sabato 29 marzo 2014

Finalmente mandiamo a casa la concertazione. E i sindacalisti mandiamoli a casa a lavorare.

Troppi freni: gli italiani rottamano la concertazione

Per due italiani su tre ha bloccato lo sviluppo. Sei su 10, invece, non vogliono uscire dall'euro
  
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Le intenzioni di voto, i figli di Berlusconi in campo, le promesse di Renzi, l’eventuale uscita dall’euro. A tutte queste domande rispondono gli intervistati dall’Ipsos, l’istituto guidato da Nando Pagnoncelli. Nelle infografiche interattive che presentiamo in partnership con Ipsos, vi invitiamo a cliccare sulle varie opzioni disponibili offerte dalle infografiche interattive (come i diversi segmenti elettorali, tipologie di risposte o le domande proposte) per analizzare nel dettaglio che cosa pensano gli italiani dei quesiti a loro proposti.
Il voto
Il trend rilevato da qualche settimana continua a confermarsi. Il Pd tiene stabilmente intorno al 34% dei voti validi, mentre continua la progressiva erosione di Forza Italia, oggi stimata sotto il 23 per cento. Stabile invece il MoVimento 5 stelle, anche questa settimana intorno al 20 per cento. Nella (virtuale) aggregazione per coalizioni si conferma e incrementa la prevalenza della coalizione di centrosinistra, sempre ricordando che si tratta di numeri che non consentono di trarre alcuna conclusione. Attualmente infatti non vi è alcuna certezza che una coalizione ottenga il premio di maggioranza evitando il ballottaggio.
Matteo Renzi: la concertazione e le promesse
La brusca relazione del governo e del suo presidente del Consiglio con le forze intermedie (sindacali ed imprenditoriali), tesa a mettere fine al metodo della concertazione, è profondamente condivisa dagli italiani. Più di due terzi degli intervistati infatti pensa che Renzi abbia ragione quando critica il metodo della concertazione, anche perché si pensa che le forze intermedie abbiano teso a bloccare anziché a favorire la crescita del Paese. Si tratta di un’ennesima conferma dell’orientamento alla “disintermediazione”, che caratterizza da tempo, e marcatamente dalle elezioni politiche dello scorso anno, le posizioni dei nostri connazionali. Paradossalmente chi invece sembra tenere di più alla concertazione, è l’elettorato del Movimento 5 stelle, forza che invece, almeno nei suoi leader, ha evidenti posizioni “direttiste”. Tutto sommato si pensa che Renzi riuscirà nella scommessa, che qualcuno chiama azzardo, di approvare importanti riforme in breve tempo. Il 20% ritiene che riuscirà a fare tutto o quasi quello che si è ripromesso, il 32% pensa che riuscirà a portare a casa almeno le riforme più importanti. La maggioranza assoluta è quindi ottimista. Di nuovo, sono solo gli elettori pentastellati che esprimono dubbi.
Forza Italia e la dinastia 
La nettissima maggioranza (due terzi) degli italiani preferirebbe che non si presentasse, nella prossima competizione europea, nessuno dei parenti di Berlusconi. Questa opinione è condivisa dagli stessi elettori di Forza Italia (53%). Tra i figli, al primo posto si colloca Piersilvio con l’11% delle citazioni, seguito da Marina con il 9 per cento.
L’Europa: un rapporto necessario
Si dice che sia diffuso tra gli elettori un sentimento di scetticismo verso l’Europa. È indubbiamente vero e l’indagine Ipsos pubblicata non molto tempo fa anche su questo giornale lo conferma. Più di tre quarti degli italiani pensa che l’Europa vada nella direzione sbagliata e che le politiche di rigore abbiano alla fine creato una sperequazione a tutto vantaggio dei paesi ricchi. Tuttavia l’Europa non si può abbandonare né si può pensare di uscire dall’euro. La proposta, ventilata da alcuni, è bocciata da quasi il 60% degli intervistati. Certo, un terzo circa approverebbe questa scelta. Si tratta di una minoranza robusta, indice di un disagio effettivamente presente nel Paese. In questo caso emergere una certa divisione: centro e centrosinistra fortemente schierati per il mantenimento della moneta unica, gli elettori di Forza Italia e del Movimento 5 stelle più favorevoli all’uscita. Ma anche tra questi elettorati l’ipotesi di abbandono dell’euro non riesce mai a diventare maggioritaria.

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