SOLDI PUBBLICI
Spending review Cottarelli: le categorie contro i tagli di Renzi
Sindacati. Confindustria. Manager. Chi si oppone alla ghigliottina del governo. Renzi prende tempo: il premier non vuole perdere voti in vista delle Europee. Moretti: «Il mio stipendio già dimezzato».
di Matteo Forlì
Sulla carta tagliare 34 miliardi di euro di spese da uno Stato che nel 2016 è destinato a spenderne 840 non dovrebbe essere una mission impossible. A spanne si tratta di una limatura del 4%: un valore considerato «ridicolo» da un osservatore della cancelleria di Berlino, per dirne una.
Ma affiancate agli interessi dell'establishment e ai privilegi dei gattopardi di Stato, le slide del commissario alla spending review Carlo Cottarelli sono un menù di interventi che già scotta tra le mani del premier Matteo Renzi, che in vista delle elezioni europee del 25 maggio non potrà che optare per quelle scelte «meno care» in termini di voti.
GLI OSTACOLI SUI TAGLI. Il piano di tagli si configura infatti come un percorso a ostacoli tra interessi - di categorie sociali e professionali - da non calpestare troppo e danni collaterali da minimizzare nel processo di riorganizzazione delle istituzioni e dei «costi della politica».
«Sui tagli decide il governo», ha subito chiarito il presidente del Consiglio, che pare già orientato a ridimensionare l'intervento a una più gestibile quota di 20-25 miliardi. Ma che è anche chiamato a passare in rassegna i capitoli suggeriti dall'ex dirigente del Fondo monetario internazionale.
ALLARME DELLE CATEGORIE. A ogni voce che rischia di finire sotto la ghigliottina dell'esecutivo corrisponde già un allarme delle categorie in ansia per i numeri svelati dal documento del commissario.
A partire dai «pensionati borghesi», spaventati dal possibile contributo di solidarietà ipotizzato da Cottarelli nell'audizione in Senato e poi escluso dal premier. Ma non solo.
Ma affiancate agli interessi dell'establishment e ai privilegi dei gattopardi di Stato, le slide del commissario alla spending review Carlo Cottarelli sono un menù di interventi che già scotta tra le mani del premier Matteo Renzi, che in vista delle elezioni europee del 25 maggio non potrà che optare per quelle scelte «meno care» in termini di voti.
GLI OSTACOLI SUI TAGLI. Il piano di tagli si configura infatti come un percorso a ostacoli tra interessi - di categorie sociali e professionali - da non calpestare troppo e danni collaterali da minimizzare nel processo di riorganizzazione delle istituzioni e dei «costi della politica».
«Sui tagli decide il governo», ha subito chiarito il presidente del Consiglio, che pare già orientato a ridimensionare l'intervento a una più gestibile quota di 20-25 miliardi. Ma che è anche chiamato a passare in rassegna i capitoli suggeriti dall'ex dirigente del Fondo monetario internazionale.
ALLARME DELLE CATEGORIE. A ogni voce che rischia di finire sotto la ghigliottina dell'esecutivo corrisponde già un allarme delle categorie in ansia per i numeri svelati dal documento del commissario.
A partire dai «pensionati borghesi», spaventati dal possibile contributo di solidarietà ipotizzato da Cottarelli nell'audizione in Senato e poi escluso dal premier. Ma non solo.
Dirigenti statali: l'efficientamento vale 500 milioni
All'interno della politica di efficientamento diretto è previsto che 500 milioni di euro arrivino dai tagli alle retribuzioni dei dirigenti statali.
Si tratterebbe di un risparmio sacrosanto visto che rispetto alla media di Francia, Germania e Gran Bretagna i manager apicali italiani, o quelli di «prima fascia», guadagnano il doppio (considerando il reddito medio pro capite del Paese).
Ma la trattenuta in busta paga, che sarebbe tra l'8% e il 12%, non sarà certo digerita facilmente, anzi.
«Lo Stato può fare quello che desidera: sconterà che una buona parte di manager vada via, lo deve mettere in conto», ha prontamente obbiettato l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. E il primo a lasciare, «non c'è dubbio», sarebbe proprio lui.
Si tratterebbe di un risparmio sacrosanto visto che rispetto alla media di Francia, Germania e Gran Bretagna i manager apicali italiani, o quelli di «prima fascia», guadagnano il doppio (considerando il reddito medio pro capite del Paese).
Ma la trattenuta in busta paga, che sarebbe tra l'8% e il 12%, non sarà certo digerita facilmente, anzi.
«Lo Stato può fare quello che desidera: sconterà che una buona parte di manager vada via, lo deve mettere in conto», ha prontamente obbiettato l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. E il primo a lasciare, «non c'è dubbio», sarebbe proprio lui.
Dipendenti pubblici: 85 mila esuberi per 3 miliardi
Tra le criticità, il commissario alla spending review ha annotato una platea di potenziali 85 mila esuberi tra i dipendenti pubblici che potrebbero generare un abbattimento di spesa per 3 miliardi di euro, grazie anche a un blocco del turnover all'80%. In sostanza, ogni 10 pensionandi sono previste solo due assunzioni.
Secondo quanto annotato da La Stampa, a rischiare maggiormente di dover fare le valigie sono i ministeriali (5 mila esuberi) e i dipendenti degli enti territoriali (circa 11 mila esuberi). Tra questi, occhi puntati sui dipendenti Inps (3.300 esuberi tra impiegati e dirigenti), senza dimenticare i circa 1.200 addetti di Aci, Istat ed Enac.
«Siamo nella vecchia logica dei tagli lineari e della compressione dell’occupazione», ha commentato il segretario della Cgil Susanna Camusso: «Si rischia di produrre grande preoccupazione tra i lavoratori e un nuovo blocco nell’economia».
Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni si è detto «sconcertato»: «Abbiamo già perso 350 mila dipendenti pubblici, il governo si sieda a parlare con noi: basta con questo gioco al massacro. Se Renzi ha davvero coraggio, metta mano a sanità e spese di Regioni e Comuni».
Secondo quanto annotato da La Stampa, a rischiare maggiormente di dover fare le valigie sono i ministeriali (5 mila esuberi) e i dipendenti degli enti territoriali (circa 11 mila esuberi). Tra questi, occhi puntati sui dipendenti Inps (3.300 esuberi tra impiegati e dirigenti), senza dimenticare i circa 1.200 addetti di Aci, Istat ed Enac.
«Siamo nella vecchia logica dei tagli lineari e della compressione dell’occupazione», ha commentato il segretario della Cgil Susanna Camusso: «Si rischia di produrre grande preoccupazione tra i lavoratori e un nuovo blocco nell’economia».
Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni si è detto «sconcertato»: «Abbiamo già perso 350 mila dipendenti pubblici, il governo si sieda a parlare con noi: basta con questo gioco al massacro. Se Renzi ha davvero coraggio, metta mano a sanità e spese di Regioni e Comuni».
Corpi di sicurezza: razionalizzazione per 2,4 miliardi
Trema anche il comparto sicurezza, sotto la minaccia della scure: una possibile decurtazione della spesa da 2,4 miliardi di euro data dalla razionalizzazione delle cinque forze di polizia.
Per il viceministro all’Interno Filippo Bubbico è «ipotizzabile» un accorpamento delle forze dell’ordine: «Anche se la priorità mi sembra ottimizzare la presenza di carabinieri e polizia sul territorio».
Ma se il Sindacato lavoratori di polizia della Cgil (Silp) ha applaudito alla possibile «eliminazione di doppioni che indeboliscono l'azione» sul territorio, il Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia (Siulp) si è schierato contro «sforbiciatori improvvisati» e denunciato rischi per la sicurezza. In allarme «per l’incolumità dei cittadini» anche la Confsal vigili del fuoco, corpo in cronica carenza di organici.
Il Sindacato autonomi di polizia (Sap) ha denunciato un piano segreto «che prevede tagli molto più pesanti di quelli annunciati» e ipotizzato «gravi conseguenze in questo settore» causate dalla spending review voluta dal governo. In particolare, ha spiegato, almeno 200 commissariati potrebbero essere chiusi entro il 2015.
Per il viceministro all’Interno Filippo Bubbico è «ipotizzabile» un accorpamento delle forze dell’ordine: «Anche se la priorità mi sembra ottimizzare la presenza di carabinieri e polizia sul territorio».
Ma se il Sindacato lavoratori di polizia della Cgil (Silp) ha applaudito alla possibile «eliminazione di doppioni che indeboliscono l'azione» sul territorio, il Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia (Siulp) si è schierato contro «sforbiciatori improvvisati» e denunciato rischi per la sicurezza. In allarme «per l’incolumità dei cittadini» anche la Confsal vigili del fuoco, corpo in cronica carenza di organici.
Il Sindacato autonomi di polizia (Sap) ha denunciato un piano segreto «che prevede tagli molto più pesanti di quelli annunciati» e ipotizzato «gravi conseguenze in questo settore» causate dalla spending review voluta dal governo. In particolare, ha spiegato, almeno 200 commissariati potrebbero essere chiusi entro il 2015.
Abolizione enti inutili: 300 milioni entro il 2017
A finire nelle slide di Cottarelli sono stati anche i cosiddetti enti «inutili»: il Consiglio nazionale di economia e lavoro (Cnel), l'Istituto del commercio estero (Ice), ma anche l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni (Aran), l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), l'Autorità di controllo dei contratti pubblici e l'Agenzia nazionale italiana del turismo (Enit). Tutti enti da abolire per il commissario che ha stimato il recupero di 300 milioni di euro in tre anni.
Ma l'idea non piace affatto, soprattutto a Confindustria (ma pure ai sindacati).
Per il responsabile dei Settori pubblici di corso d'Italia, Michele Gentile, i numeri citati nel piano di spending review «sembrano costruiti solo per fare teoremi e non per affrontare e risolvere problemi, così come per esempio lo scioglimento di alcune amministrazioni pubbliche. Tra queste l'Aran, forse perché Cottarelli pensa che non vi debba essere più il rinnovo dei contratti collettivi per i dipendenti pubblici? O il Cnel, la cui dismissione, che non condividiamo, deve passare attraverso una modifica della Costituzione».
«Ho sentito con terrore le voci di un possibile taglio dell’Ice e questa è per me un’ipotesi raggelante», ha sostenuto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, spiegando che «occorre anzi investire di più, potenziandola».
Ma l'idea non piace affatto, soprattutto a Confindustria (ma pure ai sindacati).
Per il responsabile dei Settori pubblici di corso d'Italia, Michele Gentile, i numeri citati nel piano di spending review «sembrano costruiti solo per fare teoremi e non per affrontare e risolvere problemi, così come per esempio lo scioglimento di alcune amministrazioni pubbliche. Tra queste l'Aran, forse perché Cottarelli pensa che non vi debba essere più il rinnovo dei contratti collettivi per i dipendenti pubblici? O il Cnel, la cui dismissione, che non condividiamo, deve passare attraverso una modifica della Costituzione».
«Ho sentito con terrore le voci di un possibile taglio dell’Ice e questa è per me un’ipotesi raggelante», ha sostenuto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, spiegando che «occorre anzi investire di più, potenziandola».
Stretta sul welfare: dalle pensioni 1,7 miliardi in tre anni
La stretta sul welfare - che ha scatenato sindacati e associazioni di categoria ormai sul piede di guerra - prevede anche di accorpare il giro di vite sugli assegni di accompagnamento e contro gli abusi delle invalidità, ma anche un innalzamento dell'età contributiva delle donne (che dovrebbe portare 1,7 miliardi di euro in tre anni). Anche se lo stesso Renzi ha accantonato l'idea di chiedere un contributo (da ben 2,9 miliardi) alle pensioni più alte (cioè indistintamente sopra i 2.500 euro), pari al 15% del totale.
La Cgil ha parlato di «ennesimo attacco al sistema pubblico e del welfare». «Ancora un'operazione di cassa sulle pensioni, in perfetta continuità con il passato, insieme con un particolare accanimento sulle donne?», è la domanda carica di retorica posta dal segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica.
IL NIET DEI DISABILI. La Federazione italiana per il superamento dell'handicap (Fish) e la Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand), che rappresentano il mondo della disabilità, si sono scagliate sull'idea del governo di raccogliere 300 milioni di euro in un periodo di tre anni eliminando abusi e sprechi sull'assistenza economica ai disabili.
Le due associazioni hanno ricordato come le indennità di accompagnamento, che verrebbero eliminate per chi raggiunge un reddito lordo di 30 mila euro, oppure tocca i 45 mila grazie a quelli di coniuge ed eventuali figli, siano «l’unico sostegno certo alle persone con gravi disabilità» in una fase di tagli drammatici alla spesa sociale e accusano Cottarelli di non avere letto correttamente i dati.
«Rigettiamo qualsiasi ipotesi di intervento sulle uniche provvidenze certe a favore delle gravi disabilità. Interverremo in tutte le sedi istituzionali per contrastare questa previsione e per evidenziare quali siano gli effettivi rischi per i singoli e per le famiglie italiane», hanno specificato Fish e Fand.
La Cgil ha parlato di «ennesimo attacco al sistema pubblico e del welfare». «Ancora un'operazione di cassa sulle pensioni, in perfetta continuità con il passato, insieme con un particolare accanimento sulle donne?», è la domanda carica di retorica posta dal segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica.
IL NIET DEI DISABILI. La Federazione italiana per il superamento dell'handicap (Fish) e la Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand), che rappresentano il mondo della disabilità, si sono scagliate sull'idea del governo di raccogliere 300 milioni di euro in un periodo di tre anni eliminando abusi e sprechi sull'assistenza economica ai disabili.
Le due associazioni hanno ricordato come le indennità di accompagnamento, che verrebbero eliminate per chi raggiunge un reddito lordo di 30 mila euro, oppure tocca i 45 mila grazie a quelli di coniuge ed eventuali figli, siano «l’unico sostegno certo alle persone con gravi disabilità» in una fase di tagli drammatici alla spesa sociale e accusano Cottarelli di non avere letto correttamente i dati.
«Rigettiamo qualsiasi ipotesi di intervento sulle uniche provvidenze certe a favore delle gravi disabilità. Interverremo in tutte le sedi istituzionali per contrastare questa previsione e per evidenziare quali siano gli effettivi rischi per i singoli e per le famiglie italiane», hanno specificato Fish e Fand.
Sabato, 22 Marzo 2014
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