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ROMA- C'è aria di sciopero generale unitario, un "risveglio" in contemporanea di tutti i sindacati. Dopo la proclamazione della mobilitazione da parte della Cgil per il 5 dicembre, oggi tocca alla Uil proclamare lo sciopero per contrastare le politiche del governo su legge di stabilità, jobs act e statali. Domani, prima dell'apertura del congresso confederale, è previsto un incontro con i leader di Cgil, Cisl e Uil per definire una data comune e le modalità dell'agitazione. Un riavvicinamento tra le diverse sigle sindacali maturato negli ultimi giorni di fronte alle mancate risposte del governo, al punto da far commentare al deputato di Sel Giorgio Airaudo su Twitter:

"Coerentemente con il percorso messo in atto in questi mesi e avendo esperito tutti i tentativi per ottenere risultati concreti, a questo punto la Uil dichiara lo sciopero generale e proporrà, già domattina, a Cgil e Cisl l'individuazione di una data e di modalità comuni per l'attuazione della mobilitazione ormai non più rinviabile", si legge nel comunicato diffuso dalla Uil al termine della riunione dell'esecutivo.

La Uil ha giudicato "negativamente" l'esito dell'incontro svoltosi nella serata di ieri a palazzo Chigi: "Nessuna disponibilità è giunta dal governo a proposito del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Nessuna risposta è stata data sulla richiesta degli 80 euro ai pensionati né sul ripristino della rivalutazione delle pensioni né, tantomeno, sui non autosufficienti. Inoltre, resta nebulosa tutta la partita relativa al jobs act, con il rischio concreto che siano messi in discussione le tutele per quei lavoratori che già le hanno. Mancano, poi, le risorse necessarie a garantire una continuità agli ammortizzatori sociali, per la protezione di coloro che rischiano la perdita del posto di lavoro".

Intanto, sul fronte degli statali, la Cisl Lavoro pubblico ha annunciato "lo sciopero" del settore e ha scritto "alle 12 categorie di Cgil, Cisl e Uil che hanno fin qui messo in atto la mobilitazione per definire insieme la data", entro il mese di dicembre. La decisione è arrivata dopo l'incontro di ieri a Palazzo Chigi con il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, che ha annunciato che i contratti rimarranno bloccati ancora per tutto il 2015.

"Con la manifestazione di sabato 8 novembre abbiamo dato forte visibilità alla richiesta di veder valorizzato il lavoro pubblico, in tutte le sue diverse articolazioni, indicando nel rinnovo dei contratti nazionali il primo indispensabile atto, chiedendo al Governo di destinare a tal fine nella legge di stabilità le risorse necessarie - si legge nella nota del coordinatore di Cisl Lavoro pubblico Francesco Scrima -. Nell'incontro svoltosi ieri sera a Palazzo Chigi alla nostra richiesta ha fatto riscontro la totale indisponibilità espressa a nome del Governo dalla ministra della Funzione Pubblica, Marianna Madia, che ha ribadito il blocco della contrattazione almeno per il 2015".

"Pertanto non solo si confermano, ma si rafforzano le motivazioni della protesta e si impone la necessità di avviare una nuova fase di mobilitazione e di lotta, sugli obiettivi indicati nella piattaforma della manifestazione di sabato e confermandone coerentemente il carattere unitario".

Per questo le categorie Cisl del lavoro pubblico, dopo aver formalizzato la proclamazione dello stato di agitazione e la richiesta dell'attivazione delle procedure di raffreddamento, hanno chiesto questa mattina la disponibilità delle federazioni di Cgil e Uil ad un incontro urgente "per concordare le modalità di una nuova fase di mobilitazione unitaria, con l'individuazione della data in cui proclamare, entro il mese di dicembre, lo sciopero dei lavoratori di tutti i comparti pubblici".

Anche l'Ugl proclama lo sciopero generale per il 5 dicembre, lo stesso giorno scelto dalla Cgil. Il segretario generale Paolo Capone, riferisce una nota, "ha convocato oggi nella sede della confederazione i segretari nazionali delle categorie del lavoro pubblico e privato in vista di uno sciopero generale da proclamare per il 5 dicembre prossimo.
Il confronto si è articolato sui vari provvedimenti del governo che, dalla riforma della pa fino alla legge di stabilità passando per il jobs act, colpiscono duramente lavoratori, pensionati, famiglie, disoccupati giovani e over 40 e 50".