sabato 22 novembre 2014

Andate a vedere la democrazia che c'è nel sindacato.

Renzi risponde a Repubblica: «La mia sinistra non ha bisogno di esami del sangue»

22/11/2014 - di 

Il premier replica al duro editoriale di Ezio Mauro sulla identità del Partito Democratico e il Jobs Act


Dopo il duro editoriale del direttore di Repubblica Ezio Mauro, il presidente del Consiglio si rivolge al quotidiano nazionale in una lettera aperta, replicandoalle critiche ricevute. «Ci sono due modi per cambiare l’Italia. Farlo noi da sinistra. O farlo fare ai mercati, da fuori. Sostenere che le ricette siano le stesse cozza contro la realtà. In ciò sta tutta la nostra idea di sinistra».
Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Foto Roberto Monaldo / LaPresse
«IL PD SA DA CHE PARTE STARE» – «Caro Direttore, mi chiede quale sia la nostra idea di sinistra che rivendico, ad esempio, quando parlo della riforma del lavoro. Come lei sa, non da ora, sono tra quelli che hanno favorito e accelerato la fine dell’era del trattino. Quando non si poteva pronunciare la parola sinistra senza premettere qualche prefisso per attenuarla, quasi a prendere le distanze. Ho sempre rivendicato, con fierezza ed orgoglio, l’appartenenza del Partito democratico alla sinistra, alla sua storia, la sua identità plurale, le sue culture, le sue radici». Per il premier «il Pd sa da che parte stare». «Dalla parte dei più deboli – ha aggiunto – dalla parte della speranza e della fiducia in un futuro che va costruito insieme. Non credo sia il caso qui e ora di discutere di pantheon e di storie, ognuno ha i suoi riferimenti, le persone che ci hanno ispirato nella azione politica. Dico solo che nel Partito democratico hanno tutti cittadinanza alla pari, così come le tradizioni, le esperienze, le parole che ognuno di noi porta dentro questo progetto che è collettivo e anche personale perché riguarda nel profondo ognuno di noi, e non perché come vorrebbe chi ci vuole male c’è un uomo solo al comando».
RISPETTO PER I SINDACATI, MA… - «So – ha aggiunto – che Repubblica non vuole farci un esame del sangue, come invece pretenderebbe qualcuno anche dalle parti del sindacato. Lo dico per rispondere alla premessa del vostro editoriale, di una mancanza di rispetto nei confronti di una storia e di una rappresentanza. Non è la mia intenzione, ho un profondo rispetto per il lavoro e per i lavoratori che il sindacato rappresenta. E non sono parole formali». «Penso – ha sottolineato – che il modo più utile per difendere i diritti dei lavoratori sia quello di estenderli a chi ancora non ce li ha, di aprire le porte di uno spazio rimasto troppo chiuso per troppi anni. Altrimenti qualcuno ci deve spiegare perché con tutto l’articolo 18 abbiamo una disoccupazione a doppia cifra che cresce in questo paese».
«JOBS ACT RIFORMA DI SINISTRA» – Il presidente del Consiglio ha poi sottolineato: «Se entriamo nel merito del Jobs Act vediamo che non c’è riforma più di sinistra. L’altra sera, al PalaDozza di Bologna, nel cuore di quella Emilia rossa fatta di tradizione e pragmatismo, di storia e senso pratico, il passaggio più sentito di un intervento che ho fatto per sostenere Stefano Bonaccini come presidente di Regione è stato quello sul sindacato che non ha manifestato contro la Legge Fornero e oggi manifesta contro il Jobs Act. E avevo davanti una platea di militanti e dirigenti, molti dei quali vengono proprio dalla storia profonda della sinistra italiana». «Vorrei – ha continuato – che anche il sindacato e più in generale il mondo della sinistra si chiedesse se non ci sia una grande opportunità da cogliere».
LEGGE ELETTORALE – Sulla legge elettorale il premier ha poi sottolineato: «L’alternativa all’Italicum è lo status quo proporzionalistico. Che convince chi ha in mente un disegno neocentrista che fino a qualche mese fa era sul tavolo e che noi abbiamo sparecchiato. Mi viene rimproverato anche di scherzare coi gufi e coi soloni. Penso che un po’ di ironia, Direttore, possa aiutare tutti a mettere a fuoco meglio le nostre posizioni, non per banalizzarle, ma per metterle in prospettiva».

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