giovedì 27 marzo 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

La Fiom lombarda accusa la Cgil
“Idea stalinista del sindacato”

Nuovo scontro tra le due organizzazioni al congresso regionale.
Continua il braccio di ferro sulle regole per la rappresentanza
ANSA
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil

«Un attacco immeritato non solo alla mia categoria ma anche al segretario generale Maurizio Landini» che «disegna un’idea stalinista di come si vuole condurre il sindacato soprattutto in questa Regione». Sono le parole pesanti di Mirco Rota, segretario generale della lombarda, nei confronti della relazione del segretario generale Nino Baseotto. Secondo Rota «la relazione non ci permette di fare una chiusura unitaria» del congresso. Lo scontro tra Cgil e Fiom va in onda all’undicesimo congresso regionale del sindacato guidato da Susanna Camusso.  

Nino Baseotto ha cercato di minimizzare, definendo una «simpatica battuta» l’accusa che gli ha mosso Mirco Rota. «Se al mio posto ci fosse Stalin - spiega - non ci sarebbe la possibilità per qualcuno di salire sul palco e dire che io sono stalinista». 

A stretto giro è arrivata la replica del leader della Cgil, Susanna Camusso: «Come ha detto bene Baseotto - ha spiegato - se fosse così, non si sarebbero potute pronunciare quelle parole». Alla domanda se comunque il dialogo con la Fiom resta difficile Camusso ha replicato spiegando che «c’è una strada maestra che è comunque determinante, è in corso la consultazione degli iscritti e delle iscritte e quella determinerà comunque le scelte per tutti».  

Ma quello andato in onda all’undicesimo congresso regionale della Cgil è solo l’ultima puntata del braccio di ferro che sta spaccando il sindacato. Il clima ormai si è fatto pesante. A metà febbraio a Milano erano volati spintoni e schiaffi quando Giorgio Cremaschi (ex segretario Fiom, oggi alfiere di una mozione congressuale di minoranza) aveva cercato di partecipare a un’assemblea della Cgil della Lombardia. Il clima tra Camusso e Landini resta molto teso. La Cgil è una federazione di sindacati di categoria più o meno indipendenti, o una confederazione in cui ciò che si decide al «centro» impegna tutti quanti gli iscritti? Il confronto sul testo unico firmato da sindacati e Confindustria che definisce le regole per la rappresentanza ha preso una brutta piega. E non è escluso che prima o poi dallo scontro politico si possa passare a una specie di «guerra civile» tra la casa madre e il sindacato di categoria. Una guerra che è anche personale, e mette di fronte due sindacalisti molto poco disponibili a una mediazione su un tema che per loro è di principio.  

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