza Affari & co. A livello globale, è il calo dei prezzi del petrolio a tenere alta l'attenzione degli investitori: secondo molti analisti il trend ribassista è ormai sfociato nella speculazione, anche se restano la debolezza economica di fondo e la volontà dell'Opec di non tagliare la produzione, nonostante il calo della domanda, a spiegare la contrazione dei prezzi dal punto di vista dei fondamentali. Non sono gli unici elementi di tensione. I verbali della Fed pubblicati mercoledì sera hanno mostrato come i governatori centrali Usa stiano discutendo se dare maggiore pubblicità alle loro idee sul rialzo dei tassi d'interesse. Ma dalle minute dell'ultima riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria di Washington, è emersa anche una inedita ansia per il pericolo di deflazione; proprio oggi, l'inflazione Usa è risultata piatta.
In questo contesto, i mercati in Europa chiudono deboli: Milano perde lo 0,88% con le banche popolari in sofferenza, Parigi lo 0,74%, Londra arretra dello 0,31%, mentre Francoforte si salva e archivia la giornata in rialzo dello 0,14%. Tra i singoli titoli di Piazza Affari si guarda a Enel, che ha concluso l'offerta di vendita per la controllata spagnola Endesa. La buona domanda (1,7 volte l'offerta) ha portato il gruppo energetico ad aumentare la quantità di azioni prevista per il retail. Eni incassa invece l'upgrade da parte di Hsbc.
Wall Street avanza debole, appesantita dai timori per l'economia europea e per il rallentamento della Cina, ma recupera con la pubblicazione di rilevazioni macro positive. Alla chiusura dei mercati europei, il Dow Jones è invariato, il Nasdaq avanza dello 0,5% e lo S&P aggiunge lo 0,2%.
Il Vecchio continente era oggi alla prova degli indici Pmi sui servizi e sulla manifattura: sono indagini importanti perché costruite da Markit intervistando i direttori degli acquisti delle imprese. Per l'Eurozona, l'istituto di ricerca ha rilasciato dati negativi: Pmi composito ai minimi da 16 mesi a 51,4 punti, manifatturiero a 50,4 punti ai minimi da 2 mesi, terziario a 51,3 punti e minimo da 11 mesi. La soglia 50 punti separa l'espansione dalla contrazione. In Francia si è registrato il calo inaspettato sul manifatturiero: 47,6 punti a novembre, contro i 48,5 punti del mese precedente. Soffre anche la Germania: il manifatturiero si posa proprio a quota 50, sotto le attese per un lieve rialzo a 51,5 da 51,4 di ottobre. L'indice composito segna una flessione 52,1 (da 53,9 di ottobre), ossia il ritmo di crescita più lento da 16 mesi. Non distribuisce ottimismo neppure la stima flash sulla fiducia dei consumatori di Eurostat: a novembre è calata di 0,5 punti nell'Eurozona rispetto a ottobre a quota -11,6 punti. Nella Ue è calata di 0,8 punti a quota -8,2.
Mario Draghi, il governatore Bce, è tornato a far sentire la sua voce all'inaugurazione del meccanismo di risoluzione unica, sotto la guida dell'Eurotower, per le banche. Ha ribadito che Francoforte è pronta a fare tutto il necessario per l'euro e sferzato la politica a fare di più per un'Unione politica ed economica vera.
A questi dati si sono uniti altri importanti appuntamenti: in Gran Bretagna le vendite al dettaglio sono andate meglio delle attese le vendite al dettaglio in Gran Bretagna (+0,8% mensile a ottobre e +4,3% annuo), in Italia sono calatisia il fatturato che gli ordinativi all'industria, in Gemania a ottobre i prezzi alla produzione industriale sono diminuiti dello 0,2% su mese e dell'1% su anno. Nel terzo trimestre, il Pil dell'area dell'Ocse ha registrato una crescita dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, in rialzo rispetto a +0,4% del secondo e +0,3% del primo trimestre del 2014. Per l'Italia -0,1%.
Negli Usa, come accennato, i prezzi al consumo risultano invariati in ottobre, con un +0,2% che riguarda la sola componente core contro attese per un calo dell'indice principale e un rialzo dello 0,1% della componente core. In calo le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, a quota 291mila unità: il mercato del lavoro migliora, ma meno delle aspettative. Bene gli altri dati: in crescita dell'1,5% le vendite di case esistenti, mentre l'indice sull'attività economica nazionale della Fed di Philadelphia sale al doppio delle attese oltre 40 punti. Supera le aspettative anche il superindice dell'economia: +0,9% a ottobre.
Nel Giappone alle prese con le elezioni anticipate e la recessione, è arrivato un balzo dell'export con la bilancia commerciale che riduce il saldo negativo a 710 miliardi di yen da 960 miliardi. Il dato si spiega con il +9,6% annuo delle esportazioni di ottobre contro il +2,7% delle importazioni. Proprio sul commercio estero nipponico gioca un ruolo fondamentale la valuta. La divisa Ue chiude stabile a 1,2537 dollari. Recupero qualcosa lo yen, che rimbalza dai minimi pluriennali contro euro (sei anni) e dollaro (sette anni) e avanza a quota 148,07 sull'euro e 118,07 sul dollaro (le valute). Sul fronte delle obbligazioni, lo spread tra Btp e Bund si stabilizza in area 150 punti base dopo i dati deludenti sull'indice Pmi in Eurozona e quelli negativi sull'industria in Italia. Il rendimento del 10 anni italiano è al 2,3%.
La Borsa di Tokyo, nonostante i record dello yen che galvanizzano le imprese esportatrici, ha chiuso piatta. L'andamento della piazza nipponica è stato oscillante per tutta la giornata in un clima attendista per le elezioni anticipate di metà dicembre. Il Nikkei ha segnato alla fine un modesto rialzo dello 0,07%. Dalla Cina sono arrivati dati negativi: l'indice Pmi manifatturiero di Hsbc, provvisorio, si è attestato infatti su 50 punti, in lieve calo rispetto ai 50,4 del mese precedente e al livello più basso in sei mesi. Una soglia superiore a 50 significa espansione dell'attività manifatturiera, mentre un indice inferiore a questo livello rappresenta una contrazione. La crescita della seconda economia mondiale è soggetta a "importanti pressioni", ha sottolineato Hsbc.
Quanto infine alle materie prime, come accennato le quotazioni del petrolio Wti restano deboli sotto la quota di 75 dollari al barile. A Wall Street, il petrolioa dicembre cede lo 0,43% a 74,90 dollari al barile, l'oro con la stessa scadenza segna un -0,19% a 1.191,6 dollari l'oncia (le quotazioni).
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