martedì 25 marzo 2014

Orellana era già stato espulso da Nanni, Polizzi, Benzi e Marfi agli ordini di Casaleggio e Grillo ai quali davano fastidio i discorsi fatti dal senatore contro il gruppo di comunicazione.

IL CASO

Movimento 5 stelle, firme false: Orellana era già stato espulso

Il nome di Orellana sulla mozione di sfiducia del M5s a Poletti e Guidi. Ma lui era già stato cacciato da Grillo & Co.

di Dario Borriello
Dopo Fabrizio Bocchino, anche Luis Alberto Orellana valuta se sporgere denuncia o meno contro il capogruppo del Movimento 5 stelle al Senato, Vincenzo Santangelo, per aver falsificato le firme dei colleghi sulle mozioni di sfiducia ai ministri Giuliano Poletti e Federica Guidi.
ESPULSO E FALSIFICATO. Ma l’ex cittadino-portavoce originario di Caracas rivela a Lettera43.it un particolare della vicenda che aggrava la situazione. «Ho scoperto solo la sera di sabato 22 marzo che c’era anche la mia firma su quei documenti. Ma io ero stato espulso dal gruppo il giorno prima».
Le mozioni, infatti, sono datate 26 febbraio, mentre la riunione di deputati e cittadini in cui fu decisa la cacciata di Orellana, Battista, Campanella e Bocchino si svolse fino oltre la mezzanotte del 25. «Ricordo che alcuni miei ex compagni, vista l’ora tarda, volevano fermare quell’assemblea e rimandarla al giorno dopo», aggiunge il senatore ex pentastellato, «ma la maggioranza disse che era importante portare a termine le espulsioni senza perdere tempo». Quindi, spiega Orellana, «la mattina del 26 febbraio, al netto dei tecnicismi, ero già passato al gruppo misto, perché il regolamento ci impone di far parte di un gruppo».

Santangelo si aggrappa all'autodichia delle Camere

Alla luce di queste parole, dunque, la situazione di Santangelo si complica ulteriormente. Almeno a livello politico, perché sul piano giudiziario il capogruppo può fare affidamento su una delle prerogative che tanto contestano proprio i pentastellati alla Casta, l’autodichia delle Camere, cioè «il potere conferito ad alcuni organi supremi dello Stato, di giudicare presso di sé i ricorsi presentati avverso gli atti d’amministrazione da essi medesimi post in essere, in deroga alle norme che disciplinano in via generale le competenze degli organi giurisdizionali».
INCOGNITA SUL GIUDICE. È questo, infatti, il motivo che finora ha frenato molti dei senatori messi alla porta da Grillo (e non solo). Prima di ingaggiare un braccio di ferro a carte bollate con Santangelo, vogliono sapere dai propri legali se a occuparsene sarà un giudice ordinario o una commissione parlamentare.
Resta però il fatto che il presidente dei senatori M5s ha fatto carte false per affossare il governo Renzi. Anzi, firme false. Anche di colleghi che solo poche ore prima aveva contribuito a cacciare dal gruppo.
Martedì, 25 Marzo 2014

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...