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NEW YORK  -  "La nostra tradizione di accoglienza degli immigrati ci ha dato enormi vantaggi, ha fatto di noi una nazione dinamica, giovane, imprenditoriale". Comincia così il discorso di Barack Obama che passerà alla storia come una pietra miliare della sua presidenza, cambierà la vita di cinque milioni di immigrati, e apre da subito un conflitto politico durissimo con la destra, destinato a condizionare l'elezione presidenziale del 2016.

Obama affronta "quello che non funziona nel nostro sistema attuale: milioni di immigrati senza documenti legali di residenza sono sfruttati, sono costretti a vivere nell'ombra anche se vogliono disperatamente rispettare le leggi di questo paese". Accusa i repubblicani di avere bloccato alla Camera una riforma che era già passata al Senato, e avrebbe introdotto delle "corsie di regolarizzazione attraverso il pagamento di multe". Visto che il Congresso non è stato capace di intervenire su un problema così importante, il presidente elenca le tre azioni che avvia usando i propri poteri esecutivi. Primo: rafforzare i controlli alle frontiere, che già negli ultimi anni sotto questa Amministrazione hanno ridotto significativamente gli afflussi illegali. Secondo: rendere più facile e più veloce la concessione di appositi visti "per immigrati ad alta qualificazione". Terzo, risolvere il problema degli immigrati irregolari che già sono qui: "espellere e rimpatriare i criminali, i membri di gang". Non sarebbe "né realistico né giusto", invece, "deportare quei milioni di stranieri che lavorano duro da anni, e molti dei quali hanno figli nati qui".

E' quest'ultima categoria, molto vasta, l'oggetto dell'azione presidenziale più importante e gravida di conseguenze. "Se siete qui da più di cinque anni  -  dice il presidente  -  e in particolare se avete figli nati in America, potete uscire allo scoperto, farvi iscrivere in apposite liste, pagare i tributi legali, e restare qui temporaneamente". La novità riguarda circa cinque milioni di persone, potenzialmente. Sono immigrati in posizione irregolare ma da molto tempo. Sono "ricongiungimenti familiari" fin qui molto difficili con la normativa attuale: i figli nati in America infatti hanno automaticamente la cittadinanza, ma questa non si estende ai genitori. Otterranno permessi di soggiorni a scadenza, validi per tre anni, probabilmente rinnovabili alla scadenza. Il presidente precisa: non vi diamo la Green Card (permesso di residenza permanente), né la cittadinanza, "perché sarebbe ingiusto per coloro che hanno fatto la fila per mettersi in regola, se improvvisamente un'altra categoria di immigrati può passargli davanti".

Il discorso di Obama si conclude con un appello ai valori fondanti del popolo americano: "Il nostro paese ha bisogno di uno scopo comune, di un fine elevato. Gli immigrati sono un arricchimento della nostra società. Questo è un dibattito sulla nostra identità, su chi siamo noi. Non possiamo essere un paese dove i figli vivono nell'angoscia che le madri possano essere deportate. Questo dibattito deve concentrarsi sulle nostre speranze, non sulle nostre paure". Finisce con una citazione della Bibbia: "Una volta eravamo stranieri anche noi".

La portata di quest'azione presidenziale è evidentemente enorme, visto che in gioco c'è lo status legale di cinque milioni di persone. E' anche una bomba a orologeria che Obama lancia nel campo avverso. Tra le prime reazioni della destra c'è l'intervento di Newt Gingrich (ex candidato alla nomination repubblicana, ex presidente della Camera). Parlando alla Cnn, Gingrich dice: "Per molti di noi questo presidente è fuori controllo, agisce fuori dalla Costituzione". Gli fa eco Steve King, repubblicano dell'Iowa: "Il presidente annuncia misure che non rientrano nei suoi poteri. Si apre una crisi costituzionale. Viene messo in discussione lo Stato di diritto, il rispetto della legge". Per King "il presidente dice che vanno espulsi solo i criminali, ma dimentica che tutti quelli che hanno attraversato la frontiera illegalmente hanno commesso un reato e dunque sono dei criminali".

King è molto preciso nell'elencare l'escalation di controffensive che i repubblicani stanno preparando: "Primo, un voto di censura del presidente al Congresso, e sarebbe la prima volta da un secolo.  Secondo: togliergli i fondi, bloccare i finanziamenti alle agenzie federali. Da ultimo, si può arrivare all'impeachment". La parola impeachment viene maneggiata con cautela, i repubblicani ricordano che altre volte si è ritorta contro di loro. Tutta la battaglia sull'immigrazione per loro è un terreno minato. La base militante del partito repubblicano, quella del Tea Party, quella che partecipa più attivamente alle primarie, è anti-immigrati e non disdegnerebbe un procedimento di impeachment.

Ma tutti sanno che all'elezione presidenziale del 2016 voterà un elettorato ben diverso da quello che regalato un trionfo ai repubblicani alle elezioni legislative di midterm tre settimane fa. All'elezione presidenziale l'affluenza è molto più alta. Vanno a votare in percentuali più elevate i giovani e le minoranze etniche: ispanici, asiatici. Queste sono le fasce di cittadini più favorevoli alle misure pro-immigrati. La svolta storica annunciata ieri, una sanatoria temporanea che toglie dalla paura cinque milioni di persone, è anche un immenso beneficio per tutti quei loro parenti e amici che hanno già la cittadinanza, e nel 2016 andranno a votare.