sabato 22 novembre 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

L’antagonismo della ragione


Per gli antagonisti la “responsabilità sociale” è sempre degli altri. Delle forze dell’ordine e di polizia che non li lasciano liberi di manifestare (e, talvolta, distruggere) senza autorizzazione.
Degli amministratori pubblici che non bloccano la costruzione di strade e infrastrutture.
Degli intellettuali, come Paolo Macry, che si prendono – pensate un po’  – la libertà di scrivere senza prima consultarsi con loro, novelli portatori della verità assoluta.
Napoli, compresa la sua cinta metropolitana, è un territorio che ha pagato un dazio altissimo alla cultura antagonista. C’è sempre stata una colpevole connivenza, una sorta di continuum tra chi ha amministrato la città negli ultimi tempi e questi gruppi estremisti di sinistra che tutto vietano e nulla propongono.
E gli effetti sono quelli che descrive lucidamente Macry in un editoriale, pubblicato qualche giorno fa sul Corriere del Mezzogiorno: “Gli antagonisti ignorano la città che si sbriciola al primo acquazzone e le periferie dominate dalla camorra. Appaiono disinteressati agli effetti occupazionali dell’edilizia, allo smaltimento delle ecoballe, alla ricostruzione dell’ambiente. Mischiano presunti interessi locali con parole d’ordine anticapitalistiche, antitecnologiche, antimoderne. Sono cioè, in senso stretto, reazionari”. (qui il link all’articolo completo)
Parole chiare e nette, che hanno provato la forte indignazione di questi gruppi, tanto da spingerli ad una sorta di processo sommario a Macry – tipo quelli con cui i compagni mettevano sotto accusa alcuni intellettuali non organici all’ortodossia marxista negli anni ’70 – i cui toni (guardate il video) fanno oggettivamente rabbrividire.
Il Corriere del Mezzogiorno ha così pensato bene di mettere a confronto le parti in causa,  smascherando il vuoto propositivo degli antagonisti e dando una grande lezione di democrazia alla città tutta.
Al confronto con alcuni tra i principali intellettuali di Napoli – da Macry a Demarco, da Polito a De Giovanni – i ragazzi dei gruppi estremisti non hanno avanzato una proposta che fosse una per la risoluzione delle problematiche della città. Non vogliono i termovalorizzatori, ma non sanno dire come si troverebbe la città senza l’impianto di Acerra né proporre alternative concrete per rendere virtuoso il ciclo dei rifiuti. Vogliono il reddito di cittadinanza, ma non sanno indicare dove trovare le risorse. Rivendicazioni fini ad una sterile contestazione. Oltre la delegittimazione il nulla, insomma.
Adesso dovrebbero interrogarsi quanti, per esigenze elettoralistiche, hanno prestato il fianco a questi gruppi antiprogressisti, legittimandoli e sostenendoli. Lasciando che i loro linguaggi e atteggiamenti violenti trovassero terreno fertile nel dramma quotidiano di una città che non riesce a sopravvivere a se stessa, contribuendo a bloccarne lo sviluppo e favorirne lo sfaldamento sociale, culturale e, cosa non secondaria, infrastrutturale.
Tiberio Brunetti
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