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BOLOGNA - Un Pd visto come "una speranza in tutta Europa". Che sia capace di capitalizzare un risultato elettorale "da brividi" per imprimere una svolta nel "segno della crescita a tutto il Continente". Matteo Renzi sceglie la dimensione europea per chiudere la Festa nazionale dell'Unità. E manda un avvertimento anche sul fronte interno: "Non mollo di mezzo centimetro. Non accettiamo lezioni da tecnici della prima Repubblica". E' questa la nota politica nella giornata del premier a Bologna. Quella cromatica è il bianco delle camicie dei quattro leader della sinistra europea che accompagnano il presidente del Consiglio e lo precedono sul palco in un dibattito sull'Europa con la nuova lady Pesc, Federica Mogherini. In ordine di apparizione: Achim Post (segretario del Partito socialdemocratico tedesco), Diederik Samsom (capo del Partito laburista olandese), Pedro Sanchez (nuova stella del Partito socialista spagnolo) e Manuel Valls, premier francese. Con loro scherza Renzi - prima del pranzo negli stand della festa - sigliamo il "patto del tortellino. Asse programmatico e generazionale, con battute e sfottò sul calcio. E protocollo poco ingessato, con Sanchez e Valls che parlano anche in italiano.

Orgoglio democratico. Il momento clou quando sale sul palco il premier, poco dopo le cinque. Il presidente del Consiglio apre il suo comizio con la consueta dose di "orgoglio democratico", rivendicando - con una dedica al suo predecessore Pierluigi Bersani, in piedi tra il pubblico - il carattere pluralista del Pd e lo "straordinario" successo elettorale raccolto alle ultime elezioni europee. "Siamo un partito che è visto come una speranza in tutta Europa, è un risultato che deve lasciarci i brividi e darci responsabilità", ha detto. Poi, entrando nel vivo del suo intervento, Renzi si è occupato innanzitutto di Europa. "Insieme dobbiamo cambiare l'Europa e costruire un'Europa più legata alla crescita e meno al rigore, più al lavoro, alle famiglie e meno alle banche", ha affermato.

Appello all'Europa. Rivolto ancora a Bruxelles, il premier ha insistito: "Stanotte nel canale di Sicilia è nata una bimba salvata dall'impegno italiano come tante altre vite. Oggi c'è una grande richiesta di politica. Dire che c'è spazio per la politica vuol dire che l'Europa non è solo regolamenti e vincoli di bilancio e poi dimenticare cosa accade nei nostri mari. Vuol dire che ci vuole la politica, fare alleanze in Ue perchè l'Ue si occupi di immigrazione".

Governo vigile. "Ora - ha continuato Renzi - dobbiamo chiedere conto della promessa di Juncker sul piano di 300 mld e noi chiederemo di essere molto puntuale. Noi i soldi sappiamo dove metterli: nell' edilizia scolastica, nella banda larga e nelle opere contro il dissesto. Noi sappiamo dove metterli ma devono essere investimenti slegati dalla cultura del rigore del patto di stabilità". Allo stesso modo, ha aggiunto, il governo "verificherà" anche che i soldi dati dalla Bce alla banche "agevoli veramente le imprese". "La salvezza è nelle nostre mani non in quelle europee, iniziamo a spendere bene i fondi europei", ha affermato.

Attacco a M5s per Is. Sul fronte internazionale anche una stoccata al M5s. "Razzi e Salvini sono andati in Corea del Nord, Salvini ha visto Nord sulla cartina e ci è andato. Quello che mi sconvolge è quello che Salvini ha detto rientrando. Non sorridiamo più invece quando Di Battista dice che bisogna dialogare con i terroristi dell'Isil. Con il Pd e Bersani non dialogano, ma con i terroristi sì".

No a lezioni. Entrando poi nel vivo delle vicende italiane, Renzi è tornato a difendere la scelta del bonus da 80 euro in busta paga. "Finora i tecnici ci hanno detto che è finita la luna di miele. A noi ci porta bene - ha spiegato - ma c'è una parte di esperti del Paese, cresciuta all'ombra della Prima Repubblica incapace per 20 anni di leggere Berlusconi, non ha anticipato la crisi e ora ci spiega che gli 80 euro sono un errore. Ma non accettiamo lezioni". "Gli 80 euro - ha detto ancora - sono un'idea di civiltà: l'idea che chi ha sempre pagato si vede restituito qualcosa. E' un atto di giustizia sociale più che una misura economica".

Questione salari. Sempre sul tema del potere d'acquisto, il segretario del Pd ha ribadito: "C'è chi dice che l'Italia è un grande paese ma che non ce la fa più, che ora deve cambiare i modelli, ridurre i salari e competere con quei paesi che fanno prodotti a costi minore: per me è un modello sbagliato perché schiaccia l'Italia su un livello che non è il suo. La globalizzazione porta 800 milioni di nuovi consumatori che chiedono più Italia, bellezza, qualità".

Non mollo mezzo centimetro. "Sulle riforme - ha avvisato ancora il presidente del Consiglio - io non mollo di mezzo centimetro e noi la cambieremo l'Italia, ma non a testa bassa bensì a testa alta, perché abbiamo preso il 41%, perché noi cambiamo l'Italia e li guardiamo negli occhi" quelli che criticano e ostacolano "perché questa volta non ce ne è per nessuno, questa volta le facciamo le riforme basta con i gufi". La riforme, ha insistito, non sono, "come ha sostenuto qualcuno, inutili, insignificanti, anzi uno scandalo, noi portiamo avanti, sia pure con modifiche, la legge elettorale e la riforma costituzionale, dimostriamo che la politica sa decidere". Sul sistema di voto Renzi aggiunge: "Ci vuole una legge dove si sa chi vince e dove si fa il ballottaggio se serve", quanto al ridare il diritto di scegliere ai cittadini "vediamo se il collegio uninominale o le preferenze, anche se noi già facciamo le primarie e un sistema che garantisca a tutti rappresentanza ma non dia poteri di ricatto".

Omaggio a Napolitano. Toccando il tema delle riforme, Renzi ha rivolto anche un omaggio al presidente della Repubblica. "Chiedo un applauso per Giorgio Napolitano - ha detto - che ha sopportato contro di lui una campagna indecente e indecorosa semplicemente per essere stato costretto a rimanere lì per aiutare gli italiani". "Senza Napolitano - ha aggiunto - non si possono fare le riforme".

Scuola e merito. Sulla scuola, altro argomento caldo dell'agenda politica, il segretario democratico ha affermato: "Abbiamo detto mai più precari e supplenti ma anche che gli scatti non siano solo sull'anzianità ma sulla base della qualità del lavoro. Il merito è di sinistra, la qualità è di sinistra, il talento è di sinistra. Io voglio stare dalla parte dell'uguaglianza non dell'egualitarismo".

Segreteria unitaria. Il segretario ha annunciato infine l'intenzione di comunicare giovedì la nuova segreteria del partito, auspicando che possa essere unitaria. "Ci sono due paletti - ha precisato - io da solo non ce la faccio e l'altra condizione è che i veti non sono accettabili. Non possiamo passare tempo a litigare. Propongo una segreteria unitaria, dove la responsabilità è in capo a tutti. Ma deve essere chiaro che se nel Pd qualcuno vuole la rivincita l'avrà nel novembre del 2017, quando ci sarà il prossimo congresso". "Io sono sempre stato unitario - replica a stretto giro Pier Luigi Bersani -, la parola "unitaria" mi piace da matti, poi bisogna vedere cosa signfica".

La giornata del premier. Renzi era arrivato alla Festa verso le 11.30, con diverse ore di anticipo sull'orario del suo intervento conclusivo. Bagno di folla e foto con i tanti militanti assiepati che aspettavano il suo arrivo, quindi l'incontro con i leader socialisti europei e il pranzo in un ristorante della Festa prima dei loro interventi. "Oggi portiamo tutti a mangiare i tortellini, oggi facciamo il patto del tortellino con i leader della sinistra europea", ha scherzato Renzi.


I leader europei. Sintonia ribadita anche sul palco. "Fermiamo la destra prima che non ci sia più l'Europa di tutti: contate su di me per tutto questo, ne vale la pena", ha detto il nuovo segretaro del Psoe, Pedro Sanchez. "Quando sento parlare di austerità - ha proseguito - a voi verrà da pensare: ma perché lo dicono a me che austero lo sono sempre stato? Ne abbiamo abbastanza di sentire dire di fare più sforzi quando ne abbiamo fatti per tutta la vita, abbiamo bisogno di un nuovo patto europeo per lo sviluppo ed il lavoro".

Dopo il leader spagnolo a prendere la parola è stato il premier socialista francese Valls. "Per risollevare l'Europa la sinistra ha bisogno di unità, orgoglio, ideali, lotte comuni - ha detto - la sinistra è tornata a riunirsi per rilanciare l'Europa, il lavoro, per far sentire la propria voce. La nostra azione sta cominciando a dare i suoi frutti e questo è stato possibile grazie alla vittoria di Matteo Renzi. Se vogliamo essere ascoltati dobbiamo essere uniti, non lo siamo stati abbastanza in passato".

Le primarie in Emilia. La dimensione europea del Festival non ha impedito comunque al segretario democratico di entrare nel merito delle vicende locali del partito. "Ora ci sono le primarie - ha detto Renzi riferendosi alla corsa per la successione (nella quale spicca il duello Bonaccini-Richetti) alla guida della Regione Emilia Romagna dopo le dimissioni di Vasco Errani - Sono tutti bravi ragazzi, l'importante è che non litighino tra di loro". Un appello al fair play, insomma, dopo le indiscrezioni di questi giorni sull'arrivo di un "briscolone" - la possibile candidatura all'ultim'ora di un big del partito - a rimescolare le carte. "L'importante - ha concluso - è che dopo le primarie siano tutti uniti in vista delle elezioni".